Ucraina, padre Scalfi: «L’Occidente deve condividere il bisogno del popolo ma senza schierarsi. Serve un accordo con la Russia»

Di Leone Grotti
10 Marzo 2014
Intervista sulla rivolta di piazza Maidan al fondatore di Russia Cristiana padre Romano Scalfi: «La protesta chiede di poter costruire nuovi spazi di libertà e socialità. L'Occidente deve dialogare»

Padre Romano Scalfi (foto a fianco), 91 anni, ha fondato nel 1957 Russia Cristiana per far conoscere in Occidente le ricchezze della tradizione ortodossa russa e ha dedicato la vita «alla rievangelizzazione dell’Est, perché la fede rinascesse nel dominio del socialismo reale». Fin da bambino ha coltivato il sogno di andare in missione in Russia, dove ha passato dieci anni, dal 1960 al 1970, nel clima sovietico «paranoico e ossessivo». Avendo messo in piedi la più antica e consolidata esperienza occidentale di conoscenza e amicizia tra cattolicesimo e ortodossia, padre Scalfi rappresenta un testimone unico della storia e della tradizione russa, di cui a Tempi sottolinea «i molti vincoli culturali e religiosi con l’Ucraina».
Il sacerdote guarda «con interesse alla rivolta di piazza Maidan, anche se contiene gruppi estremisti», e spera che Kiev «riesca a trovare un accordo per mettersi in relazione sia con l’Occidente sia con Mosca».

Padre Scalfi, come giudica la rivolta di piazza Maidan?
Mi sembra che sia una protesta che non va soprattutto “contro”, ma che chiede di poter costruire nuovi spazi di libertà e socialità. La rivolta non è nata né da una mentalità russofila né russofobica ma dal desiderio degli ucraini di essere riconosciuti come persone e come società civile. Per formare questa identità hanno svolto un ruolo molto importante le Chiese: nonostante la difficile situazione di divisione esistente all’interno del paese, tutte le comunità ortodosse e cattoliche sono state concordi nel condannare la violenza, perché c’erano all’opera anche gruppi estremisti, e nel contempo hanno costantemente accompagnato con la preghiera e con la loro presenza la battaglia contro l’ingiustizia, il malgoverno e la corruzione del sistema. Mi hanno colpito due cose in particolare.

Quali?
Tutti i giorni a mezzanotte un sacerdote faceva recitare le preghiere alla piazza durante la protesta, indice di quello che noi possiamo imparare dall’Ucraina. E poi quando la folla si è riversata nella faraonica dacia del presidente Yanukovich, la cui ricchezza sembrava un insulto davanti alla condizione povera del paese, nessuno ha rubato niente: segno che questa gente non vuole buttare giù tutto.

Ora però la Crimea ha chiesto l’intervento della Russia, che l’ha occupata, e il paese rischia di dividersi in due. Come dovrebbe reagire l’Occidente?
L’Occidente non deve essere né per gli uni né per gli altri: bisogna condividere il bisogno degli ucraini, ma senza schierarsi. Ora c’è bisogno di un accordo con la Russia.

Gli Stati occidentali minacciano invece di cacciare Mosca dal G8.
Il patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, ha dichiarato testualmente: «Il popolo ucraino deve decidere autonomamente, senza ingerenze dall’esterno, il proprio futuro». Molti, anche in Russia, si sono schierati a favore dell’Ucraina perché non si può chiedere a Kiev di cedere parte del suo territorio a Mosca, anche se politicamente si capisce come Putin possa avere delle ragioni, viste le tradizioni che legano la Crimea al suo paese. Ora serve il dialogo.

Perché?
Nessuna delle due nazioni può fare a meno dell’altra: sia per ragioni economiche, visto che Mosca praticamente regala il petrolio a Kiev, che non sarebbe in grado di pagarlo, sia perché si tratta di due popoli fratelli, uniti da molti vincoli culturali e religiosi. La stessa Russia ha origine nella Rus’ di Kiev, sotto il principe Vladimir che nel 989 si convertì al cristianesimo scegliendo la tradizione bizantina. “La cronaca dei tempi passati” ricorda gli ambasciatori mandati da Vladimir a Costantinopoli per conoscere il cristianesimo, dove rimasero «folgorati» dalla bellezza della Divina Liturgia. È una storia che tutti i russi, così come tutti gli ucraini, riconoscono come propria. Siccome questi due popoli hanno una tradizione comune, è bene che si mettano d’accordo. Russia e Ucraina sono parte integrante dell’Europa e della sua cultura. Basti solo pensare al magistero di Giovanni Paolo II e ai “due polmoni” con cui noi, occidentali e orientali, abbiamo bisogno di tornare a respirare. L’Ucraina deve restare in relazione sia con l’Occidente sia con la Russia.

La posizione presa da Europa e Stati Uniti nei confronti della Russia rischia di riportarci in una nuova guerra?
Il rischio c’è. L’Occidente dovrebbe condannare l’invasione russa ma sollecitare un accordo e dialogare. Quando il nuovo Parlamento ucraino ha cercato di eliminare dai documenti ufficiali e dalle riunioni la lingua russa, la Chiesa greco-cattolica si è opposta perché bisogna rispettare questo legame. Allo stesso tempo una casa editrice di Lviv, dove a parlare il russo sono in pochissimi, ha dichiarato che comincerà a stampare libri nella lingua di Mosca. Questo è importante.

@LeoneGrotti

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2 commenti

  1. Saverio

    Concordo in pieno con Pasinetti: l’opera di disinformazione della nostra stampa sulla telefonata della Nuland è di una gravità inaudita: non si può pensare che i nostri grandi quotidiani siano affollati da grulli che non comprendono quale fosse il punto critico della telefonata della Nuland, la quale per l’appunto non stava tanto mandando “a fare in…” l’UE, quanto concordando/decidendo la composizione del governo ucraino.
    C”è stato un golpe, nel cuore dell’Europa, in chiave antirussa, golpe cui gli USA hanno preso parte, questo è il punto, e la stampa occidentale ha in gran parte sostenuto, con l’occultamento ed una forma di subdola menzogna questa gravissima destabilizzazione degli equilibri mondiali…
    La III GM da anni in questi tempi sembra sempre più vicina.
    Potrà sembrare un commento troppo duro, ma credo che il capitale assioma del diritto – suum cuique tribuere, dare a ciascuno il suo – costringerà i sopravvissuti a porsi un serio interrogativo su chi portare alla nuova Norimberga: propagandisti/giornalisti, direttori di quotidiani e TG compresi, ovviamente.
    Un ringraziamento sincero a “Tempi” per la sua obiettività.

    1. Saverio

      PS: scrivo sempre alla garibaldina, mi scuso per gli errori, del tipo “da anni” che non c’entra nulla con la frase poi modificata, passando alla locuzione “in questi tempi”.

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