«Non si può sdoganare l’utero in affitto. È e resta una compravendita di bambini»

Di Caterina Giojelli
19 Gennaio 2016
L’inviata del Corriere Monica Ricci Sargentini racconta il suo viaggio in California, paradiso occidentale della maternità surrogata “etica”

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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

Un modulo online e 24 ore di attesa, tanto è bastato alla giornalista del Corriere della Sera Monica Ricci Sargentini per richiedere un appuntamento per avere un figlio con una madre surrogata ed essere ricevuta alla Santa Monica Fertility Clinic. Siamo in California, avamposto dell’industria della cosiddetta “surrogata etica”, come spiegherà alla giornalista Kim Bergman, direttrice di Growing Generation, una delle prime agenzie di surrogacy degli Stati Uniti: «La surrogata etica è la collaborazione tra adulti informati e consenzienti che si mettono insieme per aiutare qualcun altro. Dovreste venire in sala parto insieme a loro. È un banchetto d’amore».

Sargentini, madre di tre figli e giornalista specializzata nel dibattito sui diritti civili, parte per la California dopo avere seguito, il 22 novembre scorso, un incontro organizzato a Roma dal Gruppo delle femministe del mercoledì, «durante il quale – spiega a Tempi – molte femministe storiche attaccano il paradigma dell’utero in affitto come dono, denunciando lo sfruttamento delle donne dei paesi più poveri e il rischio che la stepchild adoption contenuta nel Ddl Cirinnà apra in qualche modo la strada alla gestazione per conto terzi. Decido di andare a vedere cosa accade negli Stati Uniti, dove il business dell’utero in affitto aumenta a ritmo esponenziale (si contano oltre duemila nati ogni anno, il triplo di dieci anni fa) ed è incoraggiato dalla società civile: qui la surrogata, vanno ripetendo le donne che hanno deciso di intraprendere questo tipo di gestazione, è un “gesto di altruismo”, un “atto d’amore” che “fa la differenza” nella vita di qualcuno. Inizia così il mio viaggio. Fingo di cercare un utero in affitto e quello che trovo supera ogni immaginazione».

La coordinatrice dei pazienti della Santa Monica Fertility Clinic Julie Webb sorride ripetendo che «tutto andrà bene, che penseranno loro a ogni dettaglio, dal prelievo dell’ovulo della donatrice al trasferimento dell’embrione nell’utero della portatrice, addirittura che avrebbe provveduto lei stessa a prelevare il neonato insieme all’avvocato qualora non fossi stata presente il giorno del parto. Poi scorriamo i profili delle donatrici di ovuli. Riesco anche a dare una sbirciata a quello delle madri surrogate, che porteranno il bambino in pancia per nove mesi». Le donne in catalogo sono bionde, more, ricce, lisce, bianche, nere, asiatiche: per ogni donatrice è elencata altezza, peso, scuole frequentate, hobby. Quanto alla portatrice, scrupolosamente selezionata, «mi viene ribadito continuamente che “la madre sei tu, lei non ha alcun diritto, si fa un contratto con l’avvocato, si va dal giudice a fare un atto di prenascita, decidi tutto tu”. Anche se farla abortire. Anche cosa deve mangiare. Anche se la preferisco ansiosa o posata. Molti, racconta Webb, scelgono una lesbica, così che non abbia rapporti sessuali con penetrazione durante l’attesa. O una portatrice che ha già fatto la surrogata, “solo che qui si sale di prezzo”, mi spiega indicando le donne “premium” sul catalogo. Io ascolto basita».

I costi: quasi 40 mila dollari per la donazione degli ovuli e 135 mila per la surrogata. Di questi, circa 40 mila dollari vanno direttamente nelle tasche della portatrice che percepisce un compenso per ogni singolo esame, visita medica, i viaggi, i vestiti, e un extra budget mensile. «Come si fa a non chiamarla compravendita? C’è un contratto, un pagamento. E c’è un mercato: il 50 per cento della clientela proviene dall’estero. Ed è facile immaginare le proporzioni di un business che ha ramificazioni in altri paesi e di cui beneficiano agenzie, cliniche, assicurazioni, medici, avvocati, oltre ovviamente le madri surrogate».

Ma non diciamo che si fa per soldi. «“Selezioniamo sono l’1 per cento delle candidature, tutte donne istruite dell’upper class”, mi racconta a Los Angeles la direttrice di Growing Generation Kim Bergman, “e se una non è disposta ad abortire la scartiamo”». Nel web reportage di Sargentini, ospitato insieme alla cronaca della visita alla Santa Monica Fertility Clinic sul blog del Corriere La 27esima ora, la Bergman ricusa ogni argomentazione femminista spiegando in cosa consiste la “surrogata etica”. Non ci sono “poveri” e “sfruttamenti” bensì “adulti consenzienti” e “banchetti d’amore”. Quanto alla remunerazione, essa è per “il disturbo”. «Ci vogliono quattro elementi – spiega – per fare un figlio: ovulo, sperma, utero e una casa». Le fa eco Mandy Storer, 32 anni, «“adoro essere incinta, non mi sono mai sentita sfruttata”, mi dice questa giovane mamma surrogata di Seattle, al lavoro per Growing Generation. “I bambini non sono miei ma dei loro genitori, io faccio il forno”. Si capisce: dopo gli ingredienti, il forno. Dopo avermi incontrato Mandy scrive un durissimo post contro di me sul suo blog dedicato alla promozione della surrogata. Questo perché durante l’intervista le cito la legislazione italiana e il caso dei gemellini contesi e affidati alla madre che li ha partoriti dopo lo scambio di embrioni avvenuto al Pertini di Roma. Mi accusa di malafede e ignoranza, oppone un discorso di libera scelta, amore e altruismo». Le stesse parole usate dalle madri surrogate dell’Agenzia Fertility Miracles, «non è certo per la parte finanziaria ma per quel momento in cui il bambino viene consegnato ai suoi genitori e loro lo prendono in braccio per la prima volta che si ha una ricompensa dell’intero percorso», assicura una di esse.

tempi-copa-utero-affittoLa morte di Brooke
Ma qualcosa può andare storto. «L’8 ottobre muore per rottura della placenta Brooke Lee Brown, 34 anni, otto gravidanze di cui cinque surrogate, pochi giorni prima di dare alla luce i due gemelli di una coppia spagnola. Muoiono anche i bambini. Casi come quello di Brooke agitano le agenzie di surrogacy già messe in crisi da imprevisti fisiologici: negli Stati Uniti ben 81 genitori negli anni hanno cambiato idea senza ritirare il bambino. E 35 donne si sono rifiutate di abortire: l’aborto, mi spiega John Weltman, fondatore della Circle Surrogacy di Boston, è l’atto che più divide genitori intenzionali e surrogate. È il caso di Melissa Cook e Brittenyrose Torres, portatrici di tre gemelli a cui è stato chiesto di abortirne uno. Si sono rifiutate venendo meno al contratto e questo significa affrontare i costi astronomici di un parto trigemellare. Per avere un supporto legale si sono rivolte al Center for Bioethics and culture, guidato da Jennifer Lahl». Filmaker e attivista, nel 2014 Lahl produce il documentario Breeders, a subclass of women (“Fattrici, una sottoclasse di donne”). Donne come Heather Rice, che durante la sua seconda gravidanza su commissione si rifiuta di abortire un bambino malformato. «La donna racconta di quel giorno da sola in sala parto. Il bambino viene preso e portato via dai genitori intenzionali. Heather, che non saprà più niente di lui, si chiede “perché, cosa ci faccio io qui?”».

I pezzi della giornalista hanno fatto molto rumore. È stata accusata da esponenti Lgbt di aver scritto articoli strumentali alla caduta del Ddl Cirinnà e da alcuni cattolici di aver fornito un megafono ai paladini dell’utero in affitto. È stata accusata di omofobia e di essere politicamente scorretta. Di contro, migliaia di donne e uomini hanno espresso orrore per le cose raccontate, ringraziandola e diffondendo i suoi reportage. «Le parole delle intervistate mi sembrano eloquenti più di ogni altra discussione. Il dibattito sull’utero in affitto oggi rompe storiche alleanze e radicalizza le posizioni. Io sono d’accordo che i figli già messi al mondo dalle surrogate vadano tutelati e non discriminati, non sono d’accordo invece con chi dice che siccome ci sono allora la pratica vada sdoganata. Questo – conclude Monica Ricci Sargentini – è un principio inaccettabile. La surrogata è e resta una compravendita di bambini».

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30 commenti

  1. “Adulti consenzienti”, “banchetti d’amore”: l’ipocrisia al servizio di Satana, praticamente. Termini zuccherosi per giustificare abomini che dovrebbero essere puniti con la massima severità per cercare di convincere la persona “media” che non sta avvenendo nulla di male, che non è osceno tutto questo, che non è mostruoso privare i figli scientemente dei genitori (uno o entrambi). Questa cosa non deve arrivare in Italia, e non dobbiamo permettere a nessuno di manipolare le nostre coscienze, come fanno con gli embrioni ed i politici. Non devono averla vinta.

    1. ROLLI SUSANNA

      Oremus.

  2. AndreaB

    Credo che nella maggioranza dei casi, se non in tutti, ammesso che esistano, una donna che si offre volontaria per “altruismo”, senza volere alcun compenso, a delle pratiche disumane come quelle di essere fecondata al pari di una mucca e regalare il suo bambino, dopo averlo tenuto nel grembo per nove mesi, sentendolo crescere e muoversi dentro di lei, come parte di lei, amandolo… Stavo dicendo credo che in questi casi o la donna non sa a cosa va incontro o non è sana di mente, o non lo fa per altruismo… Si tratta solo di orrore… Quello che vorrebbe chi approva la legge Cirinna’.

    1. ROLLI SUSANNA

      Pensa, AndreaB, che per contratto le mamme “surrogate” (sobh!) in caso di malformazione del bimbo devono essere pronte persino ad abortire..ma che razza di umanità è questa che avanza? E’ lecito chiamarla poi così, umanità?

      1. AndreaB

        Molti credono che la maggior cultura possa evitare i disastri disumani compiuti negli anni precedenti… In realtà la maggior cultura priva di umanità e di saggezza, aiuta solamente a rendere le barbarie più raffinate.

        1. ROLLI SUSANNA

          Massì, ed è sempre stato così!! I disastri e non disastri solo una questione di Grazia o “disgrazia” di Dio nell’anima, che ci porta ad agire in un senso o nell’altro.. La cultura non fa l’animo buono dellìuomo!!….mio nonno si firmava con una X ed era l’uomo più buono del mondo -per me!! Poi, saperne di più è un vantaggio, certo, ma non si va in Paradiso con la cultura!! Se no aavrebbe detto “Andate, studiate tanto tanto e predicate il Vangelo a tutte le genti…”; aiuta, ma non è indispensabile…perchè la vera Sapienza, Intelletto è dono dello Spirito: per tutti.
          Ciao Andrea.

  3. MicheleL

    L’abuso è doppio ed evidente.

    Il primo è l’utero in affitto, una pratica scandalosa e vergognosa che va resa illegale in ogni angolo del globo. Trovo agghiacciante pensare ad analogo in cui si va in una clinica a sfogliare un catalogo di donatori di reni, midollo o lobi del fegato. Non devono esistere privati che lucrano su questi eventi. Se esistono donne generose e con la sensibilità per aiutare delle coppie, devono farlo senza che si sviluppi alcun lucro, alcun mercato.

    Il secondo è l’ipocrisia di chi si accorge del fenomeno solo oggi, mentre esiste da anni e anni. Si strumentalizza questa vergogna per associarla ad un fenomeno che non è legato più di quanto non sia legato il matrimonio. Se la Crisinnà non dovesse passare, mi chiedo che fine faranno tutti questi appelli che non esistevano in precedenza contro l’utero in affitto. D’altra parte i numeri sono chiari e non vi è stato un aumento del ricorso a tale pratica laddove il matrimonio è esteso anche alle coppie dello stesso sesso.

    1. undewater

      Lieto che cominci a considerare l utero in affitto un male. La Verità si fa lentamente strada anche in te, nonostante il ripetere pedissequo dei luoghi comuni gender.

      1. Giannino Stoppani

        Ti sbagli, caro/a Underwater, il troll non considera sbagliato l’affitto dell’utero, ma l’affitto dell’utero per fini di lucro, ovvero la maternità surrogata allo scopo di realizzare extraprofitti. Il profitto normale, ovvero la ricompensa congrua alla copertura dei costi d’esercizio, compreso il profitto normale, gli va più che bene.
        E’ ancora lunga la via di Damasco, caro/a mio/a…

        1. E’ ancora lunga la via perché a questa gente cresca un cervello.

          1. underwater

            Vero. Ho preso un granchio.

        2. MicheleL

          Mi fa tenerezza alle volte mio vecchio Sig. Stoppani. Ha paura che non si parli abbastanza di me e prende le mie veci?

          Dice bene (e giusto) che utero in affitto e gestazione per altri non sono la stessa cosa. Dice pure giusto, come ho scritto, che ritengo necessario escludere ogni forma di lucro. Come questo possa essere fatto, non lo so, ma ritengo che il ruolo dello stato a garante della libertà delle donne sia essenziale.

          Dovrà applicarsi ancora un po’ prima che la nomini mio portavoce.

          1. Giannino Stoppani

            Guarda caro che per non parlare di “utero in affitto” la “gestazione per altri” bisogna che sia completamente gratuita, e non solo “senza fine di lucro” poiché pure un compenso a copertura anche parziale dei costi sostenuti implica sempre un rapporto sinallagmatico che è appunto quello che si perfeziona col pagamento di un corrispettivo.
            Insomma, per fartela semplice, un affitto, anche se copre solo i costi, sempre affitto è.

    2. Toni

      Mi piace approfondire la cosa.
      Sai benissimo che sono contrario a “tutto” (da parte mia ritengo che posso esserlo) ma non capisco il tuo punto di vista fino in fondo. Forse ti indigni che una povera nepalese in estremo bisogno affitta l’utero (considerandolo un patto leonino). Ma perché se una bella donna, non assalita da impellenze economiche, di bell’aspetto (magari un ex modella) vende ovuli e affitta uteri solo perché vuole essere ancora più ricca (cambiare una Mercedes con una Jaguar) ? A chi fa del male (tema che molti considerano determinante) e dove finisce la sua libertà di autodeterminazione ( la sua compressione è considerata una eresia, dai soliti molti, se volesse abortire)? Perché la pratica diventa in questo caso “disgustosa e vergognosa”?

      1. andrea udt

        Ehmmm… se tu Toni?
        Allora, non capisco se è una provocazione o no.

        A chi fa male? Perché la pratica diventa in questo caso “disgustosa e vergognosa”?

        1) la donna non sta solo esercitando la sua libertà, sta anche mettendo in gioco anche la libertà del figlio. Cavoli, mica glielo chiede se vuole crescere orfano di madre!!!!

        2) infatti se fa tutto lei (mette utero e ovuli) allora sta dando via suo figlio. Gratis. A pensarci bene paradossalmente è peggio che venderlo. Quale madre sana di mente da via un figlio gratis? Le altre sono sane di mente ma indigenti fino alla fame, o donne che per soldi regalano un figlio.
        Malate di mente/indigenti/spietatamente avide: queste sono le tipologie di chi si affitta l’utero. Il resto sono c@##@te buoniste a cui si vuole credere per mettersi la coscienza in pace.

        3) oppure mette l’utero e si fa impiantare l’ovulo. Il figlio non solo non saprà chi è sua madre, ma nemmeno quale fra le due sconosciute (madre genetica o madre partoriente?) considerare sua madre. Vogliamo googolare e vedere quanti studi vengono fuori sulla ricerca delle radici e della propria identità? Più di 80? Io dico di si.
        MicheleL, Nino, Lucillo, Xywxzz l’avete fatta questa ricerca??

        4) C’è tutto il resto poi. In particolare il resto è spiegato benissimo in un articolo di Silvana De mari che ho riportato integralmente nei commenti qui:
        https://www.tempi.it/quando-le-guide-perdono-la-testa-tocca-al-popolo-scendere-in-strada#.Vp6BQvnhAdU

        5) ehi, ma Silvana de Mari è cattolica, e gli 80 dico 80 studi?

        6) vediamoli questi 80 studi del what “we know blog”. Prima di tutto NON è voce UFFICIALE della Columbia University, ma di un gruppo studio di gente della Columbia University. Nel sito UFFICIALE della columbia se fate una ricerca a tematiche LGBT NON rimanda al sito whatweknow.law.columbia.edu

        7) il gruppo studio “we know blog” è fatto da esperti di diritto matrimoniale e se leggete il board sono TUTTI attivisti LGBT. Quindi i troll non si lamentino se qui scrivono Mantovano, Vitali, Roccella etc.

        8) non sono scienziati, “sniffano” il web e pescano quello che fa comodo alla loro causa. Grazie tante!, figurati se sul loro sito può avere cittadinanza uno studio che va contro le loro tesi. Come minimo sarebbero gli attivisti LGBT più imbecilli della terra.

        9) Cosa dicono quegli studi? purtroppo non dicono che due uomini o due donne possono crescere i figli COME una coppia uomo/donna. Dicono che li possono crescere. In sostanza statisticamente i ragazzi se la cavano, se la cavano perchè riescono a supplire una affettività carente della complementarietà uomo/donna.

        10) quello che ho appena detto fa tutto un mondo di differenza. Io (inteso come attivista gay ipotetico), me li fabbrico o me li adotto. Possono (i figli) cavarsela o rimanere incasinati a vita (vedi alcuni articoli di tempi di uomini donne figli di eterologa o cresciuti da coppie omo), ma la verità è che lancio una monetina e se va bene va bene, se va male c@##i dei figli.

        E questo sarebbe amore?
        Questo sarebbe esser buoni genitori

        1. Toni

          Andrea udt
          E’ una provocazione. Dubito fortemente che MicheleL, Xyzwk, Nino ed altri possono sostenere che qualcosa è “disgustosa e vergognosa”. Per loro il bene ed il male è solo qualcosa di “democratico” (o legato all'”utilità sociale” )…come pure la “scienza”.

          PS: grazie per i tuoi interventi.

        2. MicheleL

          Trova la mia risposta nella sezione facebook Andrea. Per ragioni tecniche non ho potuto postarla qui.

          1. Toni

            Non vedo in nessun modo la tua una risposta a quello che ho scritto. Non hai idea del bene e del male e lo leghi a dei paraonzi ponzi po …confermando il mio sospetto di un bene che è stabilito a maggioranza secondo la “normalità e la salute mentale” stabilita dai psicologi che hanno convenuto per tutti quale deve essere in quel frangente.

            Aggiungo che trovo stupido ed offensivo ridurre la conoscenza di una donna o uomo ad un inconcontro con uno psicologo (comportamentista) che stabilisce l’idoneità.

            Che comunque un essere umano non può essere oggetto di dono da parte di chicchessie perché non è una cosa. Chiedere ad un essere umano un tale favore non ha rispetto è percezione di umanità.

          2. MicheleL

            Il bene non è stabilito a maggioranza, ma condiviso trasversalmente in ogni schieramento. Illudersi che possa esistere un gruppo di persone che per varie ragioni (religiose, politiche e pure scientifiche) ha il diritto all’ultima parola e non dover rendere conto e giustificare le sue idee, è molto grave e porta ad orrori che la storia ci permette di conoscere ed evitare.

            Sono d’accordo con lei che sia uno psicologo a rappresentare in modo esclusivo la sostanza di una persona; egli dovrebbe agire a garanzia, per stabilire idoneità con un ampio margine di sicurezza. Non è un giudizio assoluto, ma cautelativo, quindi valido nel contesto e non in assoluto. Una persona considerata inidonea ad un posto di responsabilità e stress non è detto che non lo sia, ma lo è per ragioni di cautela.
            Stupido io credo è proprio pretendere di assegnare patenti di pazzia coma ha fatto Andrea, sulla base di pretese ideologie. Come è stupido pensare che l’omosessualità sia una malattia, di fronte alle evidenze sociali e scientifiche.

            Trovo la sua frase troppo assolutistica: con l’adozione un essere umano è dato in custodia ad una famiglia (non è un dono perchè è supervisionato dall’assistenza sociale nel superiore interesse del minore). Per prevenire la soppressione di una vita con l’aborto meglio è consentire che possa essere affidata a genitori capaci.
            Nel caso della gestazione per altri (e non dell’utero in affitto, che è da proibire), la coppia di genitori (gli “altri”) comprende un genitore biologico, che ha il dovere di occuparsi del figlio, soprattutto perchè non può evocare “l’incidente” come accade in certi casi di gravidanza indesiderata.

          3. Toni

            Io non ho mai detto che i gruppi religiosi devono avere l’ultima parola. Reputo solo che non esistono minimamente le condizioni perché una persona possa oggi intendere quale è la verità e lo scopo che nella vita. Esiste un “prodotto” a cui aderire ed una visione standard di bene con un tentativo di rimozione e repressione del dissenso. La maggioranza, raggiunta con questi mezzi, si stenta come certificazione che si è nel giusto.

            Per quanto riguarda la psicologia “alla moda” credo che sia inutile ed in una certa misura dannosa perché volta ad alleviare i sintomi non a conoscere la struttura intima di un essere umano. Considero il malessere esistenziale (o le c.d. nevrosi) il campanello d’allarme che il nostro corpo ci mette sull’avviso se facciamo le scelte di vita giuste o sbagliate. La psicologia di oggi basate su terapie (comportamentali e cognitive, con il mindfunds ecc ) rimuovere i sintomi significa allontanarsi da se stessi e vedere la radice del problema per poter cambiare il senso della vita. L’individuo gestisce solo l’infelicità, la rimuove dal livello di coscienza, e continuare imperterrito nella catena di produzione e consumo. Trovo che è come in una malattia grave si rimovessero i sintomi, per quanto si può, ma non la malattia vera e propria. Imbonimento.

            Nel nostro argomento uno psicologo che deve giudicare l’idoneità di una donna mi fa semplicemente ridere. Di pari, capirai perché me ne frego degli 80 studi ecc. e dei loro metodi di indagine che reputo risibili.

            La frase ti sembra assolutistica… lo immaginavo. Ma la ripeto. E’ il mio dogma di rispetto per l’essere umano Un uomo non può disporre donazione usando un altro essere umano (I tuoi esempi trascurano la particolarità che nel nostro caso c’è comunque un contratto prestabilito … ed un industria alle spalle). Ma dato che reputo che per te non è così desidero che mi spieghi il perché se il “dono” è consentito non deve essere riconosciuto un segno di riconoscenza sincera come regalare 100.000 dollari. Perché sarebbe, per te, immorale?

          4. Toni

            ostenta* come certificazione…
            volte* a rimuovere….

          5. MicheleL

            Letto e meditato. Proseguiremo la prossima volta.

          6. giovanna

            Trollona, dai, a me puoi dirlo, hai qualche controllo medico o hai da trollare massicciamente su qualche altro sito ?.
            Oggi sei sparita del tutto, con tutti i tuoi cento horror-nick, e ti succede con una certa regolarità, seppure troppo raramente !
            Sono troppo curiosa !

            La cosa negativa è che poi, quando ti riaffacci, ci fai scontare l’aria pulita che abbiamo respirato, inondandoci di horror-nick con quantità industriali di puzzette da spargere per recuperare !

    3. Sebastiano

      “L’abuso è doppio ed evidente…”

      Vero: uno è nei confronti della “fattrice”, l’altro nei confronti del bambino.
      Ma chissà quando te ne accorgerai…

    4. Engy

      Generosità da una parte e desideri individuali concepiti come sacri diritti da soddisfare dall’altra: la sostanza sembra essere questa ed è una posizione legittima, che comporta comunque, come sempre, un’assunzione di responsabilità.
      Per questo, ancora una volta (mi chiedo e) chiedo perchè chi sostiene (legittimamente) questi argomenti, e mi rivolgo alle donne, non lo faccia per prima e non sensibilizzi altre donne a farlo, perchè non si propongano per prime, magari anche con inserzioni sui giornali, e non convincano amiche, colleghe, sorelle, cognate, madri ancora in grado …?
      No perchè è facile dire sì tanto poi lo fanno altre, così come è facile parlare di libera scelta di prostituirsi tanto mica lo dobbiamo fare noi o i nostri figli.
      E se si dice di no a questa cosa che propongo, occorrerebbe trovare argomenti molto convincenti che, al momento, non intravedo, e dicendo un qualsiasi no, ecco che emerge in tutta la sua drammaticità, la verità vera!

      1. giovanna

        Giusto , Engy !
        E’ quello che ho detto allo spaventoso Galasi che commenta su facebook e , a sentir lui, dotato di innumerevoli amichette :” visto che la donna è libera di regalare il figlio, secondo te, immagino consiglieresti alle tue amichette di restare incinte e regalare il figlio a una coppia di gay, vero ?”
        Secondo te, mi ha risposto ? 🙂
        Questa gente è sempre e comunque dalla parte del più forte, dalla parte del denaro, dalla parte della prevaricazione del debole, cara Engy.

        1. Engy

          esatto.
          Poi forse non sembra, ma partire da se stessi, dal porre la domanda a se stessi, aiuta (insieme ovviamente ad altre riflessioni) a vedere più chiaro, soprattutto riguardo certi temi “sensibili”.

  4. Francesco M.

    Grazie per testimoniare la Verità.

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