Fanatismo ideologico e paura di offendere paralizzano le grandi case editrici americane che investono su titoli pol. corr. che però vendono poche copie. Ma si intravedono segnali di risveglio dal "risveglio"
Il recente caso delle tre presidenti delle Università di Harvard, Mit e Penn, accusate di negare la matrice antisemita delle proteste studentesche nei loro atenei cercando di contestualizzarle, dimostra che gli Stati Uniti sono sì la culla del progressismo politicamente corretto, ma anche – ha scritto Giovanni Maddalena su Tempi – che «gli anticorpi all’autoritarismo della cultura woke funzionano ancora e, anzi, sembrano rafforzarsi con il tempo, anche grazie agli inevitabili contorcimenti della nuova ideologia».
Come l'ideologia woke ha paralizzato i grandi editori
In questo senso il “caso” dell’editoria americana è emblematico: un mondo in cui negli ultimi anni «i fanatici ideologici e la paura hanno paralizzato le grandi case editrici», ma in cui stanno sorgendo «nuovi editori che si assumono i rischi che gli altri non si assumono più». A scriverne su The Free Press è Alex Perez, critico e scrittore americano di origini cubane che ha vissuto sulla propria pelle il cortocircuito tra...