
Il sequestro, il padre sotto le macerie del terremoto. Victoria ne ha viste tante prima di diventare campionessa di tennis
Martedì sera ha fatto fuori Samantha Stosur, che due anni fa proprio al Flushing Meadows si era aggiudicata gli Us Open. L’australiana è 11esima nel ranking, ma si è dovuta arrendere di fronte ai colpi violenti di una ragazzina che solo tra due mesi compirà 18 anni, e che nella classifica mondiale figura soltanto al 296esimo posto. Si chiama Victoria Duval, arriva dall’isola di Haiti, in tre set ha stupito tutti gli amanti del tennis con quel talento così aggressivo e intelligente in una ragazzina tanto giovane. E che ha alle spalle una storia tutta da raccontare.
A SETTE ANNI FU SEQUESTRATA. Perché la ragazza è nata a Miami, negli Usa, da una famiglia haitiana, ma nell’isola caraibica è cresciuta sin da quando era piccolissima: è figlia di medici, il padre Jean-Maurice fa il ginecologo e l’ostetrico, sua moglie Nadine lo aiuta. Nella capitale di Haiti gestiscono una clinica, ma l’isola è uno dei posti più poveri al mondo, con altissimi tassi di criminalità. Victoria ha rimosso dalla sua testa quel momento dell’anno 2002: un gruppo di malviventi fece irruzione nella casa di suo zio, sequestrando lei e due cugine per diverse ore. Solo l’irruzione della polizia liberò le bambine dai sequestratori, ma lo shock per l’evento convinse la sua famiglia ad abbandonare Haiti e a tornare negli Stati Uniti.
L’AMORE PER IL TENNIS. Non abbandonò invece Victoria la passione per il tennis, scoperta poco prima, abbandonando i saggi di danza per seguire palline e racchette. L’amore era scoccato in età tenera, quando un giorno sua mamma portò la figlia a vedere una partita dei suoi fratelli maggiori: «Perché non fa provare anche lei?», chiese l’allenatore a Nadine.
Da lì sarà un continuo crescendo: l’adolescenza trascorsa negli Usa le ha offerto i migliori supporti per poter far fruttare quel talento, e così poter entrare nel grande giro dei professionisti. E quando martedì ha festeggiato quel successo inatteso sulla Stosur, il suo primo saluto è andato al padre, Jean-Maurice, che a lei è legato a filo doppio. Non è solo sua figlia, ma lo strumento grazie al quale è ancora in vita.
2010, IL TERREMOTO. La cronaca ci porta al terremoto di Haiti del 2010. Victoria viveva ormai negli Usa mentre suo padre era tornato sull’isola per lavorare. Il 12 gennaio, giorno del terremoto che sconvolse Port-au-Prince, rimase sepolto sotto le macerie della sua abitazione: dopo 11 ore di ricerche lo trovarono vivo. Le sue condizioni erano però critiche: braccio sinistro spezzato, tante fratture tra vertebre e costole, un polmone perforato. L’uomo aveva bisogno di un’operazione che poteva essergli offerta solo negli Usa. A salvarlo furono i coniugi Kitchens, soci del tennis club di Victoria: furono loro a pagare 30 mila dollari per noleggiare un elicottero e far prelevare Jean-Maurice da Haiti.
Ora l’uomo non può più praticare l’attività medica perché il suo braccio risente ancora di quell’incidente, ma può applaudire i successi della figlia. «Tutte queste esperienze hanno aiutato il mio tennis – è il commento di Victoria – perché riuscire a superare quelle disavventure mi ha convinto che posso superare qualsiasi cosa».
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