Vogliono eliminare le infiltrazioni mafiose con la burocrazia, ma ostacolano solo il lavoro

Di Alfredo Mantovano
11 Marzo 2013
Il governo Monti ha introdotto un sistema di white e black list per impedire che aziende colluse con la mafia vincano gli appalti. Peccato che non funziona.

Millequattrocento e venti. Chi avrà l’onere di governare – non si sa ancora chi – non potrà ignorare questi due numeri. Di che si tratta? Da tempo il mondo delle imprese, soprattutto quelle impegnate per le grandi opere, reclama criteri di certezza nei rapporti con i fornitori e/o i subappaltatori: per non trovarsi coinvolte in tentativi di penetrazione mafiosa negli appalti, e comunque per sapere di chi fidarsi. Con non poca fatica la legislatura che si è chiusa ha introdotto un sistema di white e di black list: poco organico, ma meglio di nulla.

FONDI INUTILIZZATI. Peccato che non funziona; per esempio, per la ricostruzione nei comuni colpiti dal terremoto in Emilia finora l’iscrizione nelle white list è stata riconosciuta solo a 20 imprese, a fronte di 1.400 richieste. E non perché le altre 1.380 siano della ’ndrangheta, ma perché la burocrazia non adempie a quanto le compete: circolari tardive e confuse, uffici non formati né attrezzati, personale ridotto dove è necessario e sovrabbondante dove c’è poco da fare, sono alcuni degli ingredienti del fallimento. Vogliamo parlare dell’utilizzo delle risorse per le infrastrutture? Nessuno prima del voto si è chiesto per quale ragione dei 358 milioni di euro stanziati nel 2010 per la realizzazione del primo piano stralcio riguardante gli edifici scolastici ne siano stati erogati appena 27.

BUROCRAZIA EFFICIENTE. Adesso però dovrebbe diventare prioritario per il governo – di qualsiasi colore sia – dare alla burocrazia un assetto di efficienza, che individui non persone che facciano i servi dei politici, ma funzionari preparati, in grado di assumere le responsabilità che loro competono e di garantire l’applicazione delle scelte del parlamento e delle assemblee regionali. Giusto per non vivere il paradosso di cercare nuove risorse, magari con manovre aggiuntive, e non provare a utilizzare quelle che sono disponibili, e da anni.

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