
Trump ci ha fregati

Hanno destato, giustamente, scalpore le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sulla guerra in Ucraina e su Volodymyr Zelensky. Ieri il tycoon ha definito sui social media il presidente ucraino «un dittatore», mentre parlando martedì con i giornalisti ha risposto così alle critiche espresse da Zelensky per non essere stato invitato in Arabia Saudita ai primi colloqui tra Stati Uniti e Russia per porre fine al conflitto: «“Non sono stati invitati”? Sono lì da tre anni. Non avrebbero mai dovuto iniziare [la guerra]. Avrebbero potuto fare un accordo».
Trump fa infuriare Ucraina ed Europa
Non c’è bisogno di analisi geopolitiche né di abili fact-checker per sostenere che la guerra non è stata iniziata da Kiev, ma da Mosca. È dunque azzeccatissimo l’articolo composto da una sola parola pubblicato dal Kyiv Independent. “Chi ha iniziato la guerra in Ucraina?”, è il titolo che campeggia sotto una foto del tycoon. Essenziale ed esaustiva allo stesso tempo l’analisi: «Russia».
Se le parole di Trump hanno destato indignazione in Ucraina, quelle del segretario di Stato americano Marco Rubio hanno fatto infuriare l’Europa. La fine della guerra, ha detto, «darà la possibilità di lavorare anche su alcune partnership economiche piuttosto uniche e potenzialmente storiche».
L’Ue ha sacrificato la sua economia
Se per gli ucraini è inaccettabile che il presidente americano scarichi le responsabilità del conflitto sul paese offeso e straziato dalla Russia (sono almeno 150 mila gli ucraini morti tra soldati e civili in tre anni di guerra), per l’Unione Europea è insopportabile che il suo segretario di Stato favoleggi di partnership economiche quando i Ventisette hanno messo a rischio la tenuta delle proprie economie per rinunciare al mercato russo e al suo gas a basso costo per sanzionare Mosca.
Così l’Europa, che ha anche subìto il sabotaggio del Nord Stream senza battere ciglio e ingoiando il rospo, si ritrova davvero cornuta e mazziata. Come l’Ucraina.
Le responsabilità di Biden
Trump oggi critica Kiev e Bruxelles per non aver fatto funzionare gli accordi di Minsk, per non aver prevenuto l’invasione russa, per non aver trovato un accordo con il Cremlino prima del fatidico 24 febbraio 2022 e per non aver chiuso la guerra con una trattativa nelle primissime fasi del conflitto.
Il dramma è che sia l’Ucraina, per mancanza di forza e alternative, sia l’Unione Europea, perché riluttante a sostenere un conflitto, si sarebbero probabilmente mosse verso il negoziato se gli Stati Uniti guidati da Joe Biden non avessero insistito sul fatto che era preferibile farla pagare a Vladimir Putin per il suo clamoroso errore e per la sua grossolana violazione del diritto internazionale.
Europa debole e “vittima” degli Usa
La visione di Biden che divideva il mondo in democrazie da una parte e autoritarismi dall’altra è radicalmente diversa da quella di Trump, che sembra voler tornare a un mondo spezzettato in tante sfere d’influenza e a un buon rapporto con la Russia in chiave anticinese (separare Pechino e Mosca era una mantra dell’ex segretario di Stato americano, Henry Kissinger).
Se entrambe le visioni sono potenzialmente pericolose, nessuna delle due può essere scartata a priori. Ma passare dall’una all’altra nel giro di quattro anni è devastante per chi, come l’Europa, ha smarrito la sua identità, non ha mai costruito una soggettività geopolitica e non sa fare di meglio che andare al traino di Washington per riconoscenza, convenienza e mancanza di alternative.

La Cina ride del disastro in Ucraina
Se gli Stati Uniti sono così radicalmente fratturati tra visioni del mondo diverse non è però colpa di Trump: il tycoon è la conseguenza di questa divisione. E il presidente repubblicano, proponendo con cinica brutalità un’iniziativa di per sé sacrosanta come un negoziato per raggiungere la pace in Ucraina, non potrebbe fare tanti danni se prima non fosse stato preceduto da Biden, che ha scelto la linea dura in modo altrettanto intransigente.
A pagare il prezzo di questo disastro sono l’Ucraina da una parte e l’Europa dall’altra, dove le opinioni pubbliche cominciano a chiedersi se abbiano fatto bene a fidarsi degli Stati Uniti. A sorridere, più che la Russia di Putin, che esce devastata da questo conflitto, è la Cina di Xi Jinping: l’unica grande potenza a essersi rafforzata e non indebolita negli ultimi tre anni.
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