
Ucraina. «Qui cadono ancora le bombe, vogliamo andarcene»

«Ecco qui, questo è un appartamento in via Mahistralna colpito ieri sera», racconta a Tempi Anatoly, inviandoci la foto di una casa distrutta dai bombardamenti. Il quarantenne vive a Stanytsia Luhanska, in Ucraina orientale. Nelle ultime ore questo insediamento di appena diecimila anime sulle rive del fiume Seversky Donec, venti chilometri a nord-est di Luhansk, è diventato il “centro” della guerra che da otto anni sta martoriando l’Ucraina.
«Si sentono ancora colpi di mortaio»
Giovedì l’esercito ucraino ha denunciato che qui le forze separatiste hanno sparato colpi di mortaio contro la popolazione civile, colpendo un asilo. Le fonti ufficiali non parlano di feriti, ma solo di due persone sotto shock. «In realtà», ci dice Anatoly, «noi sappiamo di tre persone ferite, ma solo con lievi contusioni. Quando hanno bombardato l’asilo all’interno erano presenti tra le 14 e le 20 persone». «Ad ogni modo», continua, «la situazione non è calma, si sentono colpi di mortaio da stamattina (ieri, ndr) e l’elettricità nella mia zona è stata ripristinata solo mezz’ora fa».
Il racconto di Anatoly s’intreccia con le testimonianze dei giornalisti dell’agenzia di stampa Afp che si trovano nei pressi di Stanytsia Luhankska. Anche loro ieri hanno sentito colpi di arma da fuoco avvolgere questo piccolo villaggio.
Scambio reciproco di accuse
Intanto, sul piano diplomatico la situazione continua ad essere schizofrenica. Michael Carpenter, ambasciatore degli Stati Uniti presso l’Osce, ha denunciato che la Russia ha concentrato fino a 190 mila militari «dentro e vicino» all’Ucraina. «Stimiamo che Mosca abbia probabilmente ammassato tra 169 mila e 190 mila effettivi in Ucraina e nelle vicinanze rispetto ai circa 100 mila del 30 gennaio», ha detto. «Si tratta della più significativa mobilitazione militare in Europa dalla Seconda Guerra mondiale». Stando al Guardian, l’indicazione della presenza di truppe “dentro” l’Ucraina è probabilmente un riferimento alle aree dell’Ucraina orientale controllate dai separatisti filorussi.
Le accuse sono reciproche. Subito dopo le dichiarazioni di Carpenter, i leader dei separatisti di Donetsk, una delle due autoproclamate Repubbliche, hanno ordinato l’evacuazione dei civili verso la Russia, facendo sapere che in questo momento il rischio per la loro incolumità è molto alto. Il leader della Dpr, Denis Pushilin, ha affermato che gli sfollati saranno collocati nella regione di Rostov. «Abbiamo evacuato anzitutto donne e bambini». Si tratta di una «partenza temporanea che salverà la vita di molte persone».

L’invasione dell’Ucraina è «improbabile»
Sullo sfondo si muove anche il governo di Kiev. Rispondendo a un’interrogazione parlamentare in Verkhovna Rada, Oleksy Reznikov, ministro della Difesa, ha detto che l’Ucraina ha calcolato tutti gli scenari possibili, ma valuta come poco probabile al momento l’ipotesi di un’escalation. «Lo sottolineo ancora una volta: possono essere annunciati date diverse per eventi e scenari diversi. L’esercito ucraino ha calcolato tutti questi scenari ed è pronto a rispondere. Non sminuiamo in alcun modo la minaccia. Ma stimiamo ancora che la probabilità di un’escalation sia bassa in relazione all’invasione dell’intera Ucraina», ha detto Reznikov. Insomma, fare previsioni certe al momento è difficile, se non impossibile.
Tornando a Stanytsia Luhanska, Anatoly ci spiega che «per due giorni, a causa dei bombardamenti», la popolazione è rimasta «senza elettricità». «Adesso le autorità locali stanno cercando di ripristinarla rapidamente su tutto il territorio, poiché si sono verificati danni alle reti elettriche e anche a quelle che trasportano il gas». Le informazioni sono comunque frammentarie. Senza elettricità non c’è Internet e per questo i rappresentanti dell’amministrazione locale stanno andando casa per casa per fornire assistenza e informare la popolazione. «Non tutti capiscono cosa è successo», spiega Anatoly.
«Voglio andarmene da qui»
E quando gli chiediamo se non ha paura di rimanere lì, Anatoly, due figli, una di 16 anni, l’altro di 10, ci risponde di «sì»: «Nel 2014, quando tutto è iniziato, siamo partiti con la nostra famiglia per un anno e siamo stati ospitati da parenti. Poi nel 2015 siamo tornati, abbiamo dovuto ricostruire la nostra casa, poiché il nostro giardino era stato colpito da otto bombe. Fino a febbraio 2022 non c’erano progetti di abbandonare casa nostra, ma ora io e mia moglie abbiamo iniziato a pensare a dove potremmo andare».
È qui, tra i pensieri di Anatoly, che si consuma il dramma umanitario che potrebbe presto interessare l’Europa. A Bruxelles lo sanno, e non è un caso se qualche giorno fa una portavoce della Commissione europea ha spiegato che i paesi membri si stanno preparando all’ipotesi di una crisi legata a un intenso flusso di migranti provenienti dall’Ucraina.
Foto Ansa e Tempi
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