
Verso un mondo asessuato?
Steve Jones sarà un luminare della divulgazione scientifica, ma il suo “femminismo biologico” non sta proprio in piedi, perché si fonda su una premessa sbagliata: quella secondo cui i maschi, dal punto di vista biologico, altro non sarebbero che «i condotti genetici attraverso i quali i geni si diffondo fra le femmine» in maniera infinitamente più varia e rapida che ai tempi del “brodo primordiale”, ma anche parassitaria, tracotante e ingiusta in termini di sopraffazione e carica di lavoro a danno delle femmine. Una tale premessa lascia intendere che si possa parlare di “maschi” e di “femmine” anche al di fuori della riproduzione sessuata. E che i maschi abbiano nel corso delle ere attuato violenze prima biologiche e poi culturali per imporre la “loro” forma di riproduzione. Così che oggi le tecniche riproduttive che vanno dalle “banche del seme” alla clonazione permetterebbero alla femmina di recuperare libertà ed autonomia rispetto al maschio, fino al punto di poterne fare a meno.
è tutto sbagliato, perché il regresso alla riproduzione monocellulare o l’approdo alla clonazione tout court non segnano in alcun modo la rivincita della femmina sul maschio, ma l’abolizione pura e semplice della differenza sessuale. In altre parole: non saranno solo gli uomini ad estinguersi, ma non ci saranno più né uomini né donne. Ci sarà ancora una specie umana, ma completamente asessuata. E sarebbe davvero una strana umanità quella intenta a battersi contro l’estinzione del formaggio Roquefort e degli insetti del cotone, ma non contro l’estinzione della differenza uomo-donna.
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