Vecchi (Corriere): «La nomina di Scola, voluta fortemente dal Papa, è senza precedenti»

Di Leone Grotti
29 Giugno 2011
Gian Guido Vecchi, vaticanista del Corriere della Sera, spiega a Tempi perché la nomina di Scola non ha precedenti: «E' il nome che il Papa aveva in mente fin dall'inizio ma mai un patriarca se ne è andato da Venezia per diventare arcivescovo di Milano. Per le scelte cruciali del suo pontificato Benedetto XVI sceglie solo persone che conosce di persona e stima»

Gian Guido Vecchi, vaticanista del Corriere della Sera, commenta a Tempi la nomina di card. Angelo Scola come nuovo arcivescovo della diocesi di Milano: «Questa nomina non ha precedenti: Scola era patriarca di Venezia, e nessuno se ne era mai andato se non per fare il papa, non è giovane, quindi il suo episcopato sarà breve ed è di cielle, cosa che per molto può creare attriti. Ma Benedetto XVI lo conosce personalmente e per le scelte cruciali del suo pontificato opta solo per persone che stima».

Il card. Angelo Scola è il nuovo arcivescovo di Milano. E’ una nomina attesa?

Si e no. Da una parte Scola è il nome che il Papa aveva in mente fin dall’inizio, poi è chiaro che si sono svolte tutte le procedure del caso. L’istruttoria del nunzio Giuseppe Bertello, cominciata a febbraio, dopo due consultazioni, ha portato alla «plenaria» di cardinali e vescovi il 10 giugno, che si sono espressi a favore di Scola con 19 voti su 30. Questo ha confortato Benedetto XVI, che sceglie comunque in piena autonomia.

E dall’altra?

Questa è una nomina senza precedenti: non è mai accaduto infatti che il patriarca di Venezia diventasse arcivescovo di Milano. Quella di Venezia è l’unica diocesi che nel Novecento ha dato alla Chiesa più papi di Milano. Storicamente da lì ci si sposta solo per fare il Papa, come è avvenuto nel caso di Pio X, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I. Poi c’è il problema dell’età.

Cioè?

Scola ha 70 anni e a 75 anni un vescovo deve presentare la richiesta di rinuncia. Poi il Papa, come nel caso di Tettamanzi, può prorogare l’incarico ancora per uno o due anni ma questo vuol dire che sarà un episcopato breve. Infine, il nuovo arcivescovo è di estrazione ciellina e in molti hanno ipotizzato che questo potrebbe creargli attriti. Ma quando parliamo di Scola parliamo di un grande teologo, un intellettuale finissimo che come patriarca è andato ben oltre la sua appartenenza a Comunione e liberazione. Per la cultura che ha, è assolutamente ridicolo pensare che possa essere settario. Come ha detto nel suo messaggio a tutti i milanesi: «Apro il mio cuore a tutti».

Perché queste, diciamo, obiezioni non hanno portato alla scelta di un altro uomo?

Papa Benedetto XVI quando si è trattato di fare scelte cruciali per il suo pontificato si è sempre affidato a persone che stimava e conosceva personalmente. Come è successo anche nel caso della nomina di Tarcisio Bertone alla segreteria di Stato. Questo ha contato più di tutto: Scola e Ratzinger si conoscono da 40 anni perché facevano parte della rivista teologica Communio.

Nei messaggi indirizzati ai milanesi e ai veneziani, Scola parla di “travaglio”.
Il travaglio è dovuto al fatto che lascia una diocesi importante, dove ha vissuto per molto tempo, e poi perché sa benissimi quanto sia impegnativa la diocesi di Milano che, ricordiamolo, è la più grande d’Europa e dopo Roma è la più importante del mondo. Sa che lo aspetta un compito difficile ma ha parlato chiaro: «Ho accettato per obbedienza al Papa».

Come sarà l’episcopato di Scola, quali saranno le direttrici principali della sua pastorale?
Non credo ci saranno rivoluzioni: a Milano molti le temono e tanti le sperano ma io credo che da lui ci si debba attendere la coerenza con il lavoro svolto a Venezia. Con la rivista Oasis, Scola ha puntato molto su confronto e dialogo. Questo è un lavoro che di certo proseguirà anche a Milano, che vive di idee e confronto. Poi Scola torna nella sua diocesi: è evidente che è diverso da Tettamanzi ma sono sicuro che farà innovazioni e lancerà iniziative senza rotture. Certo, dalla diocesi se ne era andato ma erano gli anni ’70, ne sono passati 40 da allora: il clima e il mondo sono cambiati.

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