Unioni gay. Luigi Negri: «A una certa sinistra dico che serve un dibattito, non un ricatto ideologico»

Di Laura Borselli
29 Giugno 2014
Intervista al vescovo di Ferrara: «Il matrimonio omosessuale è stato trasformato in ossessione dai media. Per fortuna tanti giovani hanno tagliato il cordone con il Sessantotto e hanno un'attenzione nuova ai problemi, educazione in primis»

Una ossessione. Per monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, l’insistenza con cui i media pongono periodicamente il tema delle unioni omosessuali ha qualcosa di patologico. Soprattutto, osserva l’alto prelato, «in un un paese che ha ben altri problemi più radicali, come quello di uscire da una crisi economica e da una crisi morale e culturale non meno spaventosa. C’è una pressione massmediatica tale per cui sembra che il problema dei matrimoni gay sia un problema reale e addirittura il problema più urgente del nostro paese».

Eccellenza, c’è secondo lei un modo per tutelare i diritti delle persone conviventi, omo ed eterosessuali, senza mettere in discussione l’idea di famiglia? Oppure considera che ogni tipo di intervento in quel campo metta in pericolo, anche indirettamente, la cellula fondamentale della società?
Sul piano giuridico amministrativo si possono realizzare degli interventi che tendano ad equiparare la condizione dei cittadini italiani a prescindere dalle loro pratiche sessuali. Ma non voglio entrare io in questi dettagli. Mi interessa però notare che l’ossessione con cui si è posto il problema è prevalentemente ideologica. Ci vuole un dibattito, non un ricatto ideologico. Forse non fa bene neanche a tanta sinistra passare da posizioni che richiamano una certa sensibilità di carattere morale legata ai valori fondamentali della nostra tradizione (che è anche quella laica, ricordiamo le due chiese di cui parlava Gramsci) a questo permissivismo dilagante. Mi fa pensare che aveva ragione il mio amico Augusto Del Noce quando diceva che, per diventare partito di governo, il Pci si sarebbe trasformato in un partito radicale di massa. Non sbagliava, Del Noce.

Questa è una battaglia che quasi sicuramente i cattolici perderanno. Qual è la sua preoccupazione pastorale?
Quello che io tento di fare da dieci anni. Cercare di formare un popolo cristiano, cosciente della sua identità, della sua originalità etica e teso a comunicare questa vita nuova a tutti gli uomini che incontra in questo mondo con la certezza di portare ciò che tutti desiderano. Un popolo missionario. Nella missione è contenuta tutta la capacità di accoglienza e di dialogo che nella Chiesa è stata realizzata nei secoli. Molte famiglie della mia diocesi hanno reagito con estrema chiarezza di fronte ad iniziative “pansessuali” intempestive che, senza chiedere la loro approvazione, hanno fatto la comparsa nelle scuole dei figli. E devo dire che tanti dirigenti scolastici di fronte alla loro decisione sono dovuti tornare sui propri passi. I cosiddetti giovani che oggi hanno tra i 30 e i 40 anni, che hanno tagliato il cordone con il Sessantotto e non hanno il problema di dimostrare di essere libertini, sono molto attenti alla questione educativa. Partiamo da qui. Se nella Chiesa si collegano queste esperienze vive si fa una rivoluzione. Con questo metodo negli anni Sessanta Giussani riformò profondamente il movimento di Comunione e liberazione.

Auspica una mobilitazione della società civile simile a quella che ci fu nel 2007 col Family Day? Lei parteciperebbe?
Io parteciperei ma non credo che nella situazione in cui si trovano le Chiese in particolare in Italia sia possibile uno scatto religioso-culturale e civile come quello che le rese protagoniste del Family Day. Non so dove siano finite e dove stiano finendo le energie morali e intellettuali di impegno socio politico di tante realtà e anche Chiese italiane.

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12 commenti

  1. Diego

    Contrariamete all’opinione del Nostro Vescovo Negri che sostiene le coppie omosessuali argomento superfluo alla moralità della Sua congregazione, affermando che ci sono questioni di maggiore urgenza da trattare, io credo che l’argomento ha certamente impatto morale oltre che meritevole di argomentazione, piuttosto che di ‘silenzio’.

    Lo stesso silenzio rappresentato pochi giorni fa nella Nostra città; Un silenzio simbolo di chiusura e di invito alla chiusura.

    Dire o non dire?

    Rimandare o non rimandare?

    Per quanti anni ancora?

    Ci sarà sempre un argomento più urgente?

    È moralmente giusto impedire un sentimento in quanto omosessuale?

    Il silenzio, favorisce l’idea collettiva che l’omosessuale basa i suoi rapporti su incontri occasionali privi di affetto?

    Gli eterosessuali si trovano ad avere rapporti che divengono occasionali, con altri/altre persone conosciute da poco, in un bar, un pub, discoteca, supermercato o chat e nella speranza di costruire una relazione stabile.

    La speranza è eterosessuale??

  2. Gilberto

    Non mi sembra che negri sia stato sempre all’insegna del dialogo. Se parti con il piede del patologico non dialoghi, semplicemente esclusi. O il dato sulla realtà è sempre l’opinione di un singolo?

  3. Alessandro

    E di Berlusconi e Pascale a favore dei matrimoni *e delle adozioni* da parte coppie gay, e di Feltri che si iscrive all’Arcigay, ne vogliamo parlare? Liberismo, dice l’ex Cav. Sì, col c..o degli altri.

    1. leo aletti

      Si deve sempre partire da cosa è matrimonio, altrimenti si ritorna al bunga bunga neo pagano.

  4. Andrea (uno dei tanti)

    E di cosa vuoi dibattere se la posizione è no assoluto, nessun riconoscimento?

    Anche se togliessero la pensione di reversibilità (personalmente sono contrario) e confermassero un divieto totale, assoluto alle adozioni che discuti a fare?

    Non mi vengano a dire che in quel caso accetterebbero le unioni civili.

    E’ il metodo democristiano: discutiamone quanto volete, basta che non si decida.

    1. beppe

      andrea, cosa c’è da riconoscere? te lo ripeto: in camera da letto ognuno faccia quello che crede. la costiituzione RICONOSCE la famiglia per tutelare il bene della prole. i gay non sono prolifici e non c’è niente da riconoscere e da ripagare. se io decidessi di fare COPPIA ( e non FAMIGLIA) con qualcuno secondo i miei capricci, non mi sognerei di rompere i c…ni allo stato e ai contribuenti.

      1. filomena

        Allora chi decide “deliberatamente” di non mettere al mondo figli, semplicemente perché non ne vogliono, pur essendo sposati non hanno diritto alle tutele del matrimonio e non sono una famiglia?
        Attenzione perché così tagli fuori tanti eterosessuali, cattolici, bianchi e magari politicamente di destra. Non so se ti conviene sostenere queste sonore stupidaggini.

        1. Marturano

          Dunque, secondo lei chi non sostiene i presunti “diritti” gay è per forza “cattolico, bianco, di destra”? Beh, complimenti per la sua illuminata capacità di superare ogni cliché e di documentarsi in modo serio, rigoroso e imparziale.
          Saluti

          1. Nino

            Chi non sostiene i “diritti” (non presunti) delle persone a prescindere dal loro orientamento sessuale è principalmente (ma non esclusivamente) cattolico, bianco (in italia siamo ancora la stragrande maggioranza) e … conservatore (la destra e la sinistra ho difficoltà a definirle oggi)

            A Beppe ripeto quello che ho già scritto più volte se:

            “la costiituzione RICONOSCE la famiglia per tutelare il bene della prole. i gay non sono prolifici e non c’è niente da riconoscere e da ripagare. se io decidessi di fare COPPIA ( e non FAMIGLIA) con qualcuno secondo i miei capricci, non mi sognerei di rompere i c…ni allo stato e ai contribuenti.”

            (io non credo che dica questo, ma lasciamo perdere) allora si dovrebbe proibire l’accesso al matrimonio alle donne che hanno più di 60 anni che a volte, ti sembrerà strano, decidono di fare coppia con qualcuno e ritengono di essere una famiglia e, non ci crederai, si sposano perfino (mi risulta a volte anche in chiesa). A questo punto forse dovremmo almeno chiedere a chi si vuole sposare almeno un certificato medico che dichiari che sono entrambi in grado di procreare (se poi lo faranno non lo sappiamo), caratteristica (la capacità di procreare) che neanche la chiesa richiede per il matrimonio religioso (tanto che non può essere causa di annullamento del matrimonio)

  5. leo aletti

    grazle Mons Luigi Negri.

  6. Cisco

    La chiosa di Mons. Negri mi sembra la presa d’atto che si debbano sempre più responsabilizzare i cattolici laici, che ormai non possono più contare sul sostegno chiaro e univoco delle gerarchie. Questo aiuta anche a vincere certo clericalismo e mettere in pratica quanto indicato dal Vaticano II.

    1. Paolo

      San Pio X un giorno ha chiesto a dei cardinali quale fosse lo strumento più necessario per salvare la società: uno rispose costruire scuole, un altro più chiese, un terzo promuovere le vocazioni sacre. No. La cosa giusta era di formare un manipolo di laici immuni al male e convinti nella fede, uomini di Dio, come ha voluto il Vat.II, alleluia!

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