
Vignali (Pdl): «O nuovo governo Alfano o elezioni: nessun ribaltone»
Dall’incontro tra Silvio Berlusconi e Giorgio Napolitano è uscito un nuovo scenario: prima l’approvazione da parte delle Camere della legge di stabilità, quindi le dimissioni del premier. E poi? «O verrà creato un nuovo governo guidato, presumo, da Alfano e che comprenda anche la Lega, con una maggioranza significativa, oppure il voto a febbraio. Nessun ribaltone» spiega Raffaello Vignali a Tempi.it. Il parlamentare del Pdl si sofferma sulla giornata di ieri e prova a delineare il possibile futuro della politica italiana.
Sorpresi dei voti del Pdl che sono venuti a mancare per l’approvazione del rendiconto dello Stato?
Sapevamo che poteva succedere, era uno scenario in qualche modo prevedibile, il vero aspetto nuovo è che Berlusconi non si è dimesso ma ha proposto a Napolitano di fare approvare la legge di stabilità e solo dopo rimettere il mandato.
Le otto persone che non hanno votato con voi sono state chiamate “traditori”. Condivide?
Io rispetto le scelte politiche che ogni parlamentare fa in risposta alla sua coscienza. Ma questo fuggi fuggi è poco intelligente: chi ha lasciato pensando che sarebbe stato nominato un governo tecnico, si è sbagliato di grosso e ora è molto molto in fibrillazione ogni volta che sente parlare di “nuove elezioni”.
Dopo che Berlusconi rimetterà il mandato, quindi, si andrà al voto?
Non è detto: ci sono due scenari, entrambi possibili. Il primo è un nuovo governo, con una maggioranza significativa, che comprenda anche la Lega. Il secondo è rappresentato, appunto, dalle elezioni. Sicuramente nessun governo tecnico: il presidente della Repubblica Napolitano non accetterà mai un ribaltone, l’ha detto chiaramente: vuole rispettare la volontà popolare e non sovvertire il risultato delle ultime elezioni. Noi, del resto, non siamo disposti a un governo che non comprenda il nostro maggiore alleato, la Lega.
Oggi sui giornali si parlava di un governo Alfano con l’appoggio esterno dell’Udc.
Non so se l’Udc sarebbe disposto a un appoggio esterno. Bisogna anche vedere se si riescono a recuperare persone e voti che avevamo all’inizio della legislatura e che abbiamo perso durante il tragitto. L’unica cosa certa è che a guidare il Pdl, come ha detto Berlusconi stamattina, ci sarà Alfano.
Niente primarie, dunque?
E’ difficile, più che altro per questioni di tempo. Se le Camere vengono sciolte a novembre, le elezioni potrebbero esserci già a fine gennaio o febbraio e allora mi sembra che non ci sia il tempo per fare le primarie. Sicuramente, però, decideranno gli organi del partito.
Il maxi emendamento, che dovrebbe fare da preludio all’addio di Berlusconi, come verrà approvato se non avete più la maggioranza alla Camera?
Prima di tutto bisogna vedere che cosa conterrà. Ad ogni modo, penso che potrebbe passare con l’astensione del Terzo polo. L’opposizione, vista la situazione di crisi in cui ci ritroviamo, non credo abbia intenzione a tirarla per le lunghe.
I mercati non reagiranno male alla scelta italiana di andare a elezioni anticipate?
Non è detto. Ai mercati interessa l’approvazione delle misure che ci ha chiesto l’Europa. Noi siamo assolutamente intenzionati a farlo e il nostro programma coincide con le richieste dell’Europa. Per cui, sia che si formi un governo con una nuova guida sia che vinciamo al voto, i mercati dovrebbero reagire bene. In Spagna i mercati hanno registrato un rialzo alla notizia delle elezioni perché si sa che vincerà il Partito popolare. Il problema italiano, invece, è che cosa succederà in caso di vittoria della sinistra. Loro vogliono approvare le misure chieste dall’Europa? Che cosa pensano sulle pensioni? Il Pd è spaccato al suo interno, per non parlare dei suoi possibili alleati, e l’unica cosa certa, in caso di una loro vittoria, è la patrimoniale e l’aumento della spesa pubblica.
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