
Un’idea (non sindacally correct) per il sud
Mentre nel Sud lo stabilmento di Termini Imerese rischia di chiudere e la disoccupazione è a livelli altissimi, le imprese del Nord delocalizzano spostandosi nell’Europa dell’Est, in Asia, in America Latina. Perché non preferiscono la Calabria, la Sicilia, la Basilicata, aiutando così a rendere più equilibrata la situazione occupazionale nel nostro Paese? Basta interrogare qualche medio imprenditore. La globalizzazione è un fatto e quindi bisogna confrontarsi con le imprese di tutto il mondo, ma in Italia il costo del lavoro, soprattutto il costo per la previdenza e l’assistenza, è proibitivo, la tassazione è altissima e forme contrattuali diverse dal lavoro a tempo indeterminato assolutamente non convenienti. Qualunque persona di buon senso capirebbe che per incrementare l’occupazione al Sud bisognerebbe diversificare, prevedere non salari ma contributi ridotti, regimi fiscali diversi e semplificazione dei contratti di lavoro. Ma l’egualitarismo sindacale, una volta di più, per difendere il principio teorico, uccide l’uomo concreto e si oppone a qualsiasi inevitabile diversificazione. Vada pure in Romania l’imprenditore del Nord, rimanga disoccupato il meridionale, ma salviamo l’ideologia. Salviamo soprattutto il potere dei nuovi costruttori di grida, costruttori di leggi e di principi che rimangono inapplicati… Adelante Pedro, con juicio.
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