Uno spiraglio di luce negli Usa dopo l’attentato a Trump

Di Leone Grotti
16 Luglio 2024
Sia il leader repubblicano che Biden si sono rivolti agli americani invocando l'unità. Per un giorno non c'è stato spazio per le consuete critiche apocalittiche al "nemico". È la strada giusta
Veglia di preghiera a Milwaukee dopo il tentato assassinio di Donald Trump
Veglia di preghiera a Milwaukee dopo il tentato assassinio di Donald Trump (Ansa)

Le ore concitate che sono seguite al tentato assassinio dell’ex presidente Donald Trump hanno paradossalmente mostrato un timido riflesso dell’America migliore, quella che si fatica a scorgere da otto anni a questa parte.

Condanna unanime della violenza, senza se e senza ma, toni concilianti verso gli avversari politici, fair play fino a pochi giorni fa impensabile. Insomma, un «passo indietro», come suggerito da Joe Biden, rispetto ai toni da apocalisse che vengono utilizzati dai giornali da anni.

Il «passo indietro» di Biden

Subito dopo l’attentato, Biden ha mantenuto forse per la prima volta la promessa fatta quattro anni fa a tutti gli americani: «Voglio risanare l’anima americana. Prometto di essere un presidente che cerca non di dividere, ma di unire». Il leader democratico ha condannato con forza l’attacco affermando che «non c’è posto per questo tipo di violenza in America». Ha chiamato Trump al telefono, ha assicurato le sue preghiere e in un videomessaggio alla nazione ha ricordato che «non possiamo continuare su questa strada», che nonostante le divergenze politiche «non siamo nemici» e che dobbiamo «restare uniti».

Qual è la «strada» citata dal presidente democratico su cui gli Stati Uniti non possono proseguire? È quella dell’odio sguinzagliato senza freni sui giornali, nei messaggi social e nelle dichiarazioni alle televisioni.

Quei paragoni Trump-Hitler invecchiati male

Lo stesso Biden ne sa qualcosa. Pochi minuti prima dell’attentato, riferendosi a Trump, scriveva sui social: «Gli americani vogliono un presidente, non un dittatore». E due settimane fa, lo attaccava così: «Donald Trump è un’autentica minaccia per questo paese. È una minaccia per la nostra libertà. È una minaccia per la nostra democrazia. È letteralmente una minaccia per tutto ciò che l’America rappresenta».

Un titolo in prima pagina del Washington Post, invecchiato malissimo, recitava il giorno stesso dell’attentato: «Biden mette Trump nel mirino». In diversi articoli, il New York Times e lo stesso Washington Post hanno equiparato il leader repubblicano e Adolf Hitler. A dicembre Mike Godwin scriveva fin dal titolo: «Sì, va bene paragonare Trump a Hitler».

Il mea culpa della Cnn

Dopo l’incidente al Butler Farm Show, anche la Cnn, mai tenera con l’ex presidente, si è forse resa conto di avere oltrepassato il limite. Scott Jennings, uno dei collaboratori dell’emittente, ha dichiarato in onda: «Il paese è sotto shock e abbiamo davvero bisogno di unità».

«Mi spiace dirlo, ma la retorica attorno a Trump nelle ultime settimane secondo cui se vincerà le elezioni per il nostro paese sarà la fine, la nostra democrazia sarà distrutta e non ci saranno altre elezioni. Ecco, queste cose portano a delle conseguenze», ha aggiunto. «Questo estremismo iperbolico deve finire».

Trump: «Voglio riunire questo paese»

Anche il leader repubblicano ha fatto la sua parte. Dopo essere stato tratto in salvo, Trump avrebbe potuto attaccare i suoi avversari politici e capitalizzare immediatamente il consenso. Invece ha ringraziato in un messaggio i servizi segreti e le forze dell’ordine. Ha espresso condoglianze per la famiglia della persona uccisa e per quella del sostenitore ferito.

Poi ha deciso di riscrivere completamente il discorso che terrà giovedì alla convention repubblicana, che lo designerà candidato del partito per le elezioni di novembre. «Il discorso che avevo preparato sarebbe stato una bomba, uno dei più incredibili» mai fatti, ha dichiarato al Washington Examiner. Ma in seguito all’attentato, «sarà completamente diverso. C’è una possibilità di riunire questo paese. Mi è stata data questa possibilità».

Basta con le critiche apocalittiche

Non bisogna farsi troppe illusioni. È probabile che quando lo shock sarà passato, con l’avvicinarsi delle presidenziali, i toni torneranno a essere ruvidi e gli attacchi feroci. Ma la speranza è che le critiche restino sul piano politico e non virino su quello apocalittico come negli ultimi anni.

Se nessuno sa come riportare un paese profondamente diviso come gli Stati Uniti all’unità, i candidati alla presidenza hanno dato un primo buon esempio. La speranza è che anche i media imparino a seguire questa strada.

@LeoneGrotti

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