
Turni domenicali al supermercato, i dubbi del sindacato
“Sei studente? Lavora con noi la domenica”. Recita così il manifesto che campeggia in molti dei centotrenta punti vendita del Pam, gruppo veneto della grande distribuzione. Invito raccolto in circa un mese da quasi cinquemila ragazzi che, per un turno di otto ore durante le domeniche lavorative, guadagnano circa quattrocento euro. Opportunità realizzata grazie alla legge delle liberalizzazioni del Governo Monti, come racconta un articolo pubblicato sul Corriere della Sera? «Assolutamente no, – dichiara a tempi.it Giovanni Pirulli, segretario generale di Fisascat-Cisl – l’accordo sulla possibilità di assumere studenti è già operativa da anni, all’interno del contratto collettivo». Continua pirulli: «Inizialmente l’accordo comprendeva le prestazioni al sabato, il sindacato ha avuto il compito di conciliare i tempi lavorativi con quelli della vita quotidiana. Con la legge Bersani sono cominciate le aperture domenicali che hanno permesso di estendere l’accordo. Il sindacato ha avuto il compito di regolamentare questo tipo di forma contrattuale e fare in modo che la vita familiare non fosse stravolta. Anche nella tanto decantata Germania, si è dato vita a un forte dibattito proprio sulle aperture domenicali».
Quindi questo tipo di collocamento è già funzionante da tempo. Come mai solo ora la stampa dimostra interesse?
Perché si è aperto un conflitto tra le organizzazioni sindacali e l’imprenditoria della grande rete distributiva, che vuole utilizzare al cento per cento l’indicazione della normativa Monti, che prevede la possibilità di aprire tutte le domeniche e tutte le festività comandate, laiche e religiose. Come sindacato siamo contrari. Con i comuni e la controparte vogliamo arrivare a proposte più morbide, perché vogliamo salvaguardare quel minimo di vita familiare dei lavoratori.
Però gli studenti hanno reagito positivamente.
Da un punto di vista organizzativo non può stare in piedi il concetto dell’assunzione per un lavoro che contempli solo le domeniche e i festivi: gli studenti non possono sacrificarsi a nome di tutta la comunità come qualcuno teorizza, questo modello organizzativo non esiste. Il modello vero dovrebbe comprendere un’integrazione tra gli assunti con i contratti classici e gli studenti del “weekend”. La soddisfazione di questi studenti, comunque, è legittima. È chiaro che per un ragazzo poter avere 400 euro per pagarsi l’affitto da fuori sede è una possibilità significativa.
Di certo abbiamo scoperto una realtà giovanile a cui il lavoro non fa spavento, altro che bamboccioni.
La maggior parte dei giovani si dedica a un lavoro, a volte anche umile, per costruire la propria esistenza: è da questo atteggiamento che dovremmo imparare tutti, a partire proprio dal sindacato.
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