Ucraina. «La battaglia di Bakhmut è un inferno»

Di Leone Grotti
11 Dicembre 2022
Nella città della regione di Donetsk si combatte per ogni metro, in trincea, come durante la prima guerra mondiale. I morti, tutti i giorni, si contano a decine, se non centinaia. «E per cosa? per un fottuto metro di terra»
I separatisti di Donetsk, appoggiati dai russi, combattono a Bakhmut, in Ucraina

I separatisti di Donetsk, appoggiati dai russi, combattono a Bakhmut, in Ucraina

«La battaglia di Bakhmut è un inferno, semplicemente un inferno». Così Volodymyr, ufficiale dell’esercito ucraino, ha descritto al Financial Times la battaglia per uno dei centri più importanti della regione di Donetsk. Iniziati a maggio, gli scontri tra l’esercito ucraino e quello russo attorno alla città si sono intensificati ad agosto e hanno raggiunto la massima intensità nelle ultime due settimane.

«Tutto per un fottuto metro di terra»

Impossibile dire quante vittime stia causando la battaglia di Bakhmut, ma secondo Mosca e Kiev muoiono decine se non centinaia di soldati ogni giorno. La guerra infatti è feroce e assomiglia drammaticamente ai peggiori scontri della prima guerra mondiale.

I due eserciti, sul fronte orientale della città, sono barricati all’interno delle trincee. Ogni giorno, dopo i bombardamenti dell’artiglieria, ondate di soldati russi si lanciano verso le postazioni ucraine, che rispondono con scariche di mitragliatrice e lanciagranate. La stessa dinamica si ripete più volte al giorno con il fazzoletto di terra tra le trincee che si ricopre di soldati morti, intervallati dai crateri scavati dalle bombe.

«È come un nastro trasportatore», descrive la scena un soldato ucraino, Kostyantyn. «I russi vengono lanciati come carne da cannone nel tritacarne di Bakhmut. E per cosa? Per un fottuto metro di terra».

I russi cercano di accerchiare la città

La conquista della città potrebbe permettere ai russi di dilagare nella regione di Donetsk, per questo ogni metro è considerato di vitale importanza da entrambi gli eserciti.

L’esercito di Mosca sta cercando di accerchiare la città e negli ultimi giorni è riuscito ad avanzare, ma prendere Bakhmut potrebbe rivelarsi un’impresa anche perché il gelo non permette di scavare nuove fortificazioni per difendere i territori appena conquistati.

L’inutile crudeltà della guerra

Dopo otto mesi di bombardamenti la città è completamente devastata e, irriconoscibile, assomiglia ormai a Mariupol: sono pochissimi gli edifici ancora intatti e i 7.000 residenti rimasti, sui 70 mila che contava, sopravvivono grazie agli aiuti umanitari che vengono distribuiti tra i palazzi distrutti. Il rimbombo dei colpi di artiglieria si ripete martellante ogni cinque secondi, scrive Christopher Miller, che ha visitato la città per il Financial Times, e i residenti vivono nel terrore senza acqua, riscaldamento, benzina ed energia elettrica.

C’è anche chi si è abituato alle bombe e all’orrore. Come Vitaliy, 50 anni, che non è «più spaventato di morire». Siede tranquillamente sulla panchina di una piazza a osservare gli unici mezzi che percorrono le strade deserte: le ambulanze.

L’uomo non ha più una casa dove tornare, colpita per tre volte dall’artiglieria nemica. Non accusa però i russi dei bombardamenti, ma l’esercito ucraino «che lancia missili dal mio quartiere trasformandolo così in un obiettivo». La guerra ricopre tutto lo spettro della crudeltà e Kostyantyn, uno dei soldati ucraini che combatte al fronte, non si scompone per dichiarazioni come quella di Vitaliy: «Se vuole andare in Russia non ha che da dirlo. Posso portarlo io stesso al fronte e indicargli la via».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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