
L’urlo, la droga e la sigaretta di Pavese

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Nel grande dibattito estivo sui giovani morti a causa delle droghe, le parole più sensate le ha detto un ex tossicodipendente a tempi.it. Per Josè Berdini, oggi guida della comunità di recupero Pars nel Maceratese, chiudere le discoteche o legalizzare le sostanze “leggere” sono soluzioni stupide. La prima si limita a nascondere il problema, la seconda spaccia per libertà l’ideologia sessantottina.
Di tutti quelli che hanno preso parte al dibattito, solo Berdini ha avuto il coraggio di fare i conti con quel che Ilaria Boemi, la ragazza trovata morta su una spiaggia a Messina, aveva scritto sul suo diario: «Siamo nati per morire con un urlo dentro che nessuno può sentire». Il problema è «l’urlo» ha spiegato Berdini, e se c’è qualcuno che abbia il coraggio di affrontarlo, offrendo una risposta che non sia solo farmacologia, repressiva, estemporanea. «Noi lavoriamo non per eliminare, ma per far riemergere tutto il grido nella sua portata infinita e per proporre un’ipotesi di risposta più vera della droga». Più vera della droga, ecco il punto.
L’unica soluzione, come dice Berdini, è una «lotta corpo a corpo con la droga», «in maniera anche feroce e banditesca», in compagnia di qualcuno che non abbia paura di proporti una «comunione fraterna». Come scriveva Cesare Pavese: «Da chi non è pronto – non dico a sacrificarti il suo sangue, che è cosa fulminea e facile – ma a legarsi con te per tutta la vita (rinnovare cioè ad ogni giornata la dedizione) – non dovresti accettare neanche una sigaretta».
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2 commenti
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Gent. sig Boffi,
le ultime righe del suo articolo sono una sorta di risposta ad un film visto recentemente atque casualmente con mia figlia Caterina;titolo “Disconecteed”. Sono storie di persone ingarbugliate da internet,specialmente la giornalista che vuol tirar fuori il ragazzo che si vende sui siti porno di internet..ma senza “quel corpo a corpo” che lei cita.
E così il ragazzo sceglie di rimanere dov’è.
grazie e cordialità
Luisa G
…quindi Ilaria Boemi aveva un urlo dentro. In verità credo che l’urlo dentro ci sia da quando Dio ci crea, da quando Egli ci disegna un’anima, unica ed irripetibile. L’urlo dentro sono convinta che l’abbiamo tutti.
E’ Dio che urla, che ci chiama: “Hey!, Ilaria, Sono qui!!, sono quaggiù, dentro di te!!, non cercarMi altrove, dove guardi, ascoltami!!” . Quante volte al giorno Lui ci chiama ma noi siamo distratti, o non sentiamo perchè non vogliamo sentire, o perchè anche gli altri che ci circondano non hanno mai saputo ascoltarLO…Sa, le cuffiette, la radio, la Tv, il computer, il lavoro, la scuola, le feste, i dolori, le gioie, la musica, la danza, la noia…Ma Lui era sempre lì, a urlare…..”Hey!, mi senti?? Voglio stare con te! ! Sono qui…solo ti chiedo di ascoltare….”