
«Putin voleva dividere gli ucraini, ma alla fine li ha uniti»

«Sì, c’è tensione in questo momento nel Paese, ma non parlerei di panico». Viktor Shlinchak, giornalista, editor in chief di Glakvom, politologo e presidente dell’Institute of World Policy, importante Think thank ucraino, è piuttosto chiaro nel descrivere l’attuale momento che sta vivendo l’Ucraina, dopo la recente escalation di tensioni diplomatiche che ha coinvolto Washington e Mosca.
In questa intervista esclusiva per Tempi, Shlinchak traccia con noi il quadro della situazione ed esprime alcune interessanti considerazioni sul futuro dell’Ucraina.
«Il tema della sicurezza nazionale è tornato nuovamente alla ribalta dopo che i nostri alleati Usa e Gran Bretagna hanno denunciato i piani della Russia. Ma, ripeto, non parlerei di panico. Nessuno dei miei conoscenti ha cominciato a fare urgentemente le valigie e a partire. Tuttavia, questo status non è una cosa nuova. Viviamo nella situazione di una possibile guerra con la Russia dal 2014, quando Putin ha tolto la Crimea all’Ucraina e ha armato i separatisti che, su ordine di Mosca, hanno proclamato le repubbliche di Donetsk e Luhansk come indipendenti dall’Ucraina. Queste cosiddette repubbliche sono ancora governate da Mosca, in particolar modo dall’entourage di Vladimir Putin».
Qual era l’obiettivo di questa mossa?
«Con la creazione di questa enclave, la Russia intendeva rallentare il movimento dell’Ucraina verso l’Unione europea e la Nato. A Mosca dicono costantemente che c’è una guerra civile in Ucraina, ma non è così. Se i mercenari, i comandanti e i dirigenti russi lasciassero questi territori e portassero via tutte le armi che hanno portato, saremmo in grado di riportare l’ordine in questi territori anche in maniera autonoma».
Ma la Russia sta davvero ammassando truppe al confine con l’Ucraina, come dicono Usa e Gran Bretagna?
«I servizi segreti stranieri di tutto il mondo stanno discutendo questa possibilità. Si tratta di informazioni confermate anche da think tank militari indipendenti, che monitorano i dati attraverso i satelliti e i social network. Tuttavia, voglio ricordare ancora una volta che il cosiddetto “addestramento” e il tintinnio delle armi agitano i confini dell’Ucraina dal 2014».
In Italia molti si chiedono quale sia davvero la strategia di Putin sull’Ucraina. E, soprattutto in questo momento, se lo scenario di un’invasione esista davvero.
«L’unico desiderio di Putin è quello di ricostruire il Grande Impero, dove i confini possono superare quelli dell’ex Unione Sovietica, e non può farlo senza l’Ucraina. Ora sta influenzando la Bielorussia. Il presidente russo ha anche “isole” di instabilità in altri paesi post-sovietici. Ci sono la Transnistria in Moldavia, l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud in Georgia. Le truppe russe controllano questi territori. Putin apparentemente vorrebbe controllare l’intero territorio dell’Ucraina, anche se non ha le risorse necessarie per prendere l’Ucraina con la forza. Tuttavia, gli ucraini sono pronti a difendersi».
Dunque, ci sono altri fattori sui quali Putin scommette?
«Suppongo che Putin abbia molta speranza in una crisi politica interna dell’Ucraina e nell’arrivo al potere di persone che scommettano sulla Russia. In questo caso, sarebbe in grado di controllare tutto, come è successo in Bielorussia. Ma ho cattive notizie per Putin. La società ucraina, come dimostra alcune analisi sociologiche, non è pronta ad accettare nessun politico filorusso, tanto che nelle intenzioni di voto i partiti filorussi non decollano».
In che modo la Nato e gli Stati Uniti stanno aiutando l’Ucraina?
«Gli istruttori militari della Nato hanno istruito e addestrato le singole unità delle forze armate dell’Ucraina per molto tempo. L’Ucraina ha anche sollevato la questione delle forniture di armi negli ultimi mesi, ed è un bene che abbiamo iniziato a ricevere aiuti in questo senso da Stati Uniti, Gran Bretagna e Polonia».
Cosa pensa della posizione degli Stati Uniti rispetto all’entrata dell’Ucraina nella Nato?
«L’ingresso dell’Ucraina nella Nato non è solo una nostra idea fissa. Ricordo che l’ex segretario generale dell’Alleanza Atlantica, George Robertson, ha visitato Kiev nell’autunno 2003, quando era ancora in carica. E dichiarò che l’Ucraina aveva già deciso la sua strategia di politica estera. Ora il nostro desiderio di aderire alla Nato e all’Unione europea è sancito dalla Costituzione. Più del 60 per cento degli ucraini sostiene questa idea. Ciò significa che siamo pronti ad accettare la prospettiva dell’adesione. Vorremmo avere più alleati all’interno della Nato in modo che possano aiutarci in questo percorso e non mettere la questione in secondo piano».
E dell’approccio dell’Unione europea alla questione ucraina che idea si è fatto?
«Osserviamo come l’Unione Europea sia abbastanza eterogenea sotto questo punti di vista. L’Ue ha molti Paesi, i quali hanno interessi diversi. E in più c’è un fattore politico: alcuni di questi Paesi fanno finta che non ci sia alcun problema con la Russia. Voglio ricordare un fatto storico: nel 1938, Gran Bretagna, Italia, Francia e la Germania di Hitler firmarono il famoso accordo di Monaco, secondo il quale una parte della Cecoslovacchia doveva essere ceduta al Terzo Reich. Oggi Putin vorrebbe adottare un accordo simile sull’Ucraina. È bene ricordare che quel passaggio non ha fermato la Seconda guerra mondiale. Insomma, se Putin riuscirà a conquistare l’Ucraina, andrà avanti. Sia i paesi baltici che la Polonia se ne rendono conto. Ecco perché questi paesi sostengono costantemente l’Ucraina».
Parliamo di Donbass. Quali sono gli sviluppi a medio termine della guerra nel Donbass? Prevede una continuazione di questo “conflitto congelato”?
«Ripeto: non abbiamo né un conflitto né una guerra civile nel Donbass. Una parte di questa regione è occupata dalle truppe russe, così come la Crimea. Mosca fornisce armi e munizioni ai loro militanti e distribuisce passaporti russi ai locali. L’insistenza del Cremlino sull’attuazione degli accordi di Minsk potrebbe dividere l’Ucraina, allora le pseudo-repubbliche avrebbero il diritto di porre il veto all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea e nella Nato. Come ho detto prima, la maggioranza della popolazione non accetta un tale scenario. Il nostro obiettivo è duplice: fare in modo che Putin lasci l’Ucraina e riprendere il controllo dei nostri confini».
Quali sono le differenze di approccio alla questione tra il presidente Zelensky e l’ex presidente Poroshenko?
«Petro Poroshenko da Presidente ha fermato la fase acuta della guerra e ha riconquistato con la maggior parte del territorio occupato. Ha definito chiaramente la rotta del paese verso la Nato e l’Unione europea. Per quanto riguarda l’attuale presidente Zelensky, non sono sicuro che sia così risoluto. Ci sono molte persone intorno che gli consigliano di far diventare l’Ucraina uno stato neutrale, così che poi, forse, la Russia cambierà idea sull’attaccare l’Ucraina. Secondo me, questa strategia è sbagliata e spero che non venga attuata».
Qual è il sentimento del popolo ucraino rispetto alla situazione attuale? C’è ancora una profonda divisione tra l’ovest e l’est del Paese, o le differenze si sono ridotte in questi anni?
«Credo che ora la situazione intorno ai confini dell’Ucraina, al contrario, unisca gli ucraini, indipendentemente dalla regione. Ricevo chiamate da tutte le regioni del Paese e le persone mi pongono una sola domanda: “Cosa sta facendo Putin?”. Noi scherziamo persino sul fatto che Putin era così desideroso di dividere gli ucraini che alla fine li ha uniti. Ciò significa che le forze filorusse che sono parzialmente presenti nella politica ucraina non hanno alcuna possibilità di successo».
Come influisce questa situazione sulla vostra economia?
«È il secondo argomento che preoccupa gli ucraini dopo la questione della “guerra”. Vediamo un aumento dei prezzi del cibo, del gas, dell’elettricità e delle tasse. Naturalmente, sarebbe ancora più difficile per l’Ucraina senza l’assistenza finanziaria occidentale e i prestiti erogati in questi anni».
Lei è a favore dell’adesione dell’Ucraina alla NATO?
«Faccio parte della maggioranza che sostiene l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Credo che, prima di tutto, dovrebbe essere fatto per ragioni di sicurezza. È la nostra occasione per uscire finalmente dal paradigma post-sovietico, rafforzare la sovranità, integrarci nel mondo civilizzato».
Per quanto riguarda l’Unione Europea? Si sente pronto a un ingresso del suo Paese nei ventisette?
«L’Ucraina si trova nel cuore dell’Europa. 40 milioni di persone vivono qui. Mi chiedo perché non siamo ancora nell’Unione Europea, perché abbiamo un sacco di opportunità per entrare. Ovviamente, non c’era la volontà politica (sia in Ucraina che nell’Ue). Avremmo potuto completare le riforme molto tempo fa e definire finalmente le nostre priorità. Se lo avessimo fatto 15 anni fa, sono sicuro che la Crimea sarebbe rimasta ucraina e le truppe russe non avrebbero aleggiato intorno ai nostri confini».
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!