
Un passaggio al Meeting
Se anche venisse accertato che uomini delle forze dell’ordine hanno compiuto azioni di violenza gratuita, come tali non sono da stigmatizzare ma da punire nei modi previsti dala legge, niente può cancellare quello spettacolo di cieca violenza e furia devastatrice visto nelle giornate di Genova. Le cosiddette “tute nere”, certo, ma non prendiamole come un alibi per voltare la faccia e non vedere il vuoto di educazione, cultura e ideali che, purtroppo, ormai allignano nel sentire comune delle nuove generazioni. Non c’è solo la furia devastatrice di piccoli gruppi alterati anche dall’uso di stupefacenti, come ha mostrato un servizio fotografico del Giornale. Ci sono, nel ventre della società, torbe di risentimenti alimentati in buona e cattiva fede anche da tanti adulti, politici, magistrati, giornalisti, che sembrerebbero quasi fornire giustificazione alle pulsioni di morte che abbiamo visto esprimersi in modo che tanto ci ha sgomentato e atterrito. Tutto ciò significa che il degrado umano e civile ha raggiunto estensioni molto più vaste di quelle che vediamo e ci rapresentiamo in immagini televisive e servizi giornalistici. Per questo, o anche per questo, nel numero che consegniamo ai lettori ci piace dar conto di un’esperienza, limitata ma esemplificativa, di un altro modo di concepire il rapporto tra giovani e adulti e fra questi e il mondo. In questo numero, quasi monografico, presentiamo per linee generali, uno degli eventi del’estate, che da anni si realizza in quel di Rimini e che significativamente intitolato all’amicizia e alla pace tra i popoli. In un panorama di estraneità e contrapposizioni sociali ricercate fino al compiacimento della violenza, veniamo a sapere che c’è chi da molti anni non si stanca di partecipare ai giovani un’esperienza che, con tutti i limiti e gli errori insiti in ogni umano tentativo, porta con sé l’evidenza di una pace e positività ultima che arricchisce la vita di tutta la società. Sembra quasi impossibile che un evento come il Meeting di Rimini, che ha ormai raggiunto un’eco internazionale e che rappresenta un punto di incontro di personalità, opere, istituzioni della più svariata provenienza politica e culturale, sia stato ideato da un uomo, un sacerdote, Luigi Giussani, e dalla compagnia creata dal carisma sulla breccia ormai da oltre cinquant’anni. Eppure così, da un ideale vissuto e partecipato instancabilmente ai giovani è nato un posto nel mondo dove l’inevitaile caduta nel male, nel risentimento, nella distruttività umana vengono sistematicamente giudicati, contrattaccati, trasformati in possibilità di bene per tutti. Comunque la pensiate, non crediamo che questa testimonianza di amicizia cristiana al mondo e in esso ai più deboli, ai poveri, agli ultimi sia alla ricerca di un nuovo tipo di riconoscimento da parte di chicchesia. Ma comunque la pensiate questo popolo è la prova, non l’unica ma certo sicura, di un ideale per cui la vita val la pena di essere vissuta. Per questo suggeriamo di incontrare, partecipare, vivere anche solo qualche giorno in compagnia di questo pezzo d’Italia che ha dimostrato, e dimostra nei fatti, l’amore per la libertà di tutti e in particolare per i giovani la cui educazione, destino, cioè introduzione alla realtà suggerendo un impegno reale e razionale con la totalità dei suoi fattori è oggi così spesso umiliata e negletta.
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