Un buon libro di Sergio Luzzatto spiega perché il popolo cattolico abbia tanta venerazione per il frate di Pietrelcina

Uno storico di famiglia ebraica, Sergio Luzzatto, ha scritto un buon libro su padre Pio. Un buon libro, perché ci ha presentato padre Pio fuori dal devozionale e dal distruttivo, che sono state tendenze proprie degli scritti dei cattolici sul santo di San Giovanni Rotondo. Dobbiamo a Luzzatto di aver descritto l’ambiente di padre Pio senza partito preso, ma anche senza omissioni, come quella dell’appoggio dato dai fascisti di Caradonna alla permanenza del santo a San Giovanni Rotondo quando Roma voleva trasferirlo. Non è un fatto nuovo l’ostilità di padre Agostino Gemelli e di Angelo Maria Roncalli alla figura del frate. Gemelli combinava il suo positivismo, mai eliminato, con il totalitarismo francescano, una sua nuova ideologia che riteneva san Francesco il solo stigmatizzato nella Chiesa. Fa sorridere pensare che, se padre Gemelli avesse sostenuto queste cose nel secolo XIV, si sarebbe trovato in compagnia dei Fraticelli, condannati appunto, guarda il caso, da Giovanni XXII, perché ritenevano Francesco un evento escatologico e apocalittico. L’ostilità di Giovanni XXIII appare ora più chiaramente documentata: tendeva a distruggere il frate e, con lui, il suo significato. Ciò contribuisce a una lettura di Angelo Maria Roncalli e a comprendere meglio lo spirito con cui egli convocò il Concilio Vaticano II.
Furono favorevoli a padre Pio Paolo VI, Giovanni Paolo II e, ovviamente, Benedetto XVI, i papi che condussero il santo di Pietrelcina agli onori degli altari. Ma essi avevano con sé il sentimento del popolo cattolico. E, come si sa, il consenso del popolo cattolico è un criterio per conoscere la verità della Rivelazione. Quale è il consenso che il popolo cattolico rende a verità di fede, poi messe a lato nella vita, della Chiesa postconciliare? Sono due le verità che padre Pio ha espresso nella sua persona. La prima è che l’umanità deve essere redenta dal potere del demonio e dal peccato, e ciò avviene mediante il sacrificio cruento del Cristo, causa formale della redenzione, che si manifesta sacramentalmente e realmente nel sacrificio della Messa. È questa verità, la Messa come rinnovamento della passione del Cristo in quanto redentrice, ciò che padre Pio rese visibile mediante il suo corpo e mediante le sue stigmate.
Il libro di Luzzatto ci dà una bella testimonianza. E mi fa piacere notarlo in uno storico di famiglia ebraica, che ha scelto come oggetto di storia una figura che è stata l’espressione, fisica e simbolica, del mistero di Cristo redentore e del rinnovamento del Sacrificio della Croce nella Messa. Non che Luzzatto sia un cristiano “anonimo”. Fortunatamente non lo è. Ma mostra quello che si può attendere da uno storico imparziale, cioè l’umiltà e l’obbedienza di padre Pio. Viene così posta in evidenza l’umanità di quel frate, la sua semplicità. Nel leggere questo libro, appare evidente che lo storico avverte che, su Padre Pio, è caduto un evento più grande della sua condizione di religioso cappuccino. Il consenso mondiale dei fedeli alla figura di padre Pio e alla sua santità è stato catalizzato dal fatto che egli dava testimonianza a verità della fede cattolica che, sotto la spinta del moderno e del postmoderno, il costume cristiano tendeva a fare impallidire. Sostenendo padre Pio anche contro il Vaticano di Giovanni XXIII, il popolo cattolico diede testimonianza a verità cristiane essenziali che la grande mutazione, conciliare e postconciliare, tendeva a mettere da lato. E la venerazione di padre Pio da parte del popolo cattolico ha esaltato il valore di corredenzione che ha la vita del povero cristiano semplice, come fu appunto padre Pio, partecipando, con le sue sofferenze, alla vittoria del Regno di Cristo contro il “principe di questo mondo”, contro il regno di Satana.
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