Vaticano: Adozioni gay? Significa trattare i bambini come delle merci

Di Redazione
12 Gennaio 2013
Intervista alla Radio Vaticana dell'arcivescovo Paglia: "Resistono ancora i no alla poligamia e all'incesto: ma ancora per quanto?"

«L’adozione dei bambini da parte degli omosessuali porta il bambino a essere una sorta di merce». Lo afferma il presidente del dicastero vaticano per la famiglia, arcivescovo Vincenzo Paglia. Non si può considerare, spiega alla Radio Vaticana senza citare in alcun modo la sentenza della Cassazione, che «come ho diritto a questo, ho diritto anche a quell’altro». (AGI)

In realtà, sottolinea il capo dicastero del Vaticano, “il bambino deve nascere e crescere all’interno di quella che, da che mondo è mondo, è la via ordinaria, cioè con un padre e una madre. Il bambino deve crescere in questo contesto”. E se può accadere di nascere con un solo genitore, si tratta di “situazioni drammatiche”, che non fanno testo. “Inficiare questo principio – infatti – è pericolosissimo, per il bambino anzitutto, ma per l’intera società”.

Per l’arcivescovo, annullando il valore della famiglia tradizionale e della funzione genitoriale paterna e materna preferendo parlare di genitore A e genitore B, “rischiamo solo il ridicolo, ma è amara la condizione di quello che sta accadendo”. “Anzitutto – ragiona – mi chiedo perché uno sia A e l’altro B, e non viceversa, se proprio si vuole obbedire al discorso dell’uguaglianza. Ma, attenzione: negare la diversità porta a dire che alla fine uno è uguale solo a sé stesso, anzi: non è neppure uguale al suo clone, perché c’è una differenza”. Nell’intervista, che prende spunto dall’opposizione dei vescovi francesi alle nozze gay (domani a Parigi si terrà una manifestazione di questo segno), monsignor Paglia rileva la inadeguatezza etica della visione oggi diffusa per la quale davanti al desiderio del singolo “tutto diventa possibile”. “Se il metro è l’io e la soddisfazione di tutti i suoi desideri, è chiaro – ragiona il presule – che può accadere di tutto: appunto, la distruzione della civiltà. E questo è il nodo nel quale noi oggi ci troviamo”. In merito, nell’intervista concessa a Radio Vaticana, il presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia propone “un solo esempio: che un padre e una figlia debbano volersi bene – osserva – è ovvio, e questo amore deve crescere. Ma non posso pretendere che questo amore diventi amore coniugale, perché altrimenti squilibriamo tutto e andremmo nella Babele delle parole che è la spiaggia del baratro per la stessa societa’”. In effetti, elenca Paglia, “gli ultimi ‘no’ che ancora un po’ resistono sono quelli alla poligamia e all’incesto: ma resistono ancora per quanto? E li stiamo già intaccando per una dittatura dell’io che certamente come prima conseguenza ha la distruzione della famiglia e poi della città, della società e del concerto delle nazioni”.

“Ecco perché – conclude il capo dicastero – la Chiesa, conoscendo la forza anche sociale e antropologica della famiglia, la difende in ogni modo: perché ama l’uomo, ama la donna, ama tutti, e non vuole che venga distrutta la culla dove nasce e si irrobustisce la stessa società”. (AGI)

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    5 commenti

    1. monica

      concordo con quanto detto da Edo, non capisco tutto questo livore nei confronti della chiesa, e tutta questa presa di posizione verso le adozione in famiglie “anomale”

      1. albo

        Sono gli altri che nutrono livore nei confronti della chiesa o è la chiesa che nutre livore nei confronti del mondo? Non è privando i gay dei loro diritti si riaffermano i principi cristiani tra i fedeli.
        Se guardiamo intorno a noi quante famiglie “anomale” abbiamo? Mi sembra una posizione a metà strada tra quella degli struzzi che nascondo la testa sotto la sabbia per non vedere e una reazione isterica e spropositata alle nuove realtà che ci circondano.

        1. Charlie

          Ah !

          La ” reazione isterica e spropositata ” sarebbe quella dei cattolici ?

          Mentre quella dei gay e delle lesbiche è sobria, mite, composta, civile e misurata ?

          Ma va là !

    2. Edo

      Gent. Sig. Piccinini, quando Lei riuscirà a fare un centesimo della carità e del bene che la chiesa fa in tutto il mondo, ne riparleremo. Fino ad allora abbia almeno la correttezza di tacere. Le ricordo, inoltre, che la chiesa non è una associazione di volontariato.

      1. albo

        Egr Sig. Edo se la chiesa cattolica dismettesse parte dei suoi averi riscirebbe a sfamare tre volte i bambini che muoino di fame nel mondo e non lo fa. Sappiamo che “la chiesa non è una associazione di volontariato” e ha preso lo Stato Italiano come bancomat, ma dovrebbe almeno tacere e non lo fa. Attraverso i suoi potenti mezzi commenta ogni cosa ( tra un po’ commenterà anche il colore della carta igienica): Sarebbe il caso che la chiesa cattolica si occupoasse più di affri spirituali (vivendo + francescanamente) e affari interni ( v. preti pedofili, IOR, ecc.) e persone come lei avessero + rispetto per le opinioni altrui tacitando se stessi piuttosto che gli altri.

    I commenti sono chiusi.