
Gli ispanici votano Trump in Florida, Biden cerca di correre ai ripari

Bastano pochi dati per capire perché sia Joe Biden che Donald Trump puntano energie e risorse economiche sulla Florida: lo stato americano è da sempre cruciale per le elezioni presidenziali, poiché mette in palio 29 grandi elettori (un decimo di quelli necessari per essere eletti). Inoltre, dal 1964 il candidato vincente in Florida si è sempre aggiudicato anche la presidenza, ad eccezione del 1992, quando George Bush senior fu sconfitto da Bill Clinton.
NON BASTANO I SOLDI DI BLOOMBERG
Quattro anni fa Trump strappò la Florida a Hillary Clinton con un’incredibile rimonta per un soffio (49% dei consensi a 47,8%). Ma a questo punto della corsa, la candidata democratica dominava secondo i sondaggi nelle preferenze della popolazione ispanica (59% contro 36), che costituisce il 27 per cento del totale. Secondo l’ultimo sondaggio diffuso una settimana fa da Nbc-Marist poll, invece, oggi il gradimento degli ispanici si divide a metà tra il candidato repubblicano e Biden.
La debolezza dei democratici è tanto evidente quanto l’importanza della Florida per le elezioni del 3 novembre, così il miliardario newyorkese Mike Bloomberg ha annunciato che donerà 100 milioni di dollari a Biden da spendere in Florida per aiutarlo a vincere. Al di là dei fondi, sono diversi i motivi che indeboliscono l’immagine del duo Biden-Harris nello stato dove vivono decine di migliaia di americani di origine cubana, dominicana e venezuelana.
«NESSUNO È SUPER ECCITATO DA BIDEN»
Javier Fernandez, candidato democratico che corre per un posto da senatore in Florida in un’area dove 7 abitanti su 10 si definiscono ispanici o latini, ammette: «Qui nessuno è super eccitato da Biden», ha dichiarato all’Associated Press. E questo nonostante molti ispanici non abbiano visto di buon occhio la tolleranza zero utilizzata da Trump verso gli immigrati al confine con il Messico. «Quando ha separato le famiglie, i bambini dai genitori, ha perso il mio voto», dichiara il 70enne di origini cubane, Ernesto Palacios. «Questo però non significa che voterò per Biden. È troppo soft e vicino a slogan come “togliamo i fondi alla polizia”», una delle parole d’ordine di Black Lives Matter. Il vicino di Palacios, Juan Guzman, scappato dal regime di Fidel Castro quando aveva 15 anni, fa capire bene perché per il democratico non sarà facile in Florida: «È un socialista. Non esiste che voti per lui».
Trump, incontrando diverse comunità a Las Vegas e Phoenix, ha affermato sicuro: «Qui la gente vuole l’apertura del confine meridionale e anch’io la voglio. Ma la gente vuole anche che l’immigrazione sia legale, come me». Da questo punto di vista, Biden è in difficoltà tanto quanto Trump, visto che durante la presidenza di Barack Obama, quando lui era vicepresidente, i respingimenti al confine meridionale hanno raggiunto numeri molto simili a quelli del tycoon.
L’ASTENSIONE GIOCA A FAVORE DI TRUMP
Lo sfidante democratico di Biden, Bernie Sanders, aveva il totale appoggio della popolazione ispanica, avendo promesso sanità e college gratuiti anche per chi entrava illegalmente negli Stati Uniti. Inoltre aveva giurato di rendere l’immigrazione clandestina un reato civile e non più penale. Biden non può proseguire su questa strada per evitare gli strali di Trump, che lo accusa di essere un «socialista» vicino ai movimenti più radicali. Così, però, non conquista il voto né degli ispanici contrari alle politiche immigratorie di Trump, né quelli che al contrario appoggiano la linea dura del tycoon. E l’astensione che potrebbe derivarne, spiega l’Ap, va tutta «a vantaggio di Trump».
Foto Ansa
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