
Vittime del Fair play finanziario. Ora l’Atletico Madrid, ma poi è il turno delle big europee
Dopo un’estate trascorsa a parlare di fair play finanziario, interrogandoci sul suo effettivo valore alla luce delle spese folli di alcuni club milionari, ieri la tanto attesa regola della Uefa ha fatto le sue prime vittime: 23 squadre sono state infatti punite tramite il congelamento dei premi per la partecipazione alle coppe europee. Tra queste spiccano l’Atletico Madrid fresco vincitore della Supercoppa Europea, il Malaga abbandonato dallo sceicco Al Thani, i siberiani del Rubin Kazan, i portoghesi dello Sporting Lisbona e tante squadre dell’est Europa. La loro colpa? Il mancato pagamento di alcuni debiti arretrati. Platini ha fatto capire che non scherza, lanciando un segnale a tutti i club europei. «Ma per le grandi squadre bisognerà attendere un anno e mezzo prima di vedere se verranno colpite». Paolo Ciabattini, ex procuratore di calcio ed autore del libro Vincere col fair play finanziario, legge con tempi.it queste prime misure adottate dalla Uefa.
Ciabattini, il fair play finanziario inizia a fare le sue vittime.
Sì, ma non sono le prime. Ricordiamoci del Besiktas escluso dalle Coppe europee già a maggio (con sentenza confermata dal Tas) e l’Aek a inizio settembre. Queste 23 invece, tra cui ci sono anche pesci medio-grossi come Malaga e Atletico Madrid, una russa o una portoghese, sono quei club che non hanno rispettato la prima regola del fair play finanziario, ovvero quella relativa ai debiti, che prevede non ce ne siano di scaduti. Così, ecco le prime sanzioni: sono stati congelati i premi di partecipazione alle coppe, richiedendo ai club di rientrare entro fine mese. È solo una cosa d’avvertimento, ma fa capire che questi regolamenti vengono applicati eccome dalla Uefa.
Eppure quest’estate c’è stato chi ha fatto spese folli senza alcun ritegno. Come ha visto i trasferimenti d’oro del Psg? Per loro sembra che queste regole non esistano?
È vero, ma noi sappiamo che sono due le grandi regole del fair play finanziario. E il Psg può essere colpito dalla seconda, quella relativa al pareggio di bilancio: questi grandi club che hanno alle spalle un super-mecenate non rischiano di rimanere colpiti dal sistema dei debiti. E così i loro conti verranno controllati solo tra un anno e mezzo, quando terminerà il secondo periodo di controllo stabilito dall’Uefa per il fatidico pareggio di bilancio. Per quanto riguarda il Psg, se si considera il conto economico di un club di calcio, è facile tirare le somme: i costi predominanti, quasi l’80 per cento, sono gli stipendi e gli ammortamenti, che si determinano durante la campagna acquisti. Al termine quindi di questa, si può già fare una stima consistente del bilancio finale. Poi ci sono i ricavi, più difficili da stimare perché dipendono anche dai cammini nelle coppe europee. Ho fatto comunque una stima per Psg e Manchester City: se anche vincessero la Champions le perdite sarebbero clamorosamente ingenti. I prossimi step importanti da guardare saranno a brevissimo l’approvazione dei bilanci del 2012: questi club li approveranno a settembre-ottobre, quindi ci siamo. E sarà importante guardarli anche per capire se saranno stati applicati quegli escamotage di cui qualcuno parla per aggirare il fair play finanziario.
Come le sponsorizzazioni gonfiate…
Sì, ma se i club hanno provato a farlo si vedrà a breve. Ad esempio il City: se, dopo aver chiuso l’ultimo bilancio con 225 milioni di perdita, il prossimo ottobre dovessero arrivare in pari, qualcosa di sospetto c’è, e la Uefa se ne accorgerebbe. Per quanto riguarda le sponsorizzazioni gonfiate, è il modo più facile cui tanti fanno riferimento per aggirare i controlli, sfruttando società o marchi collegati alla proprietà stessa del club. Però ci sarebbero due controlli: uno è il fair value, cioè il corretto valore di mercato. Cioè nel momento in cui una parte correlata a una data società è protagonista di una transazione verso quest’ultima, deve avvenire ad un valore di mercato. Il Manchester City ha fatto ad esempio un contratto decennale da 400 milioni per la sponsorizzazione di maglie e stadio con la Etihad: sono quindi 40 all’anno. Se 10 sono per il naming dello stadio, i restanti 30 possono risultare troppo gonfiati per la maglia, e quindi la Uefa potrebbe intervenire. E oltre al fair value, c’è il valore globale del marchio: più di un certo tot un club non può valere in termini di sponsorizzazioni.
Rimanendo in Inghilterra, il buco mastodontico su cui vive ormai da 7 anni il Manchester United come riesce a passare i controlli?
Lo United è un caso spinoso: il conto economico relativo all’area sportiva dei Red Devils è perfetto. In realtà ha un debito che era verso le banche, che però ora è stato comprato tramite le obbligazioni vendute a privati con la quotazione in borsa. Questo debito non si è creato con spese sconsiderate, ma perché i Glazer nel 2005 hanno comprato la squadra con un’operazione di leverage buyout, dove il futuro proprietario di una società acquista lo stesso indebitandosi, e dando come garanzia alle banche gli asset stessi del club. Questo debito viene quindi ripagato coi guadagni del club stesso in campo sportivo. Le obbligazioni sono quindi un debito, che alla scadenza va rispettato: quando scadranno lo United dovrà rimborsarle, o rinnovarle.
Tra le prime penalizzate mancano squadre italiane. Ci stiamo comportando bene quindi?
Sì, ma le grandi non hanno problemi di debiti insoluti, quindi bisogna aspettare i termini del regolamento sul pareggio di bilancio. Il Milan ha fatto molto bene, la Juve si giova dei ricavi dello stadio e del ritorno in Champions League. l’Inter ha fatto bene, ma farà comunque fatica: nel 2011 ha fatto 85 milioni di perdita, cifra che potrebbe essere simile anche nei conti dei due anni successivi, seppur quest’anno ci siano delle plusvalenze diverse. Gli scorsi anni se ne sono andati Balotelli ed Eto’o, quest’anno nessuno. Ciò vuol dire che è riuscita a rimanere in questi parametri solamente con la riduzione delle spese. C’è ancora molto da fare: nel 2007 aveva una perdita di 216 milioni, al prossimo anno deve arrivare a 45.
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