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Su Startmag Maurizio Sacconi scrive: «A lungo sottovalutata nella velocità di crescita, l’autocrazia cinese ha potuto avvalersi del libero scambio senza soggiacere alle intense regolazioni delle economie occidentali. La fabbrica del mondo non solo ha prodotto merci competitive con i bassi salari ma si è sottratta anche alle convenzioni internazionali su lavoro, ambiente, brevetti. La recente pandemia ha evidenziato poi la opacità delle sue informazioni inerenti la salute. L’illusione della fine della storia e l’ideologia del mercato hanno distratto l’Occidente rispetto alle nuove forme di colonialismo nel sud del mondo e alla concentrazione di materie prime e semilavorati in un’area a rischio di chiusura geopolitica. In Europa la vicenda dell’auto elettrica tedesca è stata emblematica. La presunzione di poter occupare agevolmente il mercato cinese, sostenuta dagli obblighi europei di abbandono del motore endotermico, si è risolta con la invasione delle loro vetture a buon mercato. La C...
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