
ue agli struzzi (in pensione) o a chi lavora?
Quali gli elementi per orientarsi di fronte alle prossime elezioni europee? Due dati colpiscono. Il primo è che il futuro dell’Europa rischia di essere deciso da svolte del tutto emotive ed estranee ai suoi reali problemi. Senza la guerra in Irak, senza gli attentati, la Germania avrebbe, probabilmente, al potere Stoiber; la Spagna, i seguaci di Aznar; la pessima Costituzione europea non sarebbe approvata e la divisione sterile e disastrosa tra antiamericani di maniera e filoamericani acritici, non sarebbe così dominante. L’emotività nei confronti della guerra, sapientemente manovrata da chi sapeva di perdere il potere, ci ha fatto dimenticare che l’Europa degli anni ’90, quella che ha liquidato Kohl, Andreotti e i partiti popolari, quella di mani pulite, ci ha portato al declino.
Il secondo dato, sconcertante: nella pubblicità elettorale di certi schieramenti si parla di pensioni, di guerra, di assistenza, ma mai di lavoro. Il lavoro, tema cruciale dell’Occidente di destra e di sinistra, è diventato un tabù. Meglio spaventare gli europei rispetto alla loro collocazione internazionale; meglio rassicurarli rispetto a qualunque rischio. Infatti non si parla di lavoro come si parla di rischio terrorismo. Si vuole evitare di pensare che la vita è difficile. Si vuole illudere che si possa ottenere pace e sviluppo semplicemente urlando e chiedendo di farsi gli affari propri. Purtroppo, se non è vero che per fare la pace occorre fare la guerra, è vero che se si vuole la pace, occorre essere disposti a sacrificare la vita per amore, non per odio. Occorre essere disposti a rischiare. Così, se si vuole lavorare occorre essere disposti a condizioni che possono non essere ottimali; occorre tirare fuori le proprie potenzialità; occorre pensare che il nemico del tuo lavoro non è solo l’imprenditore cattivo, ma un mondo in cui anche gli altri vogliono quello che vogliamo noi. Occorre essere disposti a cambiare, a studiare, a innovare. Occorre sentire il cambiamento come un’opportunità, anche perché c’è chi non ha la forza per poter cambiare e quindi bisogna portare anche loro con il proprio sacrificio. è rischioso parlare così. Quindi, meglio spingere un’Europa in cui il nuovo simbolo è lo struzzo, quello che apparirà nel frontespizio della Costituzione europea o, meglio, lo struzzo con la testa sotto terra, seduto su una comoda cadrega.
*Presidente Fondazione per la Sussidiarietà
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