
Venezuela, Chàvez festeggia l’indipendenza ma svende Caracas a Cuba
Come nella miglior tradizione della propaganda cubana, dopo un mese circa di segreti e gossip il presidente venezuelano Hugo Chàvez è rientrato in patria.
Già il suo mentore Fidel Castro, aveva in passato utilizzato questo sistema per approfittare del sentimentalismo e solidarietà che si producono davanti alla malattia. In questo modo egli faceva intenerire gli oppositori al suo regime, creando aspettative che non solo facevano uscire allo scoperto i suoi nemici ma soprattutto gli servivano per guadagnare consensi davanti alla molto manovrata opinione pubblica cubana.
In questo caso però la malattia di Chàvez è reale. Effettivamente è stato operato di cancro, anche se tuttora i particolari e le conseguenze della malattia non sono stati resi noti a tutti. Il rientro programmato però sembrerebbe una messa in scena per rientrare in casa come l’eroe che lotta per la sua salute in modo da poter garantire il bene dei suoi connazionali. La data risulta alquanto sospetta. In effetti, Chàvez è rientrato a Caracas lo scorso lunedì 4 luglio, alla vigilia del bicentenario della Dichiarazione di Indipendenza del Venezuela dal dominio spagnolo.
Esiste però un altro motivo per un suo rientro in questa data anticipando le tempistiche necessarie per il recupero da una operazione chirurgica importante. Effettivamente, come a Cuba in occasioni simili, l’incertezza nelle capacità di governo di Chàvez hanno svegliato l’alveare entro il quale dormivano i suoi oppositori. In questa settimana, si stava programmando il giuramento di Elias Jaua, vicepresidente del Venezuela da gennaio dello scorso anno come presidente ad interim, ed alcuni suoi collaboratori iniziavano di già a prendere contatto con i partiti di opposizione in modo da assicurarsi l’appoggio in caso di un governo di transizione.
La data del rientro non poteva essere più appropriata. In questo giorno, festa nazionale venezuelana, si celebra la libertà del paese dalla dominazione straniera con imponenti parate militari dove le Forze Armate nazionali sfoggiano il meglio degli ultimi articoli bellici acquistati. Rimpatriando, Chàvez diventa il centro d’attenzione della parata, anche se i medici gli hanno proibito la presenza sul palco, e manda ai suoi oppositori un messaggio chiaro: lui e solo lui detiene il potere in Venezuela. Ma c’è di peggio. In Venezuela esiste la consapevolezza generalizzata di essere diventati una provincia cubana. Le Forze Armate venezuelane vedono con terrore l’interferenza dell’intelligence cubana negli affari interni del paese. Esiste a Caracas tutto un palazzo dedicato agli informatori cubani del presidente, dove nessun venezuelano può accedere e dove vengono intercettate tutte le comunicazioni degli oppositori al regime. Sono proprio i militari che percepiscono quanto si stia consegnando il paese ai fratelli Castro, che hanno visto in grave pericolo il loro futuro economico dovuto alla malattia del loro mecenate prodigandosi di attenzioni durante la sua convalescenza.
Con tristezza, i militari venezuelani hanno dovuto sfilare nella parata insieme ai loro colleghi sudamericani, ai quali è stato permesso di sfilare con le armi di ordinanza. Mai prima di ora, un esercito straniero era stato autorizzato ad entrare armato sul territorio venezuelano. Questo è stato un grave affronto alla sovranità del Venezuela e alla dignità delle sue Forze Armate. Con il suo rientro, Chàvez distrae l’opinione pubblica dai problemi reali del paese: la mancata manutenzione degli impianti elettrici che lascia la metà del paese con l’energia razionata; gli scioperi del personale medico, sostituito in parte dai 18.000 colleghi inviati da Cuba in cambio di petrolio; le rivolte nelle carceri; l’emigrazione di tecnici in ogni settore del mondo produttivo in cerca di opportunità di lavoro e libertà.
Come nella miglior tradizione cubana, oltre alle sostituzioni della squadra di governo e dei vertici del Commando Militare venuti allo scoperto durante l’assenza del leader, da tempo si vocifera che Adàn Chàvez, fratello del presidente, verrà nominato come il nuovo vicepresidente del Venezuela. Sembra evidente che il governo venezuelano non opera da Caracas, bensì dall’Avana.
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