Vuoi che il tuo negozio abbia l’insegna? O paghi 1.333 euro sull’unghia o aspetti sei mesi

Di Silvio Magliano
23 Settembre 2015
A Torino l'ennesima beffa di una burocrazia cervellotica e assurda che tartassa gli imprenditori che desiderano aprire un’attività

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La scorsa settimana i titolari di un esercizio in zona Porta Susa a Torino, dopo aver presentato la pratica in Comune per poter esporre l’insegna, si sono sentiti rispondere che “l’autorizzazione, del costo di 1.000 euro, arriverà tra sei mesi. Se volete esporre subito l’insegna fanno altri 333 euro. Anticipati”. Ancora una volta: questa non è una città per… commercianti.

L’episodio ci è stato riferito da un cittadino e ne abbiamo personalmente verificata la veridicità: questo negozio di corso Vinzaglio, aperto da poco, è ancora privo di insegna. Scelta consapevole, e sciagurata, di giovani imprenditori che ignorano la regola base del commercio, quella secondo la quale, se il tuo pubblico non sa che esisti, non verrà mai ad acquistare i tuoi prodotti? Niente affatto. Piuttosto, l’ennesima beffa di una burocrazia cervellotica e assurda.

L’esercente ha aperto la pratica in Comune per poter esporre l’insegna, e ha immediatamente pagato i 1.000 richiesti. “L’autorizzazione per l’insegna arriverà tra sei mesi”, gli è stato precisato, con tono impassibile. “Ma ne abbiamo bisogno subito!”, è stata la giustificatissima rimostranza. “Bene, fanno altri 1,85 euro al giorno sino all’autorizzazione. Anticipati pure questi, ça va sans dire”. (Presto fatto il conto: 1,85 euro per 180 giorni = ulteriori 333 euro – teniamo presente che l’eventuale contravvenzione è pari a 3.250 euro).

Peccato che un imprenditore che si svena per mettere su il proprio esercizio a un certo punto i soldi “da versare in anticipo” possa anche finirli.

Da una parte lacci e lacciuoli, balzelli e distinguo per chi desidera aprire un’attività; dall’altra ponti d’oro, lassismo e permissivismo per chi desidera aprire l’ennesimo dehors. A pensar male si fa peccato, ma…

Silvio Magliano è consigliere comunale di Ncd a Torino

Foto da Shutterstock

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    6 commenti

    1. Giannino Stoppani

      Francamente a me la cosa pare una estorsione legale.
      Sembrerà una bestemmia, ma con stato (minuscolo apposta!) che tassa in questo modo si fa fatica a distinguerlo da un camorrista.

      1. SUSANNA ROLLI

        Ed in tempi di crisi economica,poi!, che se uno si lancia ad aprire un’attività io lo considero un eroe, alla pari di Superman!

    2. Sebastiano

      La soluzione c’è:
      a) cerchi qualche “profugo” (uno purché sia, basta andare in qualche stazione ferroviaria e ne trova a bizzeffe);
      b) se ha una camera libera, se lo faccia “affidare”, gli prepari da mangiare e gli lavi i vestiti: in questo modo incasserà 35 euretti al giorno a fronte di una spesa giornaliera di circa 25 euro;
      c) con i 10 euro al giorno rimasti (che sono probabilmente il guadagno che ottengono le aziende che offrono i servizi nei centri “di accoglienza”), per i 180 giorni di attesa, metterà in cassa in tutto 1800 euro netti.
      Ci si paga l’insegna e anche la sovrattassa, e rimangono soldini per compensare l’anticipo.
      Passati i sei mesi, i 10 euro/die sono denari che vanno in cassa dritti dritti.

      P.S.: per i soliti mammalucchi che scalpitano attendendo di gridare di indignazione, preciso che si tratta di una battuta.
      Epperò, pensandoci un po’…

    3. SUSANNA ROLLI

      Chissa’ se succede solo in Italy…

    4. Faag

      E’ vero Sig. Magliano soprattutto per molti dehor.
      Nella mia zona occupano permanentemente i pochi posti per parcheggio..chissà se hanno pagato regolarmente la costosissima licenza o hanno amici nella sinistra sinistra…

    5. Antonio

      A Torino è al governo la sinistra, l’imprenditoria privata è peccato! Maledetti capitalisti che osano lavorare autonomamente.

    I commenti sono chiusi.