«Trump va ringraziato. Non c’è soluzione militare alla guerra tra Russia e Ucraina»

Di Leone Grotti
15 Marzo 2025
Il piano ReArm Europe? «Riarmarsi è necessario, ma non così. Avrei votato contro». La pace tra Kiev e Mosca? «Dolorosa ma necessaria». Intervista al generale Leonardo Tricarico, già capo di Stato maggiore dell'Aeronautica
Le facce di Donald Trump e Vladimir Putin unite nell'opera dell'artista russo Alexey Sergienko esposta a San Pietroburgo
Le facce di Donald Trump e Vladimir Putin unite nell'opera dell'artista russo Alexey Sergienko del 2017, esposta nuovamente a San Pietroburgo nell'ambito della guerra in Ucraina (foto Ansa)

«Ho sempre detto che la soluzione militare non avrebbe portato da nessuna parte nella guerra tra Russia e Ucraina. I negoziati, per quanto difficili, sono necessari. Ecco perché penso che, tra virgolette, Donald Trump vada ringraziato». Commenta così a Tempi le trattative per chiudere diplomaticamente il conflitto tra Kiev e Mosca il generale Leonardo Tricarico. Già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, consigliere militare del presidente del Consiglio dal 1999 al 2004, oggi presiede la Fondazione Icsa, Intelligence Culture and Strategic Analysis. Secondo il generale, il riarmo europeo «non solo è necessario, ma è anche partito troppo tardi. L’approccio scelto dall’Unione Europea, però, è inadeguato».

Generale, i partiti italiani si sono divisi sul piano ReArm Europe. Se fosse stato nell’emiciclo a Strasburgo, che cosa avrebbe votato?
Avrei votato contro e avrei preferito che il voto fosse preceduto in Italia da un dibattito parlamentare.

Perché avrebbe bocciato il piano?
Non per ragioni politiche, ma tecniche. La Commissione europea ha trascurato tutti i criteri comunitari, rinnegando così lo spirito europeo, che di fatto non c’è.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen (foto Ansa)

Si spieghi meglio.
L’Unione Europea si è dotata di organismi titolati a gestire tutto ciò che riguarda lo strumento militare, ma non sono neppure stati consultati. Mi riferisco innanzitutto al Comitato dei capi di stato maggiore dell’Ue, che riunisce i rappresentanti degli stati maggiori dei paesi membri. Il suo compito, per quanto consultivo, è quello di studiare la dottrina, i criteri operativi, l’approntamento delle forze, tutto ciò che riguarda insomma la progettazione di uno strumento militare europeo. In questo caso non è stato consultato.

Quali altri organismi non sono stati considerati?
L’Aed (Agenzia europea per la difesa) è la più aggiornata per quanto riguarda le capacità militari dei paesi membri e quella che ha il polso della situazione per quanto riguarda lo strumento militare comune. Ma è rimasta all’oscuro del piano.

Un piano per liberare fino a 800 miliardi di investimenti nella difesa e che prevede la creazione di un fondo di 150 miliardi di euro per l’acquisto congiunto di armamenti. Troppo o troppo poco?
Io vorrei tanto sapere da dove esce questa cifra. Chi ha detto a Ursula von der Leyen che servono 150 miliardi di investimenti sulle armi? Chi ha fatto questa valutazione, sulla base di quale criteri? Per accedere a questi fondi inoltre i paesi dovranno presentarsi almeno in due. Ma questo è ridicolo. Abbiamo sempre detto e lottato perché, nel rispetto dello spirito europeo, per accedere ai fondi della difesa bisognasse essere almeno in tre paesi, meglio però in cinque. E ora abbassiamo l’asticella?

Produzione di munizioni da 155 mm per l'artiglieria in una fabbrica tedesca della Rheinmetall
Produzione di munizioni da 155 mm per l’artiglieria in una fabbrica tedesca della Rheinmetall (foto Ansa)

L’Europa ha davvero bisogno di riarmarsi?
Sì, è necessario e siamo anche in ritardo. Ma bisogna farlo bene: sommare gli eserciti di tutti i paesi membri, vedere quali capacità militari sono assenti o deficitarie e agire di conseguenza. E poi adoperarsi per permettere alle capacità già presenti di operare bene insieme. Ma nel piano ReArm Europe non c’è niente di tutto ciò.

Perché, secondo lei?
Perché le industrie, avendo intravisto questo piatto così ricco, hanno fatto pressione sui governi, che a loro volta hanno fatto pressione sulla Von der Leyen perché stanziasse fondi da utilizzare per acquistare i loro prodotti, a prescindere dalle reali necessità. Magari con quei fondi ora verranno acquistati armamenti che non servono.

Il piano permetterebbe all’Italia di investire una trentina di miliardi in più in armamenti. Che cosa serve di più al nostro esercito?
Innanzitutto voglio ricordare che abbiamo nicchie di eccellenza che nessun altro paese in Europa ha. Ci sono però anche dei baratri, a partire dalla difesa aerea. Se l’Italia dovesse difendere se stessa, non dico da un attacco massiccio come quello subito da Israele, ma anche di minore entità, avrebbe molta difficoltà a difendere i propri cittadini. Servono quindi sistemi di avvistamento radar, missili, sistemi di controllo. Ma è un intervento che va fatto a livello europeo perché non siamo certo gli unici ad avere questo problema.

Ci sono altri buchi da riempire?
Sì, il nostro esercito ha bisogno di uomini e mezzi di combattimento, portati alla ribalta dalla guerra russo-ucraina. Ovviamente questo conflitto non è il giusto metro di misura, nel nostro caso, ma questo non vuol dire che i carri armati non servano.

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Entro quale orizzonte dovrebbe avvenire questo riarmo europeo? Dovremmo aumentare le spese militari, come sostengono in tanti, per diventare indipendenti dagli Stati Uniti e dalla Nato?
Assolutamente no. L’Europa deve edificare una propria struttura difensiva complementare alla Nato. Dobbiamo cioè costruire il pilastro europeo dell’Alleanza atlantica. E non perché lo sostengo io, è scritto nell’articolo 29 del comunicato finale del summit Nato di Washington del luglio 2024. Bisognerebbe che in tanti se lo rileggessero.

Facciamolo: «L’Unione Europea rimane un partner unico ed essenziale per la Nato. La Nato riconosce il valore di una difesa europea più forte e più capace che contribuisca positivamente alla sicurezza transatlantica e globale e sia complementare e interoperabile con la Nato».
Mi sembra chiarissimo, spazza via ogni titubanza e ogni discorso secondo cui l’America non vuole una difesa europea. L’Ue ha la legittimazione degli Usa per far nascere una difesa comune. Io poi la estenderei a tutti quei paesi occidentali che condividono i nostri valori e le nostre valutazioni geopolitiche, democrazie solide come Giappone e Israele.

Perché è così difficile costituire un esercito comune europeo?
L’ostacolo principale al progetto sono le individualità statali. Il caso più emblematico è sempre stato quello della Francia, anche se tutti i paesi non vogliono vedere scalfito il proprio interesse nazionale. E il fatto che oggi la Francia, come anche la Germania, sia debole politicamente non fa che aumentare questa resistenza.

Esercitazioni militari della Nato in Lettonia
Esercitazioni militari della Nato in Lettonia (foto Ansa)

Emmanuel Macron, però, è molto attivo sul piano internazionale ultimamente.
A me sembra che tutte le mosse del presidente francese abbiano come scopo quello di riaccreditarsi come leader, per recuperare un consenso che ha ormai perduto.

La mancanza di una visione geopolitica comune è un altro ostacolo alla nascita di un esercito europeo? I paesi baltici, ad esempio, sono convinti che la Russia non si fermerà dopo l’Ucraina ma cercherà di attaccare un paese dell’Ue. Altre capitali la pensano molto diversamente.
Io non penso che Mosca abbia interesse ad attaccare l’Europa, ma capisco che i paesi che hanno fatto parte dell’Unione Sovietica abbiano un’idea diversa e siano spaventati da questi fantasmi. Ovviamente questo è un ostacolo non da poco alla costituzione di un esercito comune europeo. Anche per questo ritengo che possa nascere solo dall’unione di pochi paesi, ai quali nel tempo altri potranno unirsi se lo vorranno. Che tutti e 27 gli Stati membri dell’Ue si mettano d’accordo subito è impensabile.

La guerra tra Russia e Ucraina può essere vinta militarmente o fa bene Trump a cercare di fermarla con la diplomazia?
Non esiste alternativa alla diplomazia e fin dai primi mesi del conflitto ho sempre detto che la soluzione militare non avrebbe portato da nessuna parte. Ecco perché, sia pur tra virgolette, dico che dovremmo ringraziare Trump.

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I negoziati si prospettano difficili: Vladimir Putin non ha accettato la tregua di 30 giorni proposta dagli Stati Uniti.
Serviranno sacrifici per fare andare in porto le trattative e ho l’impressione che Trump chiederà quelli maggiori all’Ucraina, perché mi pare che la visione del presidente americano sia quella di “riconquistare” la Russia e sottrarla all’abbraccio della Cina.

Che tipo di sacrifici?
Temo che l’Ucraina dovrà rinunciare alla sovranità su parte del suo territorio, vedremo quanto esteso, a partire dalla Crimea.

Non è un mistero che la Russia voglia anche che l’Ucraina diventi un paese neutrale.
Più che neutrale, neutralizzato. Entrambi questi punti, ovviamente, sono inaccettabili per Volodymyr Zelensky. Trovare un punto di incontro intermedio che soddisfi entrambi i paesi non sarà facile.

Emmanuel Macron, Keir Starmer e Volodymyr Zelensky durante il vertice convocato a Londra da Regno Unito e Francia
Emmanuel Macron, Keir Starmer e Volodymyr Zelensky durante il vertice convocato a Londra da Regno Unito e Francia per formare una “coalizione di volenterosi” per l’Ucraina (foto Ansa)

Se si arriverà a un cessate il fuoco sarà la coalizione dei volenterosi che Francia e Regno Unito stanno cercando di mettere in piedi a monitorarlo? E l’Italia dovrebbe farne parte? Giorgia Meloni ha già detto che senza una risoluzione Onu il nostro paese non parteciperà.
Io non so se questo negoziato confluirà in una risoluzione delle Nazioni Unite o se ci sarà un accordo in un formato inedito di soggetti statuali. Di sicuro, qualcuno dovrà monitorare che gli accordi vengano rispettati e il galateo diplomatico prevede che i garanti siano di gradimento di tutte le parti coinvolte. Ecco perché ho più di un dubbio che gli inglesi faranno parte di un’eventuale forza multinazionale. Possono fare tutte le riunioni che vogliono, ma che senso ha? I russi li vedono come nemici. E siccome l’arbitro non può essere parte in causa, ma deve essere terzo, dopo gli attacchi a Sergio Mattarella, ho anche qualche dubbio che l’Italia potrà farne parte.

Presto Putin e Trump potrebbero incontrarsi. Finirà come con Zelensky?
Mi auguro proprio di no. Spero che l’incontro tra i due leader avvenga solo dopo il raggiungimento di un consenso su una bozza di accordo.

È fiducioso che le trattative vadano a buon fine?
Intanto è importante che il treno dei colloqui di pace sia partito e anche se procederà lentamente incrocio le dita perché arrivi a destinazione. Anche se ci saranno molti bocconi amari da ingoiare.

@LeoneGrotti

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