
Armare l’Ucraina e combattere la Cina? «Gli Usa non sono pronti»

L’industria bellica americana non è pronta a sostenere l’Ucraina e ad affrontare un conflitto con la Cina in caso di invasione di Taiwan. È la conclusione di uno studio condotto dal Centro per gli studi strategici e internazionali (Csis), secondo cui gli oltre 27 miliardi di armamenti promessi dagli Usa a Kiev per fronteggiare l’invasione della Russia di Vladimir Putin hanno svuotato pericolosamente gli arsenali a stelle e strisce.
L’industria bellica degli Usa è in difficoltà
A preoccupare gli esperti è un’industria che produce armi a un ritmo adeguato per un tempo di pace, ma inadeguato per fronteggiare le sfide attuali sulla scena globale. «Sarebbe difficile per l’America a queste condizioni sostenere un conflitto prolungato», si legge nel rapporto.
Gli Usa, a titolo di esempio, hanno inviato in Ucraina un numero di Javelin equivalente alla produzione degli ultimi sette anni e il milione di munizioni d’artiglieria in calibro 155 mm promessi a Kiev ha ridotto considerevolmente le scorte americane.
«Nel 2025 la Cina attaccherà Taiwan»
Secondo alcune simulazioni, in caso di invasione di Taiwan, gli Usa esaurirebbero «in meno di una settimana» molti armamenti essenziali, compresi alcuni missili di precisione a lunga gittata. Soprattutto, per riempire nuovamente gli arsenali al ritmo attuale servirebbero a Washington, a seconda del tipo di armamento, dai 2 ai 7 anni.
Ma gli Usa potrebbero non avere tutto questo tempo. Venerdì il generale dell’Air Force Mike Minihan ha inviato una comunicazione riservata ai suoi ufficiali, ma finita nelle mani della Nbc, per avvertirli di rimanere all’erta e di addestrarsi con più convinzione perché «il mio istinto mi dice che combatteremo nel 2025» contro la Cina per il controllo di Taiwan. «Dobbiamo essere pronti a combattere e a vincere».
Il conflitto per Taiwan
La situazione, dunque, è critica per Washington. Soprattutto perché, a prescindere dal problema delle scorte di armi, la vittoria in un eventuale conflitto con la Cina per il controllo di Taiwan non è affatto scontata. Non solo perché Pechino dispone attualmente della più grande Marina militare al mondo, anche se non è ancora la più potente, ma anche perché combatterebbe nel “giardino di casa”.
Anche per questo, secondo il Csis, Washington dovrebbe varare subito un piano per aumentare la produzione di armi allo scopo di «dissuadere» la Cina dall’attaccare Taiwan e, nel caso la deterrenza fallisca, «combattere e vincere la guerra in almeno un importante teatro, se non due».
Foto Ansa
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