Vendetta pakistana: condannato il medico che aiutò a catturare Bin Laden

Di Leone Grotti
24 Maggio 2012
Shakil Afridi è stato condannato in Pakistan a 33 anni di carcere. Gli Stati Uniti attaccano: «Oltraggioso». I rapporti tra Islamabad e Washington ai minimi storici.

Le pressioni internazionali degli Stati Uniti per il suo rilascio non sono servite a niente ed è stato condannato a 33 anni di carcere. La diplomazia Usa spera ancora che qualcosa possa cambiare in appello ma il colpo è stato accusato. Shakil Afridi, medico pakistano di Peshawar, ha aiutato la Cia a scoprire dove si rifugiava Osama Bin Laden raccogliendo campioni di Dna di diverse persone. Per farlo, Afridi ha inscenato una finta vaccinazione per il polio nell’area di Abbottabad, dove si trova il compound in cui era nascosto l’ex leader di Al Qaeda, tra il 15 e il 18 marzo e tra il 21 e il 23 aprile, nella speranza di riuscire a ottenere il Dna di chi si trovava dentro il compound insieme allo Sceicco del terrore.

Il governo americano ha definito la sentenza «oltraggiosa» attraverso le parole del portavoce del Dipartimento di Stato Victoria Nuland: «Non ci sono basi per la sua condanna, continueremo a presentare le nostre rimostranze». I senatori John McCain and Carl Levin hanno rincarato la dose: «Il comportamento di Afridi è in tutto e per tutto in linea con le risoluzioni approvate negli anni dal Consiglio di sicurezza delll’Onu che richiede agli Stati membri di aiutare a catturare Osama Bin Laden e smantellare il network terroristico di Al Qaeda». Non è dello stesso avviso il governo pakistano, che ha accusato il medico di essere un «criminale nazionale» e di agire contro gli interessi del Pakistan. L’unica nota positiva è che Afridi non è stato condannato per «alto tradimento», accusa che poteva valergli la pena di morte.

La condanna di Afridi è solo l’ultimo punto di attrito tra Stati Uniti e Pakistan. A Chicago, durante il 25mo vertice Nato di pochi giorni fa che ha confermato il ritiro delle truppe Isaf a fine 2014 dall’Afghanistan, il gelo con Islamabad si è fatto sentire e non è stato trovato un accordo sulla riapertura dei corridoi di rifornimento per l’Afghanistan. Dopo che Obama si era rifiutato di riceverlo per un colloquio bilaterale, il presidente pakistano, Asif Ali Zardari, ha annunciato di aver dato disposizione ai suoi negoziatori di raggiungere un’intesa sulle linee terrestri chiuse a novembre, dopo il raid di un drone Usa che uccise per errore 24 soldati pakistani. Ma l’accordo non è stato trovato. Non solo, al governo pakistano non è mai andato giù il raid unilaterale con cui gli americani hanno ucciso a maggio dell’anno scorso Osama Bin Laden. Che il medico Afridi sia l’oggetto della vendetta pakistana è più di un’ipotesi

@LeoneGrotti

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