
U’Ranio pazzo, pardon, povero
Se la mucca avesse continuato ad essere “pazza” l’uranio si sarebbe “impoverito”? In questo fine ed inizio d’anno la “Sindrome dei Balcani” ha rubato la scena al povero bovino ammattito. Titoli in prima pagina su tutti i giornali, politici di ogni partito impegnati a far conoscere al popolo italiano la propria opinione e la vaga sensazione, dopotutto, di saper meno di prima. Ma, in realtà, la storia dell’uranio impoverito (depleted uranium, come lo chiamano negli Stati Uniti dove lo studiano, ne parlano e ci scrivono libri da almeno dieci anni) è una storia vecchia, vecchissima. Ma, si sa, in Italia ognuno è il ct della nazionale. Quindi, secondo logica, ognuno è anche il maggior esperto mondiale sugli effetti del “povero” uranio.
Uranio impoverito? Mai sentito parlare
A dare il buon esempio ci ha pensato Amato nell’intervista a La Repubblica. Già da qualche giorno sui maggiori quotidiani nazionali ci si interrogava sulle morti di nostri militari inviati in Bosnia durante il conflitto nel ’95. Individuati anche i responsabili dei decessi: i proiettili con le teste all’uranio impoverito in grado di perforare qualunque corazza di carro armato nemico. Il presidente del consiglio inaugurava lo “scaricabarile impoverito” ed in sostanza dichiarava: è colpa della Nato che non ci ha detto nulla. Ma noi, che non siamo delle teste di siluro, adesso gli chiederemo spiegazioni. A ruota Prodi che, a Radioanch’io, rendeva noto il suo pensiero alle genti italiche: “È chiaro che, se c’è anche un minimo rischio queste armi vanno abolite. E che se anche non ci fosse, non mi piace l’idea di usare armi così speciali, così offensive”. Ma chi glielo spiega a Prodi che le armi servono per essere “offensive”? E “speciali”? Forse preferirebbe un’innocua bomba “normale”? E non è mancato di dar fiato ai tromboni antistatunitensi Armando Cossutta che ha chiesto subito di slegarsi da quell’“inaffidabile e anacronistico organismo che è la Nato”. Ci si mette di mezzo pure Ciampi: “la Nato ci dica la verità” tuona spazientito. Ma forse avrebbe fatto meglio a guardare in casa nostra. Possibile che nessuno sapesse? Comunque, tanto per fugare i dubbi, il governo “scarica” sulla Nato le responsabilità. Nel centro del ciclone si trova Sergio Mattarella, ministro della Difesa. Anche il ministro sembra cadere dalle nuvole. Il 27 settembre del 2000 aveva dichiarato: “In Bosnia non sono mai stati usati proiettili all’uranio”. E solo undici giorni prima (il 16 settembre) il sottosegretario alla commissione Difesa, Gianni Rivera, aveva assicurato che: “nessun armamento e munizionamenti di uranio impoverito è stato utilizzato in Bosnia”. Mattarella ci ripensa e qualche mese dopo chiede alla Nato che gli risponde: “sì l’uranio impoverito l’abbiamo usato. Non lo sapevate? Eppure è dalla guerra del Golfo che noi lo utilizziamo. È economico e permette di sfondare i carri armati. Sono ormai dieci anni che combattiamo nei tribunali contro le associazioni dei reduci per convincerli che non è l’uranio la causa dei loro mali. Comunque, basta guardare sul sito Internet della Nato. Lì è tutto documentato dal ‘96”. A Mattarella gli viene un colpo e chiede subito le mappe. “Ma dove l’avete sparato” chiede? Gli inviano le mappe. E Mattarella scopre il segreto di pulcinella.
Uranio impoverito? Lo sapevano tutti
Degli effetti dell’uranio impoverito se ne parla da parecchi anni. Si iniziò dopo “Desert Storrm”. Molti soldati statunitensi iniziarono a lamentare disturbi più o meno seri, da crisi di insonnia a nascita di figli malformi. E si incominciò a interrogarsi sulle possibili cause di queste anomalie. Sono state condotte diverse indagini. C’è chi attribuisce la causa di questi problemi all’uranio, chi allo stress post bellico, chi a medicinali fatti ingerire ai soldati per proteggerli dal gas nervino. Test e controtest dimostrano un’indiscussa verità e il suo contrario. Poco ci vorrebbe a fare due più due e, perlomeno, a sospettare che l’uranio sia presente anche nelle armi utilizzate in Bosnia. Ma il nostro governo probabilmente non c’è arrivato tanto che Armando Novelli, generale capo dell’ufficio delle operazioni dell’Esercito, ammette che “di proiettili all’Uranio impoverito utilizzati in Bosnia non se ne è mai parlato”. Ma dalla guerra in Bosnia in poi se ne discute fin troppo. Non in cenacoli di eruditi o su riviste scientifiche ma nelle aule del parlamento. E non solo per le continue interpellanze di Lega e Comunisti ma anche per esplicita richiesta di una senatrice diessina, Tana De Zulueta. Con il suo intervento sui rischi dell’uranio impoverito si guadagna calorosi applausi e strette di mano. Poi, più niente. È il 27 luglio del 1999. Solo un due mesi prima Brutti, il sottosegretario per la Difesa, aveva sentenziato in Senato: “Il governo italiano si impegna a favorire tutti gli accertamenti che sono in corso con il massimo di speditezza”. Tutti sapevano, o avrebbero dovuto sapere. Tanto che proprio in questi giorni l’ex ministro dell’ambiente Edo Ronchi ha candidamente ammesso: “Quel che mi colpisce è questo senso di novità, di sorpresa. Eppure sin dal ’99 era tutto noto, al punto che fu varata una Commissione europea presieduta dal finlandese Teka Haavisto”.
Uranio impoverito? Tanto rumore per nulla?
Il caso monta sui giornali, il governo va in panne. Non passa giorno che il governo affermi qualcosa di cui si trova la smentita il giorno seguente. Intanto cresce l’allarme, in rapida successione compaiono le notizie che sui Boeing 747 c’è uranio impoverito, che è usato come materiale per la schermatura dalle radiazioni e che ne siamo circondati. E i nostri ragazzi inviati in Kossovo? In più di un’intervista marescialli e capitani dell’esercito assicurano che tutte le precauzioni sono state prese. I militari sapevano come comportarsi. E i civili? “Ah già, chi è che li doveva avvisare?” si starà ancra chiedendo Mattarella. In uno stato di gran confusione anche il maresciallo Domenico Leggiero, il primo a sollevare la questione dell’uranio impoverito, confessa che: “Ora vedo che si è scatenata una specie di caccia alle streghe, noi cerchiamo di muoverci con la massima cautela prima di dare una notizia e invece c’è sempre chi non si cura delle conseguenze e spara”. Ma molti esperti aspettano a prendere una posizione così netta contro l’uranio impoverito. Sono molti gli studi e le ricerche che dimostrano, di fatto, il contrario. L’uranio sarebbe quindi del tutto estraneo alle morti dei soldati italiani. Ma adesso chi glielo dice ad Amato, Prodi e Mattarella che devono, di nuovo, ritrattare tutto?
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