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Le ha provate tutte, il governo di Recep Tayyip Erdogan, per impedire ai turchi di scendere in piazza «contro il dittatore». Ha proibito le manifestazioni, ha vietato l'ingresso alla città di Istanbul, ha cercato di cancellare foto e video delle proteste dai social media, ha arrestato giornalisti e fotografi perché non si parlasse dei disordini. Ha definito «violenti» e «terroristi» i giovani che pacificamente hanno fronteggiato la polizia per chiedere «giustizia». Ma non è servito.
Proteste senza fine in Turchia
Nonostante gli sforzi e la mobilitazione di un imponente apparato di sicurezza, da otto notti consecutive migliaia di persone protestano a Istanbul (e non solo) per l'arresto del popolare sindaco Ekrem Imamoglu, fermato sulla base di accuse di corruzione e legami con il terrorismo alla vigilia delle primarie del Partito popolare repubblicano (Chp), che l'avrebbero visto diventare lo sfidante ufficiale di Erdogan alle prossime elezioni presidenziali.
L'arresto è stato definito ...
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