
Xi-Biden, il vertice del disgelo: «No a una nuova Guerra fredda»

Il faccia a faccia tra Joe Biden e Xi Jinping in un lussuoso hotel di Bali, alla vigilia del G20 in Indonesia, è durato quasi tre ore e mezzo. Un lungo vertice nel quale i presidenti delle due superpotenze mondiali hanno messo sul tavolo in modo «diretto, aperto e franco» le rispettive priorità, invitando l’avversario a non superare le «linee rosse» fissate dai due paesi. Il presidente americano ha detto chiaramente che continuerà a esserci una «competizione vigorosa» tra Usa e Cina, ma anche che sarà gestita in modo «responsabile» perché non sfoci in un «conflitto». Dal canto suo, Xi ha ribadito che la Cina «non cerca di cambiare l’attuale ordine internazionale» e che «lo scontro tra grandi potenze deve essere evitato».
Ucraina, Taiwan, guerra nucleare, diritti umani
Le delegazioni americana e cinese non avevano messo in conto di raggiungere alcun accordo specifico nel primo incontro di persona tra i due presidenti, dopo cinque al telefono e via internet. Al termine del vertice, dunque, non è stato redatto un comunicato congiunto ma due separati.
Durante il lungo faccia a faccia Xi e Biden hanno parlato di tutti i temi più caldi dell’agenda politica ed economica internazionale: la guerra in Ucraina scatenata dall’invasione della Russia, il rischio di un conflitto nucleare, la tensione aumentata a dismisura nello Stretto che separa Cina e Taiwan, la guerra commerciale e tecnologica, i cambiamenti climatici e il rispetto dei diritti umani.
Ucraina, Xi non abbandona Putin
Se l’incontro ha aiutato a «evitare incomprensioni» tra i due paesi, il resoconto offerto da Washington e Pechino su alcuni di questi temi fa capire che persistono profonde divergenze sulla gestione di alcuni dossier.
Per quanto riguarda l’Ucraina, «Biden e Xi concordano sul fatto che una guerra nucleare non dovrebbe mai essere combattuta e hanno sottolineato la loro opposizione all’uso o alla minaccia di usare armi nucleari in Ucraina», si legge nel resoconto offerto dalla Casa Bianca.
La formulazione suggerisce che anche la Cina, che ha vantato pochi mesi fa un’«alleanza senza limiti» con la Russia, critichi Mosca per aver minacciato l’utilizzo di armi nucleari. In realtà, il comunicato del ministero degli Esteri cinese non fa alcun riferimento a questo argomento.
Al contrario, Pechino sottolinea di essere «molto preoccupata dall’attuale situazione in Ucraina» e di «stare dalla parte della pace». Ecco perché il governo cinese «continua a incoraggiare trattative di pace tra Russia e Ucraina», specificando: «Speriamo che gli Stati Uniti, la Nato e l’Unione Europea conducano dialoghi con la Russia».
Chi sperava, dunque, che Xi Jinping avrebbe abbandonato Vladimir Putin, per il momento deve ricredersi. Anche se la Cina, spiegando che «non cerca di cambiare l’attuale ordine internazionale», contraddice uno degli argomenti più volte utilizzati di recente dal presidente russo, sostenitore della creazione di un nuovo ordine multipolare.
Nuovi contatti tra Russia e Usa
Dal canto suo Biden in conferenza stampa ha ribadito che continuerà a «sostenere» l’esercito ucraino e che soltanto Kiev può decidere quando è il momento di trattare: «Non ci impegneremo in negoziati che riguardano l’Ucraina, senza l’Ucraina».
Da mesi però gli Stati Uniti si muovono su più tavoli ed è certamente significativo che ieri il direttore della Cia William Burns abbia incontrato ad Ankara, in Turchia, il capo dei servizi segreti russo. L’obiettivo era discutere delle conseguenze catastrofiche dell’utilizzo di armi atomiche, ma a nessuno sfugge che i contatti tra i vertici di Russia e Usa si fanno sempre più frequenti.
Le «linee rosse» su Taiwan
Anche la discussione su Taiwan è stata accesa e approfondita, a giudicare dai resoconti di Usa e Cina. Il ministero degli Esteri cinese ha ribadito che «la questione di Taiwan è al cuore dei principali interessi cinese: chiunque provasse a separare Taiwan dalla Cina, li violerebbe». Questa per Pechino «è la prima linea rossa da non superare nei rapporti tra Usa e Cina».
Washington dal canto suo ha spiegato che la posizione americana su Taiwan non è cambiata negli ultimi anni e che gli Stati Uniti sostengono il mantenimento dello status quo.
Biden in conferenza stampa ha dichiarato di non vedere nessun segnale di una «imminente invasione di Taiwan da parte della Cina», contrariamente a quanto dichiarato da alcuni generali americani. Allo stesso tempo, ha aggiunto, «ho chiarito che ogni soluzione nello Stretto deve essere raggiunta in modo pacifico». Questo significa che in caso di attacco cinese gli Usa interverrebbero militarmente? «Sono convinto che Xi ha capito esattamente quello che stavo dicendo», ha chiosato.
Le differenze insormontabili tra Usa e Cina
Per quanto riguarda i diritti umani, Xi Jinping ha rigettato ogni addebito e ogni critica da parte di Biden. Come si legge nel comunicato cinese, infatti, il segretario del Partito comunista, appena rieletto per un terzo mandato, ha ribadito che la «democrazia americana» e quella «con caratteristiche cinesi» rispondono alle diverse esigenze dei due paesi e restano sullo stesso piano.
Ecco perché insistere sullo schema «democrazia contro autocrazia», come più volte fatto da Biden, è sbagliato e offensivo dal punto di vista cinese. «Gli Usa inseguono il capitalismo, la Cina invece il socialismo, i due paesi hanno preso strade diverse. Cina e Usa devono riconoscere e rispettare questa differenza, invece di imporre l’uniformità e provare a cambiare o sovvertire il sistema politico dell’altro».
Xi e Biden hanno bisogno del disgelo
«Non c’è alcun bisogno di una nuova Guerra fredda tra Usa e Cina» è il riassunto del lungo vertice offerto dallo stesso Biden. Il quale ha affermato che i colloqui tra i due paesi andranno avanti quando il segretario di Stato americano, Anthony Blinken, si recherà in Cina. E che ogni nodo specifico sarà affrontato dalle delegazioni durante colloqui regolari.
Anche Pechino ha ribadito l’importanza che il rapporto con gli Stati Uniti migliori rispetto al punto bassissimo in cui era sprofondato ad agosto con la visita di Nancy Pelosi a Taiwan. Il disgelo nei rapporti fa bene agli affari ed entrambi i paesi hanno bisogno di risollevare le rispettive economie, a rischio recessione.
Foto Ansa
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