«Troppe polemiche sul Ponte di Messina. È un’opera indispensabile per l’Italia»

Di Redazione
06 Maggio 2024
Pietro Ciucci, amministratore delegato della società Stretto di Messina, ribatte a tutte le critiche. Anticipazione dell'intervista che appare sul numero di Tempi di maggio

«A che punto siamo? Siamo in trincea, perché come spesso accade in Italia, non soltanto per questo ponte, si finisce sempre per dividersi come in un derby di calcio tra favorevoli e contrari. Con una non trascurabile differenza: che spesso i contrari sono molto attivi e rumorosi, mentre i favorevoli che pure esistono sono più tranquilli, diciamo attendisti».

Lo ha detto in un’intervista che appare sul numero di maggio di Tempi, Pietro Ciucci, dallo scorso anno amministratore delegato della società Stretto di Messina.

«Io vedo che in Italia c’è una sorta di “pentitismo delle grandi opere”, che prima si osteggiano in tutti i modi e soltanto dopo si riconoscono come motori del cambiamento della nostra società. Perché dopo averle avversate poi, senza che nessuno faccia mai mea culpa, si finisce ex post per riconoscere che erano necessarie, anzi indispensabili allo sviluppo del paese, e che hanno portato cambiamenti epocali e positivi. Sarà così anche per il Ponte sullo Stretto».

Pietro Ciucci, ad di Stretto di Messina Spa (Ansa)
Pietro Ciucci, ad di Stretto di Messina Spa (Ansa)

Polemiche esagerate

Nell’intervista, Ciucci dice che le polemiche sul ponte sono spesso esagerate «anche su episodi normali, come il fatto che il ministero dell’Ambiente abbia chiesto una serie di chiarimenti nel corso di un procedimento di valutazione dell’impatto di un’opera di questo tipo. Abbiamo infatti già avviato anche la Conferenza dei servizi e in questo iter il ministero ha legittimamente richiesto circa 240 delucidazioni. Ma stiamo parlando di un progetto costituito da circa diecimila elaborati, di un ponte che vale oltre 13 miliardi di euro, il più lungo al mondo sospeso a campata unica, che comprende 40 chilometri di collegamenti stradali e ferroviari, il tutto operando in tredici zone protette. A mio avviso quel numero di integrazioni chiesto dal Mase è congruo, a fronte di un lavoro così vasto e importante. Noi daremo le risposte e il processo andrà avanti per arrivare al Cipess [Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, ndr] per l’approvazione del progetto definitivo, opportunamente integrato, e la dichiarazione di pubblica utilità – precondizione per avviare gli espropri –, ma anche e soprattutto con la validazione del piano finanziario dell’opera. Significa che già in partenza sarà garantita la copertura per l’intero fabbisogno dei lavori, una cosa unica in un paese come il nostro dove la carenza di risorse è stata spesso il motivo di ritardi o addirittura dell’interruzione di opere anche importanti. Questo passaggio sarà dunque una garanzia di solidità e anche di non reversibilità del progetto. Siamo esattamente a questo punto».

(Foto Ansa)

Gradualità negli espropri

Anche sul tema degli espropri, dice Ciucci, si è fatta «cattiva comunicazione. Noi invece stiamo cercando di essere trasparenti al massimo. Abbiamo aggiornato, senza grandi cambiamenti, il piano degli espropri del 2011. È previsto dalla legge che, dopo l’avvio della Conferenza dei servizi, venga pubblicato un avviso con l’elenco dei nomi e delle particelle delle ditte e dei privati che saranno coinvolti dalle procedure di esproprio per pubblica utilità. Subito dopo, si danno 60 giorni per raccogliere commenti, osservazioni e critiche degli interessati. Noi siamo andati oltre: abbiamo aperto a Messina e Villa San Giovanni due uffici come punto di incontro per gli espropriandi. Sono stati inaugurati lo scorso 8 aprile e da allora abbiamo già raccolto le richieste per quasi 500 appuntamenti. Qualcuno invece soffia sul fuoco e prova a speculare dicendo che “da domani vi mandano via”, invece la verità è che non si caccia nessuno, con l’approvazione del Cipess non è che arriveranno le escavatrici il giorno seguente, un progetto di questo tipo non funziona così e richiede una gradualità degli interventi. Gli espropri, soprattutto quelli delle prime abitazioni che saranno i più delicati, li affronteremo delicatamente cercando i tempi e i metodi più adeguati per contenere quello che è certamente ben più di un fastidio: lasciare la casa è qualcosa di davvero problematico e la nostra attenzione doverosa non mancherà».

Dal Nord al Sud Europa

Il ponte sullo Stretto di Messina avrà una campata di tre chilometri e 300 metri. «Questo impalcato alare che ormai ha assunto il nome di “Messina Style” – dice l’ad a Tempi – è già il modello per molti altri ponti di dimensioni minori in giro per il mondo. Direi che è giunto il momento per avere anche sullo Stretto di Messina un ponte “Messina Style”».

«Con il Ponte sullo Stretto avremo finalmente l’ultimo anello ora mancante per realizzare questo vitale asse di comunicazione tra Nord e Sud Europa. Perché nel frattempo saranno stati ultimati sia il tunnel del Brennero, sia il collegamento sottomarino tra Germania e Danimarca che da programma dovrebbe essere completato tra il 2028 e il 2029, mentre il nostro Ponte contiamo che sarà finito nel 2032».

I costi

Per quanto riguarda i costi, secondo Ciucci, il ponte sarà ripagato «in circa tre-quattro anni, cioè un’opera pubblica di questa portata e con una aspettativa di vita di duecento anni sarebbe ammortizzata nel giro di pochissimo tempo. Praticamente niente. A questo aggiungiamo che c’è un’occupazione direttamente portata dall’esistenza del ponte. Non soltanto gli addetti che lavoreranno nei cantieri, che resteranno comunque aperti per circa otto anni. Ma anche una quota di occupazione destinata a rimanere nel tempo, quella diretta per la gestione del ponte, e soprattutto quella generata da tutto quello che smuove in termini di opportunità una infrastruttura di questo tipo. […] A proposito, quello che manca e che andrà fatto è appunto portare l’Alta velocità fino a Reggio Calabria e dare la possibilità di estenderla nel tempo alla Sicilia significherà far salire sui treni veloci un’utenza composta da altri 5 milioni di italiani. Una prospettiva inevitabile: non a caso già oggi gli investimenti in corso sulle ferrovie siciliane e calabresi tengono conto di uno sviluppo simile. Altro che cattedrale nel deserto, come dice qualcuno».

L’intervista completa a Pietro Ciucci si può leggere qui.

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    1 commento

    1. alberto minnoni

      Per una corretta informazione sul tema più che mettere la foto dei verdi ascolterei il sindaco di Messina Federico Basile. I fattori in gioco sono molti e la sintesi non può essere ponte si ponte no.

    I commenti sono chiusi.