
Tutti in attesa di Nolan. E dire che era partito dai b movie

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Una volta nel mondo del cinema le cose stavano così. Da un parte c’erano i registi autori, i Fellini, gli Antonioni, i Tarkovskij, i Visconti. Quelli che portano avanti un discorso coerente nelle proprie opere, quelli che sono difficili, gente da interpretare. Insomma: l’Arte. Dall’altra parte c’erano i matti, gli artigiani, i furbacchioni che pensavano poco all’Arte e tanto ai quattrini. Tipo Roger Corman, che all’anno dirigeva decine di film dai titoli scoppiettanti (l’ultimo suo è il numero 416, uscito quest’anno, l’ineffabile Teeth of Piranha). La maggior parte erano film modesti, girati con due soldi ma capaci quasi sempre di incassare e intercettare il pubblico. E poi avevano questi titoli: Night of The Cobra Woman, L’assalto dei granchi giganti, Women in Cages. C’è poco da ridere: Corman lanciò gente come Coppola, Nicholson, Demme, Scorsese e il Piranha di James Cameron fu prodotto da lui. Non era Arte ma era gran cinema d’intrattenimento e d’inventiva.
Oggi Cristopher Nolan non è certo Corman: è più raffinato e meno grezzo, ma non è un Autore, vivaddio, e il suo grande successo attuale è un mix di attenzione al pubblico e amore per il cinema alto e basso. Britannico, classe 1970, Nolan, che scrive e lavora quasi sempre col fratello Jonathan, si è fatto le ossa con almeno due b movie che in pochi si sono filati. Il primo, Following, era un thriller girato in uno splendido bianco e nero, forse un po’ faticoso dal punto di vista narrativo. Poi nel 2000 uscì Memento: girato con quattro soldi e un cast minimo, era un giallo a incastro dove il protagonista soffriva di un disturbo per cui si dimenticava le cose avvenute nei minuti precedenti. Seguirono un thriller discreto ma dimenticabile (Insomnia) e poi la trilogia del Cavaliere oscuro intervallata dai suoi due film migliori: The Prestige (2005), un grande omaggio a Corman appunto e al cinema di genere, tutto giocato sul doppio, e quel film inestricabile sul sogno che è stato Inception (2010), una cattedrale di rimandi alla fantascienza.
Recentemente (2014) Nolan ha “bucato” un po’ con Interstellar, che doveva essere il nuovo 2001: Odissea nello spazio ma in realtà è un’opera dalle grandi ambizioni che si perdono in una sceneggiatura caotica nella parte finale. E ora esce l’attesissimo Dunkirk (in sala dal 31 agosto) con cui conta di fare, più che il nuovo Salvate il soldato Ryan, un grande omaggio al cinema bellico.
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