«Trump accelera l’avvento di un’era post-occidentale»

Di Leone Grotti
07 Aprile 2025
Intervista ad Aldo Ferrari, docente alla Ca' Foscari di Venezia ed esperto dell'Ispi: «Trump mette in crisi il fondamento stesso dell'esistenza dell'Ue. Si va verso un mondo multipolare. Dazi? Dannosi. Riarmo? Preoccupante. All'Europa manca lucidità»
Il presidente Usa Donald Trump
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump (foto Ansa)

«Io ho un po’ di anni sulle spalle e non ricordo che nessuno abbia mai agitato così tanto e in così poco tempo le acque internazionali come Donald Trump». Così Aldo Ferrari, docente all’università Ca’ Foscari di Venezia e responsabile per l’Ispi del programma di ricerca su Russia, Caucaso e Asia Centrale commenta a Tempi lo stravolgimento e lo sconcerto provocati in tutto il mondo dal presidente americano con la politica dei dazi, ma non solo. Una politica che, continua, «mette profondamente in crisi il fondamento stesso dell’esistenza dell’Unione Europea».

Professor Ferrari, la politica dei dazi di Trump colpisce tutti: amici e nemici. Così gli Usa non rischiano di isolarsi eccessivamente, quasi a dire “Non abbiamo bisogno di nessuno”?
Questo è un dubbio legittimo, ma è ancora presto per giudicare. La svolta impressa dalle politiche di Donald Trump è enorme e va in tante direzioni: Groenlandia, Israele, Messico, Canada, Iran, Gaza, Ucraina. Io ho un po’ di anni sulle spalle e non ricordo che nessuno abbia mai agitato le acque internazionali così tanto in così poco tempo. Quindi è normale che ci siano sconcerto e preoccupazione, soprattutto da parte dei paesi europei.

Perché?
La politica di Trump mette profondamente in crisi il fondamento stesso dell’esistenza dell’Unione Europea, che ha sempre contato sul fatto di avere al di là dell’Atlantico un partner militarmente, economicamente e politicamente forte con il quale si andava d’accordo e dal quale, diciamocelo, si prendevano gli ordini.

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Molti con Tolstoj e Lenin si chiedono ora: che fare?
L’Europa deve scegliere se rendersi autonoma, in che modo e con quali tempi. Mi sembra sinceramente che la politica dei dazi abbia molte meno conseguenze per l’Europa rispetto all’abbandono dell’Ucraina e al riavvicinamento alla Russia da parte degli Usa. È inevitabile che i paesi europei siano sconcertati e in difficoltà, speriamo che possano riprendersi. Ma l’Ue si sta dimostrando disunita e non sarà facile.

A Bruxelles c’è chi predica calma e chi vorrebbe tagliare il cordone ombelicale che lega Europa e Stati Uniti. Che cosa ne pensa?
Io da tempo auspico un’Unione Europea più autonoma rispetto agli Usa perché la sua eccessiva dipendenza non mi è mai piaciuta. Al tempo stesso il fatto che l’Ue non sia un vero stato e non abbia una difesa comune, né una politica estera comune, la rende incapace di reagire politicamente con una sola voce. Tutto quello che sta accadendo potrebbe anche essere positivo, ma dipende da quale reazione avrà Bruxelles.

Se dovesse giudicare dai primi passi mossi dai paesi europei, dal piano di riarmo alla cosiddetta coalizione dei volenterosi?
Io ho sempre detto che l’Europa non avrebbe dovuto seguire gli Stati Uniti nel suo piano di espansione della Nato e penso che questo abbia contribuito a scatenare l’invasione russa dell’Ucraina. Ora però sono ancora più preoccupato da una Ue che grida al riarmo in ottica anti-russa. Io, infatti, continuo a pensare che la Russia non sia una minaccia per l’Europa. L’autonomia può anche rivelarsi peggiore della dipendenza se non è condotta con lucidità. E oggi la lucidità è proprio ciò che manca a Bruxelles.

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Se Barack Obama e Joe Biden hanno provato a contenere la Cina corteggiando economicamente i suoi vicini di casa, dal Myanmar al Vietnam, ora Trump ha applicato i dazi più pesanti al Dragone e ai paesi del Sud-est asiatico, invertendo la rotta. Quali saranno le conseguenze di questa nuova strategia?
Le conseguenze economiche le valuteremo negli anni a venire. Mi sembra che questa nuova politica dei dazi contro tutti, amici e nemici, semini confusione e sia dannosa per gli stessi americani. Dal punto di vista geopolitico, invece, Trump sta scardinando tutti gli schemi che conoscevamo e sta lanciando gli Usa in una politica ambiziosa e forse superiore alle sue forze.

Quale?
Mi pare che il presidente americano stia accelerando il processo di ricostruzione del mondo in senso post-occidentale e multipolare, che era già in atto, ma che ora ha avuto un’accelerata e che non corrisponde alla semplificazione, pessima e molto cara a Joe Biden, “autocrazie contro democrazie”.

Il presidente della Cina, Xi Jinping (foto Ansa)
Il presidente della Cina, Xi Jinping (foto Ansa)

Una conseguenza dell’applicazione da parte americana di dazi altissimi contro le merci provenienti dalla Cina potrebbe essere quella di un riavvicinamento tra Bruxelles e Pechino. È un’opportunità o un pericolo per l’Europa?
Dal punto di vista economico l’Unione Europa deve necessariamente riavvicinarsi alla Cina. Il problema è che noi europei da decenni seguiamo gli Stati Uniti nella retorica della contrapposizione tra democrazie e autocrazie, per cui ci sentiamo a nostro agio solo quando trattiamo con chi è inglobato nella sfera occidentale. Sarà difficile scardinare del tutto questa abitudine. Io penso che gli affari vadano fatti con tutti e che geopoliticamente bisogna trattare con tutti. Poi però vanno fatte valutazioni politiche e mi accorgo che, in questo momento, si sta facendo molta fatica non tanto ad agire, quanto a impostare una comprensione corretta di questo cataclisma messo in moto da Trump.

La globalizzazione così come l’abbiamo conosciuta negli ultimi 50 anni è finita?
Bisogna aspettare a dare giudizi così netti. Di sicuro si sta esaurendo la sua fase trionfale, quando sembrava un bene senza se e senza ma, e non da oggi. Già con la crisi del 2007-2008 qualcosa si è incrinato. Di sicuro la globalizzazione è in crisi, ma c’è bisogna di tempo per vedere, valutare, riflettere e giudicare.

@LeoneGrotti

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