Un laicissimo promemoria per gli intolleranti che censurano il dissenso sulla 194

Di Redazione
11 Aprile 2018
L'intervento degno di nota del giurista Vladimiro Zagrebelsky in difesa del manifesto contro l'aborto affisso a Roma e poi oscurato



A proposito del manifesto di Pro Vita rimosso a Roma, c’è un articolo apparso ieri sulla Stampa che merita di essere ripreso, non solo per molte delle affermazioni che contiene, ma anche per la firma, che è quella di Vladimiro Zagrebelsky, magistrato italiano, giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo dal 2001 al 2010 (da non confondere con Gustavo). Zagrebelsky non è un cattolico, né ha mai mostrato simpatie per le cosiddette battaglie sui temi sensibili da parte dei cattolici, e pur tuttavia non ha potuto non stigmatizzare le richieste delle «associazione pro libertà di aborto, gruppi di donne e militanti politiche [che] ne hanno reclamato la rimozione, poiché ritenuto offensivo di una legge dello Stato e della libertà di scelta delle donne».
LIBERTÀ DI ESPRESSIONE. Nota il magistrato: «Nel nostro Paese la critica delle leggi è ovviamente libera, così come lo è la proposta di modificarle. Non solo, ma libera è anche la propaganda diretta a spingere a non usufruire di possibilità che la legge ammette». Osservazioni ovvie, spiega Zagrebelsky, ma che si rendono necessarie dopo la protesta di Monica Cirinnà e soci, che hanno avuto la «pretesa di zittire chi sente diversamente». Il punto è che, comunque la si pensi su quell’immagine, essa «non è falsa ed è veicolo di legittima manifestazione del pensiero. Agli intolleranti che si oppongono a quella che è spesso l’altrui intolleranza, va ricordato ciò che scrive la Corte europea dei diritti umani nelle sue sentenze: la libertà di espressione riguarda anche le forme utilizzate e “vale non soltanto per le ‘informazioni’ o le ‘idee’ che sono accolte con favore o sono considerate inoffensive o indifferenti, ma anche per quelle che urtano, colpiscono, inquietano lo Stato o una qualunque parte della popolazione”».
QUALE DIRITTO? Ricordando cosa prescrive la legge 194 che regola l’interruzione di maternità, a proposito dell’aborto scrive Zagrebelsky: «Non esiste un diritto rimesso alla sola scelta della donna». A maggior ragione perciò «è ben evidente che ogni critica alla legge, per restringere la portata o allargarla è del tutto legittima». Ecco la conclusione: «Per la salute della democrazia è importante che, contro la censura delle idee, non protesti solo chi della censura è vittima. La libertà è indivisibile. Sta o cade chiunque ne sia privato».

Articoli correlati

1 commento

I commenti sono chiusi.