Tristezza va, una canzone il tuo posto prenderà (pure ai comizi)

Non cantano più. Gli italiani. Non li senti più cantare. Anche i bambini, li avete mai sentiti cantare per strada? Nemmeno nei comizi di questa campagna elettorale cantano più. O musichette azzurrine e zuccherine (anche se il coro ‘azzurro’ il Cavaliere lo ha messo su, onore al merito), o bolse e piagnose canzoni alla Fossati… I ragazzini? A scuola non cantano mai. Biascicano qualcosa di quel bluff di Ligabue, il Gran Copione, lo Springsteen di Pavullo, che inizia il suo video della canzone d’amore con un matrimonio gay, più tristo di un vecchio video di Gigi d’Alessio. Non cantano più, gli italiani, né per politica, né per amore, né per rabbia. E han fatto quasi commozione i riconoscimenti presidenziali ai rappresentanti del bel canto italiano al Festival, gli Eros, le Laure, i Bocelli… No, qui non si canta più. E come urlano i tifosi allo stadio, ‘non canta più’ colui che ha perso, colui che porta una sconfitta vergognosa addosso.
Cosa abbiamo perso, che cosa hanno già perso i nostri ragazzi, che sconfitta hanno addosso anche chi tende a vincere le elezioni? Chi può canti, canti sempre. Ogni volta che potete. Coi bambini, in mezzo ai grandi, a tavola, per strada. Sia questo uno dei segnali di riscossa.

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