
Virus Zika, cosa sappiamo finora

In Brasile nel solo 2015 si sono registrati 3.500 casi di microcefalia. Un numero spropositato rispetto alla media di 200 casi degli anni precedenti. Tra i principali sospettati c’è il virus Zika: alcuni bambini morti a causa della microcefalia, infatti, sono risultati infetti. «La relazione fra il virus e le malformazioni non è stata ancora stabilita», ha detto da Ginevra Margaret Chan, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità. Eppure la battaglia per legalizzare l’aborto nei paesi dell’America Latina è ricominciata in men che non si dica: «Questa è un’opportunità per cambiare le leggi e porre fine a questa discriminazione nei confronti delle donne», ha dichiarato all’Huffingtonpost Paula Avila-Guillen, attivista dell’organizzazione no profit Ipas, da molti anni impegnata per fare modificare le leggi dei moltissimi Stati che in America del sud non hanno ancora legalizzato l’aborto. Ma cosa sappiamo di questo virus? Il pericolo è così grave da “obbligare” gli Stati a consigliare l’interruzione di gravidanza? Una maggior cautela sarebbe consigliabile.
«QUESTE LEGGI VANNO CAMBIATE». Alcuni paesi come Colombia, Giamaica Ecuador e Salvador hanno chiesto addirittura alle proprie donne di non fare figli: «Non fate bambini, per favore. Se stavate progettando una gravidanza evitatelo, almeno per i prossimi due anni», ha dichiarato il governo del Salvador, dove i casi di infezione da Zika sono già oltre 5 mila. «Non possiamo proibirlo – ha precisato il ministro della Sanità – ma raccomandiamo alle donne, soprattutto nelle zone a rischio, di scongiurare una gravidanza». Il problema, continua l’attivista di Ipas, è per quelle donne che sono già incinte: «In Salvador – leggiamo su Repubblica – una donna che abortisce clandestinamente rischia una condanna a 30 anni di carcere». Ipas teme che a causa di questo virus e delle leggi restrittive del paese, le donne saranno costrette ad abortire clandestinamente, con tutti i rischi che ne conseguono: «Si stima che 47 mila donne ogni anno muoiano a causa di complicazioni durante interventi abortivi in cliniche illegali. E questo è esattamente il motivo per cui queste leggi devono essere modificate: perché rischiare la vita quando abbiamo la tecnologia adeguata per abortire in modo sicuro?», ha detto Anu Kumar, vicepresidente di Ipas.
In Brasile intanto, dove l’interruzione della gravidanza è legale solo in caso di violenza sessuale o rischi per la vita della madre, di fronte all’aumento dei neonati con malformazioni il giudice Jesser Coelho ha deciso di autorizzare alcune interruzioni di gravidanza in presenza di gravi casi di microcefalia o anencefalia.
PRIMA EMERGENZA SANITARIA. Zika è stato identificato la prima volta in Uganda nel 1947 e finora si era diffuso principalmente in Africa e Asia, ma negli ultimi anni il virus si è propagato in America Latina e nel 2015 soprattutto in Brasile. Il virus provocherebbe febbre bassa accompagnata da eruzioni cutanee e dolori articolari. Non è particolarmente pericoloso per gli adulti, ma se contratto da donne in gravidanza, sembrerebbe comportare un’alta percentuale di nascituri affetti da microcefalia e altre gravi malformazioni. L’allarme è scattato a dicembre, quando medici del Pernambuco hanno notato un forte aumento di neonati con microcefalia. Nessuna delle cause note del disturbo – anomalie genetiche, farmaci, alcol, rosolia, esposizione a sostanze tossiche durante la gravidanza – sembrava esserne responsabile, anzi, tracce del patogeno di Zika sono state trovate nei feti morti affetti da questa condizione. Inoltre, ci sono prove che il virus può essere trasmesso da madre a figlio attraverso il liquido amniotico.
Per questo l’Oms riunirà il comitato di emergenza lunedì 1 febbraio per fare il punto sull’emergenza collegata alla comparsa di migliaia di casi di microcefalia fetale in Brasile, e per decidere se il diffondersi dell’infezione debba essere dichiarato un’emergenza sanitaria internazionale, spiega l’Agenzia France-Presse. «Ci attendiamo 3-4 milioni di casi di infezioni da virus Zika nelle Americhe, poiché la popolazione non presenta alcuna immunizzazione a tale virus», prevede il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità per le malattie infettive nella regione delle Americhe, Marcos Espinal.
COME SI TRASMETTE ZIKA? Al momento l’unica via confermata di trasmissione del virus è la puntura di zanzara, la Aedes aegypti che vive in zone tropicali ed anche è il vettore della dengue e della febbre gialla. Tuttavia, il virus può essere diffuso pure dalla Aedes albopictus (la zanzara tigre ormai presente in Europa) anche se non si sa ancora con quanta efficacia. Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli studi di Milano, e direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi, intervistato da Repubblica ha confermato: «Il contagio, potenzialmente, può essere diffuso in Europa anche dalla zanzara tigre, com’è avvenuto, ad esempio, qualche anno fa nel Riminese quando un turista, ammalato di chikungunya, ha provocato una piccola epidemia diffusasi via zanzare, contagiando 200 persone». Come già detto, ci sono prove sempre più numerose che Zika possa essere trasmesso da madre a figlio attraverso il liquido amniotico. Esiste la possibilità che lo Zika si trasmetta anche per via sessuale, rimanendo in vita nel liquido seminale come succede con Ebola. «Non sappiamo ancora se anche in questo caso il virus rimanga nello sperma per molto tempo», spiega al National Geographic Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive parassitarie e immunomediate dell’Istituto Superiore di Sanità. «È una possibilità, ma non è la norma». In attesa che anche questa ipotesi venga confermata o meno, il Centro nazionale sangue italiano sta monitorando la situazione delle trasfusioni e donazioni, altra via di trasmissione. Il Centro ha consigliato ai viaggiatori che hanno soggiornato nei paesi colpiti in modo massiccio dal virus di non donare il sangue per almeno 28 giorni.
SI COMBATTE CON LE ZANZARE BUONE. Al momento non esiste un vaccino in grado di rendere immuni da questo virus. Una équipe di scienziati brasiliani sta provando a combattere l’insetto portatore del virus liberando ogni settimana 800 mila zanzare geneticamente modificate. Le zanzare “buone”, così vengono chiamate, accoppiandosi con quelle “cattive” ne impediscono la moltiplicazione. La paura non si ferma dall’altra parte dell’oceano ma sta arrivando anche in Europa: l’altro giorno Le Monde titolava “Zika in sei paesi europei”. L’ultimo caso è stato registrato in Danimarca, dove a un turista che aveva da poco visitato l’America Latina sono stati diagnosticati i sintomi della malattia. Poi ci sarebbero tre casi segnalati in Gran Bretagna, dieci nei Paesi Bassi, due in Svizzera. Il Portogallo ha confermato il contagio di quattro rimpatriati dal Brasile, mentre in Germania — riporta The Independent — sarebbero stati registrati due casi (viaggiatori di ritorno da Haiti) a metà gennaio. Quattro sarebbero i casi sospetti in Italia, due in provincia di Treviso, ma l’assessore regionale alla Sanità ha fatto sapere che la presenza del virus è monitorata sia nelle zanzare sia negli esseri umani e che «la situazione è sotto controllo e non c’è nessun motivo di allarme».
Foto Ansa
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1 commento
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Le zanzare buone e quelle cattive!!!
In certi periodi passati ci siam fatti LETTERALMENTE mangiare dalle zanzare, e guai a dire che si sarebbe potuto fare di più per fermarle…. “acciderbolina!, la va per gli animali”, mi son detta, e per le industrie che sfornano repellenti da 5-6-7-ed oltre euro a confezione!! (un vero salasso per le famiglie numerose che d’estate se ne vanno a passeggio sul lungomare!). Ma c’è zanzara e zanzara!! Te la guardi mentre ti si avvicina, esamini bene il colore della “pelle”, se c’ha le righe o meno, poi decidi se puoi lasciarti pungere o meno: un buon passatempo per quelli che non hanno niente da fare tutto il giorno.
Una bella disinfestata no? Sarebbe il male minore..per l’uomo, certo, non per quelle poverelle delle zanzarelle!!
PS. Problemi familiari non mi hanno consentito di essere a Roma (ricovero ospedaliero); che ce voi fa….