Un figlio da tre genitori. A Londra l’ultima frontiera del “design” genetico

Di Daniele Ciacci
18 Settembre 2012
Servirebbe a curare figli con dna mitocondriale danneggiato. La Human Fertilisation and Embryology Authority apre una consultazione pubblica per sondare il parere degli inglesi. Polemiche: «È una mistificazione ipocrita»

La Human Fertilisation and Embryology Authority è un’organizzazione indipendente che monitora tutte le cliniche di fertilità del Regno Unito. Ieri, nel suo sito, l’associazione ha fatto partire una consultazione pubblica per discutere della possibilità di generare l’embrione a partire da tre diversi genitori. Questa innovazione permetterebbe di non trasferire al figlio i disagi legati al Dna mitocondriale, che risiede all’interno dell’ovulo femminile ed è alla base dell’energia del nostro organismo.

MITOCONDRI DANNEGGIATI. La nuova tecnica della fecondazione in vitro vuol rimpiazzare i mitocondri danneggiati della madre con quelli di un donatore sano esterno. Il figlio così prodotto avrebbe quindi il materiale genetico di tre persone: per il 99 per cento quello dei genitori, e per circa l’1 per cento del donatore. Si risolverebbero, così sostengono i ricercatori, disagi che colpiscono, ogni anno, un bambino su 200 nel mondo (uno su 5 mila in Gran Bretagna).

COMUNICAZIONE PARZIALE. «Useremo la nostra considerevole esperienza per spiegare le complicate aree di scienza e di etica al pubblico per generare un ricco dibattito aperto a tutti». Sono le parole del capo dell’Hfea, Lisa Jardine. Peccato che nel sito non si faccia riferimento al terzo genitore necessario per il trattamento. Il donatore non è mai “raffigurato” come persona umana, ma, in un video a corredo della spiegazione, come un ovulo.

“DESIGN” DEI BAMBINI. «Questo può anche essere considerato un riflesso del consumismo medico e del feticismo degli scienziati di impiegare i metodi più tecnologici» e dimenticandosi le questioni etiche. A dirlo è David King, direttore dell’Human Genetics Alert e fortemente restio al trattamento. «La tecnica proposta è non necessaria e altamente pericolosa perché crea un precedente e apre la strada al “design” di bambini geneticamente modificati». Una voce fuori dal coro è anche quella della Società per la protezione dei bambini non-nati, che bolla la consultazione pubblica sull’argomento come una «mistificazione ipocrita».

@danieleciacci

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