Zelensky non si aspetta molto dall’Italia

Di Leone Grotti
22 Marzo 2022
Nel discorso del presidente dell'Ucraina al Parlamento poche richieste concrete di aiuto, a differenza di quanto fatto con Regno Unito, Usa, Germania e Israele. Non ci considera affidabili né influenti
Il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, parla in videoconferenza al Parlamento dell'Italia

Il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, parla in videoconferenza al Parlamento dell'Italia

Un discorso «sentimentale» e «sotto tono». Così il Corriere ha commentato a caldo le parole che il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha rivolto stamattina alle Camere riunite e al governo, presente in aula. Per quanto importante ed emotivamente forte, l’intervento al Parlamento italiano è stato molto diverso da quelli fatti davanti ai deputati eletti in Canada, Stati Uniti, Israele, Regno Unito e Germania.

Quello che Zelensky non ha detto

A saltare all’occhio è innanzitutto ciò che Zelensky non ha detto: ha elogiato il nostro paese per il supporto e per l’accoglienza ai rifugiati, invocando il nostro aiuto per far finire la guerra. Ma contrariamente agli altri discorsi, il presidente ucraino non ha dettagliato “come” l’Italia potrebbe aiutare a fermare i bombardamenti.

Intervenendo davanti ai Parlamenti degli altri paesi, infatti, Zelensky ha fatto costante ricorso a emblematici paragoni storici risalenti soprattutto alla seconda guerra mondiale: agli inglesi ha ricordato la tenacia del popolo nel resistere ai bombardamenti nazisti, agli americani il dolore per l’attacco di Pearl Harbor, ai tedeschi la violenza del Muro di Berlino, a Israele l’immane tragedia dell’Olocausto. Qualcuno in Italia si aspettava un accenno alla resistenza partigiana, che però non c’è stato.

Nei suoi recenti discorsi, inoltre, Zelensky ha domandato l’invio di armi pesanti all’esercito, come jet da guerra, l’imposizione di una no-fly zone sui cieli dell’Ucraina per fermare i caccia russi, il taglio delle importazioni energetiche da Mosca, l’ingresso nella Nato e nell’Unione Europea. All’Italia non ha specificato nessuna richiesta, se non di introdurre genericamente più sanzioni e di non permettere ai russi di venire in vacanza in Italia. Una differenza notevole, difficile da ignorare.

Ucraina nell’Ue: Draghi prende tempo

Più decisa è stata la risposta del premier Mario Draghi, che ha schierato con forza il nostro paese a fianco dell’Ucraina, promettendo nuovi aiuti, anche militari: «Davanti all’inciviltà non ci gireremo dall’altra parte». Il presidente del Consiglio ha anche affermato che «l’Italia vuole l’Ucraina nell’Unione Europea», ma non ha parlato di una procedura d’adesione accelerata. È una differenza importante, dal momento che in media una richiesta di adesione, prima di essere completata, richiede circa dieci anni. Draghi ha anche messo le mani avanti, spiegando che l’ingresso di Kiev nell’Ue avverrà solo dopo l’approvazione di «riforme necessarie» affinché l’adesione sia viabile e fruttuosa. Di queste riforme, dal 2014, non si è però vista neanche l’ombra. Di sicuro, non è quello che Zelensky voleva sentirsi dire.

Sempre il Corriere ha notato infine come il presidente ucraino «abbia chiuso in fretta la seduta con un fulmineo cenno della mano». Come mai? È probabile che Zelensky non ritenga l’Italia un partner fondamentale e non ci consideri né influenti né pienamente affidabili, impressione rafforzata probabilmente dalla mancanza in aula di alcuni politici vicini alla causa russa e dall’assenza del nostro paese ai tavoli che contano.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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