Tutti i possibili nom de plum di Walter Veltrusconi

Non possiamo nasconderlo, il futuro leader del Pd è davvero uno straordinario uomo d’immagine. L’11 luglio, in un editoriale pubblicato da Repubblica, Walter Veltroni scriveva: «Sono i giovani, oggi, i più discriminati, i più aggrediti, da un assetto della società che volta loro le spalle». Bravo sindaco, verrebbe da dire. Ma cosa ha fatto il Comune di Roma sul fronte della precarietà da sei anni a questa parte? Gli uffici del Comune sono zeppi di lavoratori precari che prestano la propria opera presso le cooperative che gestiscono i servizi comunali. Hanno retribuzioni al di sotto della soglia di povertà, e sono talmente ben occultati che non è neppure possibile fare un reale censimento (si parla di migliaia di persone). Sempre in quell’editoriale prosegue Veltroni: «Perché un ragazzo inglese o francese, e non un italiano, quando va all’università in una città diversa da quella della sua famiglia, trova agenzie pubbliche che lo aiutano a trovare una casa in affitto?». Giusto. Perché, chiediamo noi al buon Walter, a Roma nonos-tante i 6 mila sfratti previsti quest’anno e i 31 mila in graduatoria per le case popolari, esiste solo un delegato senza mezzi e risorse e non è stato istituito un assessorato alla casa e nemmeno, più semplicemente, “agenzie pubbliche” che aiutino i cittadini in difficoltà? A ognuno il suo ruolo, dice Veltroni, facendo intendere che i sindacati non devono confondersi e col governo. Giusto. Tanto giusto che sarebbe interessante andare a vedere da dove provengono il suo assessore al Patrimonio, quello alla Cultura, il presidente del consorzio Me.tro, il braccio destro dell’assessore alle Politiche giovanili, eccetera.
Fabio Cavallari

Meno male che a concorrere col candidato unico c’è anche il flemmatico egizio Enrico Letta. Però, Piero Fassino, ci manchi tanto.

Veltroni scende in campo per evitare la deriva totalitaria adombrata da Piero Calamandrei. Egli non vuole consegnare il paese viziato da una democrazia debole al camerata Kesselring di turno, poiché è noto che ogni buona democrazia si fonda sulla paura di un regime totalitario incombente. All’uopo, conviene rafforzare decisamente la figura del premier, diminuire il numero dei parlamentari, riformare le camere per fregare le ali massimaliste, cambiare ministri come le mutande, avere tempi certi per l’approvazione delle leggi «sulla falsa riga del modello inglese», senza dimenticare un arzigogolato «dover sapere guardare» alla Francia, oltre a completare la riforma del federalismo fiscale e a far votare gli implumi lettori di Moccia. Dulcis in fundo, sì Tav. Coi berlusconismi di Veltroni, avrei finito.
Mattia Spanò Milano

Fosse che fosse la volta buona. Poi però chi lo dice che al primo stormir di foglia mielista quello non s’adombra e scrive due lettere precisatorie al Corriere, una col nom de plum “Piero Fassino”, l’altra con lo pseudonimo “Enrico Letta”?

Ho seguito la puntata di Otto e mezzo “Vietato vietare”. Possibile che lei non abbia ribattuto all’affermazione di Franco Grillini che la Chiesa è mantenuta dallo Stato? I 6 miliardi di euro, se tali sono, non è lo Stato a darli alla Chiesa, bensì i fedeli. Secondo: ci voleva molto a portare un esempio che chiudesse tutte le bocche domandando se a loro andrebbe giù un bel quadro della loro madre con le mutande calate e le tette cascanti che fa la pop? E, infine, perché lasciar dire a Grillini che l’Inquisizione poteva mettere al rogo pittori, gay eccetera, quando ormai la controstoria sta dimostrando che l’Inquisizione era tutta un’altra cosa rispetto a quella che i nemici della Chiesa citano? Perché voi che potete parlare in tv non vi preparate un po’ meglio per rispondere ai soliti luoghi comuni? E sì che libri da leggere su tutta la storia, quella vera, della Chiesa ce ne sono quanti se ne vuole. E noi cattolici stiamo lì a friggere senza poter intervenire!
Paola de Lillo via internet

Cara patatina, non è che devo sempre fare a botte e sempre sulle stesse stupidaggini ogni volta che incrocio Grillini. E non faccia la cattolica prima della classe come il buon onorevole Cosimo Mele.

Grazie per la risposta alla vicenda contro Magdi Allam. Un perfetto esempio di un gesto deciso, elementare nella comunicazione (leggendolo ho trovato chiare ragioni a un disagio a cui non sapevo dare tutto il nome) comunitario nella realizzazione (sono con lei).
Angela Pesatori Milano

Non c’è di che, ogni tanto ci prendiamo un po’ di rischio educativo (ma anche dall’esperienza un metodo).

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