Un pezzo di legno non è solo un pezzo di legno. È la promessa su cui costruire il proprio futuro

Di Matteo Rigamonti
17 Agosto 2014
A Lentate sul Seveso (Mb) c'è una scuola d'eccellenza dove i ragazzi possono fare esperienza su sofisticati macchinari a controllo numerico e imparare le lingue per andare nel mondo.

polo-formativo-federlegno-1Sempre più spesso in Italia capita di incontrare singoli imprenditori che lamentano che scuole e istituti, specie quelli tecnici e professionali, non formano adeguatamente i nostri giovani. È anche per questo motivo che la disoccupazione giovanile ha superato il 40 per cento. Sono in pochi i ragazzi che sviluppano competenze valide e specifiche da spendere subito sul campo. Ma non sempre è colpa loro. La scuola italiana, in genere, a differenza della Germania, non li aiuta in questo cammino. Anzi, talvolta li ostacola. E così le imprese devono insegnare loro tutto da capo, prima ancora di poterli assumere.

COSA CHIEDONO LE IMPRESE. Quello che capita meno di frequente è che da questa esigenza diffusa si desti un’unità d’intenti e sorga l’intuizione di crearsi da sé la propria scuola. È ciò che ha fatto Federlegno Arredo a Lentate sul Seveso (Mb), raccogliendo questa esigenza dei suoi associati e inaugurando, ormai un anno fa, il Polo Formativo del Legno Arredo. L’Istituto di Lentate è stato aperto in collaborazione con Aslam, l’Associazione scuola e lavoro alto milanese, accreditata presso la Regione Lombardia come operatore nei settori della formazione, orientamento e servizi per l’impiego. Il primo anno di vita è stato l’anno scolastico 2013-2014 con una classe di studenti, ma l’anno prossimo saranno già tre.
«Prima di lanciarci in questa avventura, abbiamo condotto un sondaggio tra un centinaio di imprese del legno-arredo», racconta a tempi.it Giovanni Albetti, responsabile del Polo formativo, in pratica la persona che materialmente raccoglie le esigenze delle imprese per farle presente alla scuola. «Ciò che è emerso – prosegue – è stata innanzitutto l’esigenza, da parte dell’intero comparto, di reperire sul mercato del lavoro preparati operatori del legno, ma anche figure dalla vocazione più spiccatamente commerciale, che possano in breve tempo ricoprire incarichi di export manager, meglio se abili con le lingue e aperti alle nuove tecnologie, come solo i più giovani sanno essere».

LA SCUOLA DI LENTATE. L’anno scorso è partito il primo corso triennale di operatore del legno, con la possibilità di accedere al quarto anno per il diploma professionale di tecnico del legno, che corrisponde al III° livello di istruzione europeo e costituisce titolo a tutti gli effetti valido per l’accesso ai concorsi pubblici. Quest’anno, poi, non solo gli undici “primini” del triennale accederanno al secondo anno e ad essi si affiancherà una nuova prima classe, ma partirà anche, a ottobre, con la collaborazione della Fondazione Its Rosario Messina, il nuovo corso di export manager, sotto la veste di Istituto tecnico superiore (Its) post diploma, cui potranno accedere giovani che hanno regolarmente portato a termine i cinque anni delle superiori. Questo corso, in particolare, sarà presentato al Meeting di Rimini, in vista delle selezioni dei candidati che si terranno a settembre.

polo-formativo-federlegno-3TRADIZIONE E FUTURO. «Gli imprenditori del legno domandano giovani che conoscano il prodotto, i materiali, le modalità di lavorazione, ma anche i mercati di sbocco e le dinamiche della distribuzione», spiega a tempi.it Angelo Candiani, presidente di Aslam. «Ma soprattutto non vogliono disperdere, la tradizione, l’esperienza e il gusto per il bello che in quarant’anni e più si sono sedimentati nella cultura locale; che poi sono proprio ciò che fa del legno-arredo italiano un’eccellenza a livello mondiale».
Il Polo formativo serve proprio a garantire che questo passaggio di consegne avvenga e, da questo punto di vista, Aslam è una garanzia. A dimostrarlo è l’analoga esperienza avviata a Somma Lombardo (Va), dove vengono formati i manutentori di aeromobili, peraltro con sbocchi occupazionali assai interessanti: su 23 alunni della prima classe, ben 22 hanno già trovato un impiego, e solo perché uno ha scelto di proseguire gli studi. Gli alunni del Polo di Lentate, in più, quando dovranno cercare lavoro, potranno fare affidamento sull’ampia rete di imprenditori associati a Federlegno, che sicuramente avranno quantomeno piacere a colloquiare i “loro” rampolli.

MEGLIO DI UN LICEO. E c’è di più. La forza di una scuola come il Polo formativo è stata anche quella di aver dato un importante contributo al superamento delle resistenze e del pregiudizio di chi, erroneamente, pensa che la formazione tecnica e professionale sia una formazione di “serie B”, per studenti svantaggiati. Quasi che solo il liceo possa assicurare un futuro ai nostri ragazzi. Che risulta ancora più paradossale, se si considerano, innanzitutto, le reali figure che il mercato del lavoro domanda, sia in Italia sia all’estero in questo difficile momento storico; ma anche che questo pensiero è radicato persino nella patria del legno arredo, laddove buona parte dell’economia gravita proprio intorno a sedie, cucine e mobili in generale. Dove hanno sede alcuni dei più noti marchi del Made in Italy, da Kartel a Flou, solo per citarne un paio. E dove fior fior di imprenditori hanno fatto la propria fortuna, come dimostra la vicenda personale e imprenditoriale di Giovanni Anzani, amministratore delegato di Poliform, che marinava la scuola e ora, invece, guida una multinazionale che ha raggiunto l’Australia.

polo-formativo-federlegno-2QUI SI IMPARA “FACENDO”. «I nostri alunni – racconta a tempi.it il coordinatore di sede, Giovanni Toffoletto – non sono poi così diversi e non sono tutti “studenti modello”. C’è chi si è iscritto subito dopo aver terminato le scuole medie e chi, invece, proviene da precedenti percorsi scolastici un po’ accidentati che non l’hanno soddisfatto pienamente. L’importante è fare loro una proposta; è così che si appassionano a ciò che fanno e, attraverso il legno, lo scontrarsi con la materia, fanno un’esperienza che li gratifica e li fa sentire più se stessi».
Il resto lo fanno gli abili maestri, tra i quali anche dei professionisti, come architetti che prestano il loro sapere alla scuola, e altri che insegnano la lavorazione manuale del legno e l’utilizzo dei macchinari a controllo numerico, gli imprenditori che vengono a raccontare la loro esperienza o a insegnare qualcosa del loro specifico settore, il rapporto con i compagni di classe e i tanti momenti di alternanza tra scuola e lavoro, con stage curricolari in azienda di 45 giorni al secondo anno del triennio e 60 giorni al terzo. Senza contare gli stage extracurricolari pomeridiani o estivi, per chiunque lo desideri. Un’opportunità unica, insomma, che c’è chi ha saputo e voluto cogliere. Come Francesco, che dopo un anno ha scoperto che «un pezzo di legno non è solo un pezzo di legno»; spunto profondo che ha dato il titolo alla mostra con cui Federlegno Arredo comunicherà al popolo del Meeting di Rimini tutta questa enorme ricchezza.

@rigaz1

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1 commento

  1. Sebastiano

    Articolo interessante. Come sarebbe interessante fare un raffronto completo tra il sistema scolastico della Germania (visto che viene citata) e quello nostrano, magari mettendo nero su bianco le cifre delle risorse poste a disposizione. Altrettanto interessante sarebbe verificare quante Aziende italiane investono in formazione: ho come l’impressione che l’esempio citato sia – per quanto eccellente – alquanto solitario, mentre la stragrande (se non la quasi totalità) delle aziende abbia abbandonato da tempo questa operazione sinergica con il mondo della scuola, magari pretendendo che quest’ultima si uniformi alle proprie particolari esigenze (cosa impossibile, tanto più in territori dove la crisi e il mercato hanno creato un vero e proprio deserto produttivo). Scuola che nel frattempo è stata vergognosamente depauperata di tutte le risorse a tal fine destinate: la riforma Tremonti – Gelmini ha decretato e officiato il funerale della istruzione professionale. La barzelletta della struttura attuale dell’alternanza scuola-lavoro è tutta lì a dimostrarlo.

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