Yemen, cronaca del semi-colpo di Stato dei “Partigiani di Allah” che aiutano al-Qaeda e Isis

Di Leone Grotti
23 Gennaio 2015
I ribelli Houthi hanno conquistato la capitale Sana'a. Premier e presidente hanno rassegnato le dimissioni ma ancora non si sa chi riempirà il vuoto di potere

La situazione è più incerta che mai nello Yemen. Ieri sera capo dello Stato e premier hanno rassegnato le dimissioni, non potendo più sopportare di essere confinati nelle proprie dimore dall’assedio dei ribelli Houthi, che il 19 gennaio hanno occupato i principali posti di potere della capitale Sana’a. Il Parlamento avrebbe respinto le dimissioni del solo presidente Abdrabuh Mansur Hadi ma ancora non è chiaro come verrà riempito il vuoto di potere.

SEMI-COLPO DI STATO. Nel paese posto all’estremità meridionale della Penisola araba, alleato dell’Arabia Saudita (con cui confina) e degli Stati Uniti, che da anni conducono raid aerei per minare la presenza di al-Qaeda nello Yemen, quello dei ribelli Houthi sembra un colpo di Stato in piena regola, anche se difficilmente gli uomini guidati da Abdul Malik al-Houthi (nella foto in alto, durante il suo discorso televisivo) riusciranno a conquistare il potere per ragioni pratiche e storiche.

PARTIGIANI DI ALLAH. Gli Houthi sono membri di un gruppo ribelle conosciuto come Ansar Allah (Partigiani di Allah), che aderisce alla branca sciita dello Zaidismo. Gli zaiditi costituiscono un terzo della popolazione yemenita di 25 milioni di abitanti e hanno governato il nord del paese per mille anni con una specie di califfato fino al 1962. Lo Yemen è come lo conosciamo oggi solo dal 1990, quando il nord governato dall’ex dittatore Saleh si è unito al sud indipendente governato da un regime comunista.

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SEI RIVOLUZIONI. Nonostante il paese fosse governato da Saleh, sciita zaidita al pari dei ribelli, gli Houthi hanno condotto sei rivoluzioni tra il 2004 e il 2010 per ottenere più autonomia per la loro provincia del nord, Saada, e per proteggere gli sciiti (40 per cento della popolazione) dalla maggioranza sunnita (60 per cento). Approfittando della Primavera araba e della cacciata di Saleh, nel 2012 i ribelli si sono espansi occupando tutta la provincia settentrionale di Saada, quella confinante di Amran e partecipando al tavolo delle riforme costituzionali. Il dialogo, durato tre anni, ha portato nel 2014 il presidente Hadi a proporre un progetto di riforma costituzionale che prevedeva la trasformazione dello Yemen in una federazione di sei regioni.

CAPITALE OCCUPATA. La situazione è precipitata tra agosto e settembre, quando il presidente Hadi ha deciso di tagliare i sussidi per la benzina, che in ogni paese arabo prosciugano le casse statali. Le nuove proteste hanno portato i ribelli ad occupare tre quarti della capitale Sana’a e il presidente a promettere il dietrofront sui sussidi e a garantire agli Houthi e ai secessionisti del sud un ruolo più importante nei processi decisionali. In questi giorni gli Houthi, per spingere il presidente a mantenere quanto promesso e per obbligarlo a ritirare la proposta di riforma federale dello Stato, hanno occupato la capitale e costretto lui e il governo a dimettersi.

RITORNO AL CALIFFATO? Secondo diversi osservatori è improbabile che gli Houthi possano salire al potere, sia perché gli sciiti sono una minoranza nel paese, sia perché non sono visti di buon occhio dai secessionisti del sud, che temono che gli Houthi vogliano tornare all’antico califfato. Alcuni temono inoltre che dietro l’ennesima rivolta ci sia l’ex presidente Saleh, che potrebbe sfruttarli per tornare al potere, altri che si tratti di una mossa dell’Iran, che sostiene i ribelli per guadagnare agli sciiti un nuovo Stato e per fare uno sgarbo all’Arabia Saudita, che appoggia il governo dimissionario.

AL-QAEDA E STATO ISLAMICO. Tra i litiganti, a godere è sicuramente al-Qaeda, la cui sezione yemenita ha da poco rivendicato l’attentato alla redazione parigina di Charlie Hebdo e i cui uomini sono molto forti nella parte centrale, orientale e meridionale del paese. Secondo quanto riferito alla Cnn da fonti governative, anche lo Stato islamico sta approfittando della confusione per infiltrare nel paese diverse cellule in grado di contendere la leadership del terrore ad al-Qaeda.

@LeoneGrotti

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4 commenti

  1. Yusuf

    Le forze sciite Huthi nello Yemen cercano una maggiore rappresentanza

    Salma Zribi, Boutros Hussein e Lee Jay Walker, Modern Tokyo Times 22 gennaio 2015

    “Le potenze del Golfo continuano a giocare la loro geopolitica nel Levante, Iraq, Africa del Nord e sempre più in certe parti dell’Africa centrale. Nonostante ciò, attualmente sembra che le forze sciite Huthi aumentino la presa sul potere a Sanaa. Questa realtà, proprio come la Siria indipendente che si rifiuta di cedere ai complotti di Golfo e NATO, è un’ulteriore prova che un processo diverso riguarda tutto il Medio Oriente. Pertanto, resta da vedere se una reazione taqfiri salafita nello Yemen sarà finanziata urgentemente dalle potenze del Golfo, per impedire che le dune mutino in questa nazione. La corruzione politica e l’emarginazione degli sciiti ha fatto sì che le tensioni del passato testimoniassero gravi tensioni. Ne risultarono diversi innocenti morti e l’ingerenza di nazioni come l’Arabia Saudita. In effetti, gli sciiti Huthi sostengono che gli intrighi politici interni siano volti a sottometterli utilizzando le forze di al-Qaida supportate dalle ratlines centralizzate a Sanaa. La BBC riferisce: “il presidente dello Yemen assediato ha raggiunto un accordo di pace con i ribelli sciiti Huthi che occupano i punti chiave della capitale Sanaa,… l’ufficio del presidente Abdrabuh Mansur Hadi ha detto che concessioni importanti sono state offerte ai ribelli, che hanno occupato il palazzo e circondato la sua residenza“. Abdul Maliq al-Huthi, il capo delle forze sciite Huthi, ha chiarito che non c’è un colpo di Stato attualmente. Tuttavia, ha dichiarato in televisione che molti politici yemeniti avevano alienato il popolo grazie agli imbrogli politici. The Independent afferma: “Huthi ha detto che il governo yemenita aveva abbandonato gli obiettivi dell’accordo nazionale del settembre dello scorso anno. L’indebolimento di Hadi, alto alleato degli Stati Uniti, mina gli sforzi di USA ed alleati per combattere il ramo yemenita di al-Qaida, che ha rivendicato la responsabilità dell’attacco a una rivista satirica di Parigi all’inizio del mese. Washington da tempo vede al-Qaida nella penisola arabica, o AQAP, come il ramo più pericoloso della rete del terrore globale. A New York, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha tenuto una riunione di emergenza sul caso“.
    Scontri feroci erano scoppiati tra le forze governative e gli sciiti Huthi in prossimità del palazzo presidenziale. Eppure oggi sembra che le forze governative abbiano ristabilito la situazione o che forze politiche interne stiano minando l’attuale presidente. In entrambi i casi, è più che evidente che gli sciiti Huthi credono che il momento gli sia favorevole, e che cambiamenti possono essere fatti. Abdul Maliq al-Huthi ha dichiarato: “Il nostro movimento non ha intenzione di sradicare un qualsiasi potere politico. Siamo qui per servire il Paese e non per dominare il popolo yemenita”. Ha continuato affermando che: “La nostra ascesa sarà graduale se inizia l’attuazione del (non approvato) accordo. In caso contrario, tutte le opzioni sono aperte… seguiamo passi accurati. Non vogliamo che il Paese collassi“. Gli USA probabilmente attenderanno, ma resta da vedere che cosa faranno le potenze del Golfo. Il timore è che forze settarie saranno supportate da potenze regionali se il mutare delle dune sarà ritenuto contrario ai loro interessi. In altre parole, lo Yemen può essere ancora ostaggio di forze che favoriscono l’instabilità, piuttosto che l’equilibrio dei poteri dello Yemen.”

    1. Raider

      Il complottista islamico viene a portare qui il container di spazzatura che ha raccolto in giro e che, anche a una lettura supericiale, è pieno di contraddizioni, di ipotesi, di dichiarazioni di parte e a senso unico, che non smentiscono nulla, non chiariscono julla e anzi, confondono auello che è più che evidente, che le lotte interne al mondo islamico non sono un’invenzione del’Occidente e nei loro sviluppi collidono con le teorie complottiste a tutto e solo vantaggio della causa islamica nel mondo e dell’islamizzazione dell’Occidente.
      Tanto è vero che neppure questo ennesimo mistificatore che ha scelto il nome che gli si addice meglio dei travestimenti mentecatto-islamisti è in grado di fare un riassunto con le sue parole delle cose che ricerca, seleziona e raccoglie pe seminare in giro ziozzaniee appeli al jihad contro l’Occidente; così come non è mia stato in grado di motivare nessuna delle frottole che azzarda di suo: come la balla che dell’Occidente all’Islam che si vuole appropriare di tutto, a cominciare dalla scienza e tecnologia, sat bene tutto – ci mancherebbe!-; ma che vogliono combattere quello che temono dell’Occidente: il nichilismo. Come, lo vediamo: e le parole di Erdogan – perché non citano anche queste, sulle cupole delle moschee come caschi, i minareti come baionette, le moschee come caserme, i musulmani come esercito? Perché è quello che sanno tutti, islamici e non islamici, senza bisogno di dirlo – sono assati istruttive. Come nulla quest’altro infame mistificatore di leggi occidentali e religione cristiana ha mai spiegato sull’Islam quale “religione naturale dell’umanità.” Così, gli viene naturale negare l’evidenza dei fatti, sostituiti col fumo dei complotti.
      NO ALL’ISLAM!

  2. Hajduc

    Alé andato anche lo Yemen! Riyadh circondata, sa bene che la prossima fermata della via crucis jihadista è lei! Questo conferma il detto che inventai tempo fa: “chi di jihadista ferisce, di jihadista perisce”. Quindi: , Afghanistan, Libia, Siria, Iraq, Somalia, Mali, Nigeria e ora Yemen, che facciamo? Non possiamo rincorrere mujahideen per mezzo mondo… che poi questi non si accontentano mai: c’è già la sharia in Arabia Saudita, in metà Nigeria! Bramano il potere in realtà il califfato è una comoda scusa per reclamare il dominio sul mondo. E se pensate che nel frattempo pensano di guadagnarsi la vita eterna con tanto di eterne vergini allora capite bene che per loro è un terno al lotto! Insomma potere, ricchezze, donne e paradiso e poi vi domandate perché i ragazzini partono per la Siria!

    1. Raider

      Caro Hajduc, stanno vincendo gli sciiti legati all’Iran, quando abbiamo visto il testé defunto Abdullah accogliere con tuti gli onori e condurre mano nella mano il suo diletto “fratello in Maometto” Ahmadinejad,a riprova che gli schermi paranoici sono il frutto di una mistificazione ideologica che semplifica tutto per andare contro l’Occidente, mentre gli altri sono tutti puliti, lindi e immacolati – perchè? Perché non sarebbero nichlisti? Eh, sì, sono totalitaristi i musulmani e lo vediamo e sentiamo come e quanto; e i cinesi che reprimono il terrosimo nazional-islamista degli uiguri e perseguitano i cristiani e si fanno gli affari propri in Afrcia a altrove allo scopo di superare la potenza economica (fatto!) e quella militare (poco ci manca) degli U.S.A.: così, saranno felici e soprattutto, più larghi, più ricchi e liberi – lo vediamo di già! – tutti quelli che, anziché criticare, come è legittimo e spesso, doveroso, questo Paese, predicano guerra contro di esso, Israele e tanto per saper contare fino a tre, ai Paesi del Golfo: che non voglio difendere e cui, anzi, vanno tutte le mie antipatie.
      Si tratta distinguere, caso per caso: ciò che si chiama critica. Leggo, invece, solo per fare un esempio per tutti, esercizi di facile indignazione verso Bush jr, dimenticando le rampogne e i sospetti che il senior si attirò per non aver rovesciato quel brav’uomo un po’ scavezzacollo (degli altri) di Saddam Hussein. Non furono certo gli arabo-islamici confinanti a muoversi per difendere i Saud dalla minaccia saddamita: dovette farlo l’Occidente, non per prendersi il petrolio senza pagare dazio – come non fu nemmeno con tutto l’11 settembre -, ma per evitare che vi mettesse sopra le mani gente così raccomandabile: Saddam, col beneplacito o il non expedit degli iraniani, con tutte le magagne di contorno degli sciiti iracheni, più del 60% della popolazione del Paese, perché le castagne dal fuoco le cavasse qualche altro: e magari, passare dopo all’incasso o a regolare i conti. E strozzare l’Occidente più di quanto sia, col gioco al ribasso del petrolio che i sauditi fanno proprio allo scopo di ridurre a più miti consigli l’America dello shale gas e dello shale oil.
      Perché, in tutto questo intreccio che le paranoie complottiste gli fanno un baffo, chi è sempre più messo in un angolo è proprio l’Occidente: d’accordo i nichilisti al potere da noi e i discendenti del loro profeta in Islamistan, siamo pacificamente sommersi di immigrati che sono una spada di Damocle (cioé, di Maometto) se non gliela diamo vinta in politica interna e estera e sottoposti al doppio ricatto petrolifero e finanziario. Ah: e se a qualcuno interessasse, tengono in ostaggio le residue minoranze esposte a rappresaglie di ogni genere per delle vignette: e figuriamoci per cose per cui non basta un “Tout est pardonné” con cui non ce la siamo cavata neppure stavolta.

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