
Miserere, storie di cristiani perseguitati. Domenica a Messa mentre l’altoparlante del regime insulta Dio
Pubblichiamo l’undicesima puntata di “Miserere”, la serie realizzata da Franco Molon e dedicata ai cristiani perseguitati. Dopo i racconti di Megapura, Homs, Asomatos, Regno Unito, Seekaew, Trabzon, Roggwill, Sawa, Jilib e Hå, ecco cosa succede a Con Cuông, Vietnam.
Un pastore deve sempre andare in cerca della pecora che si è dispersa; così padre Nguyen inforca la bicicletta e imbocca la strada sterrata che porta ai campi e alle risaie. L’umidità è soffocante e presagisce la pioggia del pomeriggio. Lungo il tragitto verso la casa di Sen il sacerdote incrocia una coppia di anziani che sta andando in paese a barattare un sacco di patate dolci. I due lo salutano con rispetto e numerosi inchini ai quali egli risponde con un sorriso e una benedizione che per poco non gli fa perdere l’equilibrio; con una pedalata secca raddrizza l’andatura ed evita la caduta. Ai lati della strada i campi sono punteggiati di bufali e contadini al lavoro per le ultime incombenze prima che la stagione delle piogge rallenti le attività all’aperto.
Nguyen raggiunge la casa della sua parrocchiana mentre la donna è impegnata a pulire il recinto dei maiali. Sen interrompe il suo lavoro e invita il prete a entrare nella capanna. Davanti a una tazza di tè il sacerdote va subito al punto: «È da un paio di domeniche che non ti vedo a messa. Ti è successo qualche cosa?».
La contadina abbassa gli occhi e risponde con un filo di voce: «Io non ce la faccio più a venire in chiesa, non resisto. Quando arriva il furgone della polizia e quella donna comincia a urlare dagli altoparlanti le sue imprecazioni contro Dio, la religione e contro di me, io mi sento svuotata, annullata. Non sento più nemmeno le sue parole, padre. Provo a concentrarmi, mi sforzo di pregare ma non serve a niente. Sento solo gli strilli della poliziotta che dice che Dio non esiste, che è un’invenzione dei ricchi per tenere a bada i poveri, che il cristianesimo lo hanno portato i bianchi per ingannarci e portarci via la nostra terra, che noi siamo degli sciocchi a credere a tutte queste fandonie. Sento solo queste cose».
«Ti capisco, è difficile anche per me», riprende il parroco. «Ci sono volte in cui io stesso perdo il filo della celebrazione e se non avessi davanti agli occhi il messale andrei in confusione, salterei delle preghiere oppure le leggerei due volte. Dobbiamo però resistere, non possiamo permettere a questa gente di schiacciarci con la loro propaganda. La nostra fede è più forte».
Sen si alza dalla sedia, fa un mezzo giro nella stanza torcendosi le mani cercando le parole e il coraggio per dire quello che realmente prova; ha paura di confessare il suo tormento, ma chi altri, meglio di padre Nguyen, potrebbe capirla?
«Non si tratta di resistere. Io ho resistito a tutto nella mia vita, ai vietcong, alla povertà, alla malattia, alla morte. Ho resistito a qualsiasi cosa. Ora si tratta di credere. E io non credo più».
Pronunciando queste parole Sen scoppia a piangere e torna a sedersi. Il prete le si avvicina con lo sgabello, le prende le mani tra le sue e cerca di farle sollevare lo sguardo verso di sé: «Sei ingiusta con te stessa», dice. «Io ti conosco. La tua fede è grande».
«Non è vero!», protesta lei. «Quando sento quella donna gridare i suoi slogan io non penso più alla Messa. Le sue parole si trasformano in domande, dentro di me, e non sono più sicura di riuscire a dare le risposte giuste. Comincio a dubitare, a credere che forse lei ha ragione. Allora cado in confusione e mi sento uno schifo. Se io continuo a venire in chiesa finisce che perdo la fede. Meglio che me ne stia a casa mia e badare ai maiali».
«Sen, guardami!», dice il sacerdote con energia richiamando a sé lo sguardo acquoso della donna. «Non è sfuggendo i dubbi che questi si risolvono. Accade solo se teniamo gli occhi fissi su Nostro Signore. È nella contemplazione del suo amore che troviamo le risposte alle nostre domande, non nei nostri ragionamenti. Guardiamo a Lui che non si fa problemi a venire in mezzo a noi ogni domenica nel sacramento dell’eucarestia. Se Lui sopporta ogni settimana lo sbraitare senza senso di quella donna possiamo farlo anche noi. Non importa se ci distraiamo, se ci sorprendiamo a fare pensieri strani, se non sentiamo le parole della Messa per il frastuono degli altoparlanti. Teniamo lo sguardo fisso sul tabernacolo, è la cosa più importante, è l’inizio di tutte le cose; anche della fede».
1 luglio 2012 – Oltre 500 uomini, tra agenti di polizia e militari, hanno fatto irruzione nella cappella di Con Cuông (Vietnam, provincia di Nghe An), dove celebrava la Messa padre Nguyen Dinh Thuc, e hanno percosso i presenti compiendo atti vandalici all’interno della chiesa stessa.
Il video, del luglio 2012, documenta cosa avviene all’esterno della chiesa di Con Cuông quando padre JB Nguyen Dinh Thuc celebra la Messa domenicale. Un furgone si parcheggia all’esterno del recinto e, dagli altoparlanti montati sul tetto, diffonde a tutto volume e in continuazione slogan di propaganda e insulti ai fedeli raccolti in preghiera con l’intento di sovrastare le parole del sacerdote e i canti dell’assemblea.
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2 commenti
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in Italia i vermi rossi stanno tentando un approccio simile, Demonizzazione degli anti Gay e probabile loro carcerazione, processi farsa contro politici scomodi (Berlusconi) e loro scomparsa con uso della magistratura e dei media, indottrinamento fin dalle elementari dei bambini nella scuola pubblica
E qualcuno vorrebbe farci credere che le ideologie massive ed omologanti non esistono più; che il buonismo salottiero ed un tantino (moooolto) sniffato trionferà!
Come rimpiango quei vecchi padri socialisti che non hanno impedito ai loro figli di andare in seminario!
Ma non dobbiamo disperare: finchè un vecchio pope celebrerà l’Eucaristia di fronte ad una sola vecchia vedova (1982, Padova, Mons. J. Veselji) la Chiesa sarà Universale e la memoria di Cristo viva tra di noi.
Sursum corda: ne relinquieri orphanos!