Ucraina, occupato un aeroporto in Crimea da filorussi

Di Chiara Rizzo
28 Febbraio 2014
Nel corso della notte due scali sono stati occupati da uomini armati nella regione orientale a maggioranza russofona, ma uno è stato liberato poco dopo. Ieri Mosca aveva assicurato gli Usa che avrebbe rispettato «l'integrità territoriale Ucraina»
Crimea, manifestanti sfilano in strada a Simferopoli sotto una bandiera russa, chiedendo la secessione dall’Ucraina

Ieri Mosca aveva più volte rassicurato la comunità internazionale che non avrebbe interferito con l’Ucraina del post Yanukovich: eppure stanotte alcuni militari russi hanno preso il controllo di un aeroporto in Crimea, a Belbek vicino Sebastopoli (la città ucraina dove ha sede la flotta militare russa). I militari hanno giustificato il gesto spiegando che serve «a prevenire l’arrivo di militanti». Un altro scalo, quello di Simferpoli, la capitale della regione orientale ucraina della Crimea dove ieri manifestanti filo russi hanno occupato il parlamento locale, è stato anch’esso occupato da un gruppo di circa 50 uomini armati e con il viso coperto. Lo scalo è stato tuttavia poco dopo liberato dallo stesso gruppo: il responsabile dell’aeroporto ha raccontato ai giornalisti che gli occupanti «Pensavano che le forze di Maidan (ovvero la maggioranza filo-europeista che ha manifestato a Kiev per mesi, portando alla deposizione di Yanukovich) atterrassero qui, ma quando hanno visto essi stessi che non c’era nessuno, si sono scusati e se ne sono andati».

LE RASSICURAZIONI DI MOSCA A WASHINGTON. In questi giorni sono previste delle esercitazioni militari dell’esercito russo, casualmente proprio in Ucraina. Una situazione che non ha mancato di destare preoccupazione a livello internazionale, tanto più viste le manifestazioni pro-secessione che si seguono nelle ultime ore in Crimea. Ieri, il segretario di Stato Usa John Kerry aveva spiegato ai giornalisti che ci sono stati vari contatti tra gli Usa e la Russia. Kerry ha raccontato che il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov gli aveva personalmente assicurato che le esercitazioni militari erano già previste da tempo, e che non avevano nessun collegamento con quanto avviene ora in Ucraina. Lavrov inoltre ha confermato l’impegno della Russia a «rispettare l’integrità territoriale dell’Ucraina». Kerry ha poi aggiunto che un altro contatto telefonico è intercorso la settimana scorsa direttamente tra il presidente Barack Obama e il suo omologo russo Vladimir Putin, e che quest’ultimo ha garantito lo stesso impegno al rispetto dell’Ucraina da parte di Mosca. Con un comunicato la Casa Bianca ha inoltre fatto sapere che il vicepresidente Joe Biden ha telefonato giovedì 27 febbraio al nuovo primo ministro ucraino Arseni Iatseniuk per esprimere da parte degli Usa «sostegno totale alla nuova dirigenza». Intanto il presidente Vladimir Putin a Mosca ha incaricato il governo di prendere contatti con gli omologhi ucraini «per sviluppare le relazioni economiche e commerciali». Lo ha spiegato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ieri, aggiungendo che Putin ha anche dato disposizioni di «condurre consultazioni con i partner internazionali, compreso il Fondo Monetario Internazionale e i Paesi del G8, per quanto riguarda il sostegno finanziario all’Ucraina. Inoltre, tenendo presente la richiesta di aiuti umanitari da parte delle autorità della Crimea, il presidente della Russia ha dato istruzioni al governo di considerare la questione».

KIEV: «RIUNITE IL CONSIGLIO DI SICUREZZA ONU». A questa calma apparente a livello diplomatico, sono però seguite le occupazioni degli scali in Crimea, delle quali una ancora in corso (come l’occupazione del parlamento a Simferpoli). Il ministro dell’Interno ucraino Arsen Akarov ha accusato addirittura la Russia di «invasione armata» esprimendo la massima preoccupazione per quanto avviene. Il Parlamento ucraino ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, organismo cui appartiene anche la Russia, proprio per trattare il problema della Crimea. Per la Rada occorrono «consultazioni immediate per far abbassare la tensione».

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