Trump è un «fascista»? I dittatori sono un’altra cosa

Di Leone Grotti
25 Ottobre 2024
Kamala Harris e i Dem accusano Trump e continuano a lanciare l’allarme regime. Ma i cinesi che vivono in esilio negli Usa la pensano diversamente: «Qui c’è libertà di espressione, si può votare e decidere del proprio destino»
Donald Trump acclamato dai suoi sostenitori durante un comizio in North Carolina
Donald Trump acclamato dai suoi sostenitori durante un comizio in North Carolina (foto Ansa)

Ogni volta che i sondaggi vedono Donald Trump in testa per la corsa alla Casa Bianca, i democratici ripartono con il solito ritornello: è un fascista, un dittatore, l’Hitler d’America, un pericolo esistenziale per il paese, va «arrestato» (e meno male che Joe Biden poi ha corretto la sua ultima uscita, aggiungendo «politicamente»).

Testa a testa tra Trump e Harris

La media delle rilevazioni calcolata da RealClearPolitics dà Kamala Harris appaiata a Trump (+0,2 per cento) a livello nazionale, dato che però conta poco, mentre il candidato repubblicano alle elezioni presidenziali del 5 novembre sarebbe in vantaggio dell’1 per cento in tutti gli stati decisivi per ottenere la vittoria. Un vantaggio troppo esiguo però per poter prevedere chi la spunterà.

Il testa a testa è così serrato che tutti i detrattori di Trump si sono convinti a uscire allo scoperto per demonizzare il tycoon, ricordando al pubblico ciò che già sa: il repubblicano non sa tenere la lingua a posto e non ha nella moderazione una delle sue doti principali. Le rivelazioni al New York Times dell’ex generale dei Marines John Kelly, ex capo dello staff di Trump, poi cacciato dall’ex presidente Usa, difficilmente sposteranno di una virgola le intenzioni di voto degli americani.

Gli Usa non sono più un esempio?

Il Partito democratico ha colpevolmente trasformato le prossime elezioni in una guerra tra il bene e il male. La retorica sulla pericolosità sistemica di Trump, ripetuta in modo ossessivo dai principali media statunitensi, ha fatto breccia nelle menti degli americani. Il continuo straparlare di dittatura e autoritarismo non ha solo banalizzato queste realtà, ma ha anche gettato una coltre di esagerato pessimismo sullo stato di salute della democrazia americana.

Non si può spiegare altrimenti il risultato di un sondaggio del Pew Research Center secondo cui soltanto il 19 per cento degli americani ritiene gli Usa «un buon esempio da seguire per gli altri paesi».

https://twitter.com/wangdan1989/status/1848525698983502251
Il messaggio pubblicato su X da Wang Dan

«Voto per la prima volta in 55 anni»

Chi conosce bene come si vive davvero negli «altri paesi» ha in realtà un giudizio molto diverso degli Stati Uniti. È il caso di Wang Dan, tra i più importanti leader degli studenti di Piazza Tienanmen, il ricercato numero uno dal Partito comunista dopo il massacro del 4 giugno 1989, condannato a un totale di 15 anni di carcere per aver osato chiedere più libertà al regime, oggi esiliato negli Usa.

L’attivista cinese, dopo aver ricevuto a casa la scheda per votare alle elezioni, l’ha postata su X scrivendo: «Non nego di essere un po’ emozionato». Poi ha aggiunto: «Oggi è un giorno speciale. Per la prima volta in 55 anni di vita, posso votare. Provenendo da un paese senza elezioni, questo voto è davvero importante. So che molti cinesi sono soddisfatti della loro vita, ma voglio che sappiano che possono avere una vita migliore: possono partecipare a decidere del loro destino».

Vivere in Cina senza libertà

Wang Dan non ha rivelato per chi voterà, altri attivisti, come Chen Guangcheng, non nascondono invece la preferenza per Trump.

Un altro attivista cinese esiliato negli Stati Uniti, Hu Ping, ha scritto: «La più grande differenza tra le elezioni negli Usa e quelle in Cina è che queste ultime sono finte. Questo succede perché in Cina non c’è libertà di espressione, la gente non può esprimere opinioni politiche differenti».

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Negli Stati Uniti, invece, è ancora possibile, anche quando si tratta di opinioni sgradevoli. Definire per questo Trump un «fascista», come fatto da Kamala Harris alla Cnn mercoledì, è ridicolo. Chi ha vissuto davvero sotto dittatura lo sa. Chi l’ha dimenticato, dovrebbe impararlo di nuovo.

@LeoneGrotti

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