Zurlo (Giornale): «Strauss-Kahn? Negli Usa ci vanno giù pesante ma cambiano idea in base ai fatti, non come in Italia» – Rassegna stampa/2

Di Redazione
05 Luglio 2011
Stefano Zurlo fa un parallelo tra la giustizia americana e quella italiana: «Negli Usa è il procuratore che verifica l'attendibilità del testimone, perché altrimenti lo fa la difesa, visto che sono alla pari. In Italia non è così. Poi in America chi sbaglia si dimette, come ha fatto Lisa Friel, in Italia invece non si dimette mai nessuno, anche davanti a errori colossali delle procure»

Stefano Zurlo, inviato del Giornale e autore di L’inferno tra le mani, la storia di Mario Maccione nelle Bestie di Satana, commenta a Tempi lo stravolgimento della vicenda giudiziaria di Dominique Strauss-Kahn: «Negli Usa non si guarda in faccia nessuno: la polizia è capace di arrestare un uomo importantissimo, facendolo scendere da un aereo, e sbatterlo in cella. Però, circa sei settimane dopo, è anche possibile che la procura cambi idea, in base a elementi sulla attendibilità della cameriera che mettono in dubbio la prima ricostruzione dei fatti, e proceda verso l’archiviazione. In Italia, invece, si può ritenere un uomo colpevole anche se i fatti dicono il contrario».

Secondo indiscrezioni del New York Times sembra che il direttore del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, accusato dello stupro di una cameriera di New York e messo alla gogna dalla gran parte dei giornali europei, sia in realtà innocente.

In base agli elementi che erano usciti nelle prime ore sembrava colpevole e quasi tutti ne eravamo convinti. Poi, poche ore dopo il suo arresto, la polizia ha intercettato una telefonata della cameriera, che parlava con un uomo e gli svelava tutto. Negli Usa non si guarda in faccia nessuno: la polizia è capace di arrestare un uomo importantissimo, facendolo scendere da un aereo, e sbatterlo in cella. Però, circa sei settimane dopo, è anche possibile che la procura cambi idea, in base a elementi sulla attendibilità della cameriera che mettono in dubbio la prima ricostruzione dei fatti, e proceda verso l’archiviazione. Insomma, ci vanno giù pesante ma poi, in base ai fatti, sanno anche cambiare idea. Mica come in Italia.

In che senso?

In Italia il procuratore difende ad oltranza la sua idea iniziale: se pensa che un uomo sia colpevole, va avanti per quella strada contro tutto e tutti, anche dopo il verdetto di innocenza.

Come mai in America non succede così?

Per due motivi: prima di tutto perché l’accusa non si arrocca sulle sue posizioni iniziali ma è anche disposta a cambiare idea. In secondo luogo, perché se la verifica dell’attendibilità di questa cameriera – che come è venuto fuori dalle indagini ha mentito praticamente su tutto – non l’avesse fatta il procuratore, in America l’avrebbe fatta subito la difesa. Infatti in America la difesa ha moltissimi mezzi per condurre le indagini, è alla pari dell’accusa. Da noi invece la difesa non è neanche lontanamente alla pari con l’accusa: in Italia una faccenda come questa sarebbe finita tra dubbi e controdubbi, accuse e controaccuse, dopo 10 anni. Ovviamente, senza una verità certa.

Proprio per gli errori commessi nella vicenda Strauss-Kahn, Lisa Friel, da 10 anni capo dell’unità per i crimini sessuali della procura distrettuale di Manhattan, ha lasciato il suo incarico.

Ecco un’altra cosa che da in Italia sarebbe impensabile. Ci sono stati da noi errori colossali delle procure, che non dovendo rispondere degli errori che fanno, alla fine agiscono come vogliono. Da noi nessuno si dimette perché da noi si possono sostenere tesi contrarie al verdetto, anche dopo una provata innocenza. Facciamo un esempio: genitori accusati di molestie sessuali nei confronti dei figli, vengono riconosciuti innocenti ma il tribunale dei minori vuole togliere loro i bambini lo stesso. In America, quando sbagli ti dimetti, e poi magari trovi lavoro da qualche altra parte. Da noi, invece, si basa tutto su privilegi e pregiudizi. Un altro esempio: succede un sacco di volte che i periti sbaglino le perizie. E poi cosa succede? La volta dopo chiamano gli stessi periti.

Restando in tema giustizia, ma venendo all’Italia, agli scontri di ieri tra no-Tav e poliziotti, che hanno causato 188 feriti tra le forze dell’ordine, il segretario generale di Ugl-Polizia ha dichiarato che «la magistratura dovrebbe condannare i violenti per tentato omicidio».
Ieri ero in Val di Susa e ho assistito di persona agli scontri. Quelli erano professionisti della violenza, sapevano bene come comportarsi davanti a un lacrimogeno. Io ho parlato con alcuni carabinieri feriti dai manifestanti, mi hanno raccontato che non hanno mai visto niente di simile, centinaia di persone erano lì apposta per fare molto male: lanciavano dall’alto massi giganteschi, di trenta chili, tiravano bombe carta, proiettili di ferro con la fionda, bottiglie di ammoniaca che possono accecare. L’ipotesi del tentato omicidio non è così campata per aria. Poi la magistratura valuterà da sola, però è vero che a volte c’è una tendenza culturale troppo permissiva nei confronti di questa gente.

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