
La preghiera del mattino (2011-2017)
Una fallocentrica lezioncina di femminismo alle femministe di Repubblica
Il Correttore di bozze è un veterofemminista, nel senso che gli piacciono le femmine anche da vecchio. Chiaro che detto così il concetto appare un po’ fallocentrico, ma in fondo, pensateci, se è vero che la volgarità è negli occhi di chi guarda, allora anche il fallo è nella testa di chi legge (scemo chi legge). Quindi chi si indigna sa di esserlo. Il Correttore di bozze ha la coscienza a posto e sente di non avere nulla da nascondere, perché lui alle femmine gli vuole bene veramente.
Infatti stamane la spiccata parte femminile che c’è in lui ha vibrato di emozione quando ha letto su Repubblica il pezzullo di Natalia Aspesi che celebrava la vera grande, anzi grandissima rivoluzione di questa legislatura: «Finalmente – scrive la Aspesi – dopo tante rivendicazioni, brontolii, scontri sulle quote rosa, le donne stanno invadendo la politica». Mai uno scialo di punti esclamativi è parso più indispensabile di questo: «Presidenti della Camera (in passato però anche la Pivetti!), senatrici e deputate, assessori regionali (6 su 10 in Lazio!), la capogruppo M5S alla Camera (antipatica, ma per fortuna il movimento impone una veloce rotazione) e chissà quante ministre».
Speriamo davvero che siano una camionata, queste ministre. E fa ninente se sono stronzette, perché per fortuna il Movimento Cinque Stelle le donne le cambia a rotazione. Questo sì che è far girare la patonza. Ha proprio ragione Repubblica, è un mondo cambiato ormai: da oggi si accettano solo capigruppo femmine, l’importante è che respirino e abbiano la cosetta che sappiamo. Antipatiche o simpatiche, Aspesi o Pivetti, fosse per il Correttore di bozze, si potrebbe anche vietare l’accesso in Parlamento ai maschi. Viva le femmine roteanti!
Pensate che bello se un domani in Parlamento ci fossero solo femmine. Allora davvero la politica si riavvicinerebbe al paese reale. Per esempio, oggi nella stessa edizione di Repubblica, la neo deputata Michela Marzano – grande scrittrice ma soprattuto donna, anzi Donna, una donna che “se non ora quando?” – nella sua imperdibile rubrica “Diario di una matricola” si occupa con la tipica professionalità femminile di un problema devastante. Il problema dei problemi. «Pare che al Ristorante di Montecitorio riservato agli Onorevoli sia da sempre così», scrive la Marzano, anzi Marzano, senza la. «I prezzi, dopo le proteste di tanti cittadini, si sono ormai adeguati quasi del tutto al mercato, ma le lame dei coltelli restano le stesse. Non tagliano, esattamente come quelle dei “coltelli finti” delle mense scolastiche o delle sale pasto degli ospedali psichiatrici. (…) In periodo di tagli radicali, si affilano tutti i coltelli tranne quelli del Ristorante. Inutile sperare di godersi in pace una bistecca ai ferri. Meglio un panino in piedi alla buvette. Mangiato in fretta e in furia al bancone del bar, visto che alla buvette non c’è modo di sedersi». Coltelli che non tagliano. Panini mangiati in piedi. Quale maschio avrebbe mai avuto la forza di scodellare verità tanto scomode? Altro che casta fallocentrica. Più femmine per tutti. Altro che Pivetti. Più Marzano per tutti. Avanti così, vogliamo un Parlamento tutto rosa.
Anzi no. Perché non tutte le femmine sono donne. Repubblica glielo spiega da anni, al Correttore di bozze, e lui non l’ha ancora capito. Le femmine del Pdl, infatti, per dire un partito a caso, secondo la Aspesi dovrebbero restare a casa a fare il soffritto. Perché è vero che il partito di Berlusconi è stato «il primo a dare visibilità alle donne», ma era chiaramente per mostrare «più le loro gambe che la loro sapienza». Adesso invece in Parlamento le donne sono di qualità. Hanno una sapienza smisurata. Le femmine del Pdl, invece, a parte le gambe, esibiscono solo «la totale fedeltà al capo». Il Cavaliere «ha indurito la loro grazia» e quelle non hanno «mai un’idea loro». Sanno solo «ripetere in qualsiasi occasione le stesse tiritere». Quelle del capo, ovvio. E se dicono le stesse cose che pensa Berlusconi non è perché magari sono d’accordo con lui. Sono notoriamente prive di capoccia e non pensano: sanno solo ostentare la loro odiosa «sottomissione cieca» al Babau. Quasi spiace che siano anch’esse femmine. Speriamo solo – si augura la Aspesi, e con lei il Correttore di bozze – che questa «antica e perniciosa virtù femminile», la sottomissione al capo, «non ottunda anche le nuovissime Cittadine». Così finalmente avremo un sacco di femmine che pensano e dicono un po’ il cazzo che pare a loro, purché sia diverso da quello che dice il capo. È vero, così sarà più difficile capire chi governa cosa e quale partito la pensa come. Però almeno non vedremo mai più tutte quelle gnocche con le loro gambacce.
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2 commenti
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Questa storia di un parlamento composto di sole donne mi ricorda tanto un’antica commedia di Aristofane…
Una fra tante, nel PD la De Micheli si é fatta strada solo grazie alla sua intelligenza fine, il suo carattere aperto e le sue (due) grandi “idee”. LOL.