Tra segreti ed enigmi, il viaggio «allegro» di un padre e un figlio

Di Francesca Parodi
11 Agosto 2017
Il romanzo d'esordio di Pietro Viscardi ha come protagonista un uomo misterioso. «Il non detto e l'implicito servono a cogliere un messaggio profondo». Intervista all'autore

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«Allegro andante» è un uomo, un padre, che dopo essere uscito di prigione aspetta il figlio fuori da scuola e lo porta con sé in un rocambolesco viaggio dalla periferia di una città fino alle montagne. Provvisti solo di due zaini e un fucile, padre e figlio hanno per la prima volta l’occasione di conoscersi tra silenzi, antichi equivoci e verità svelate. Pietro Viscardi ha lavorato più di un anno al suo primo romanzo. «Scrivevo soprattutto di notte perché di giorno lavoro come insegnante» racconta a tempi.it. «In realtà ho scritto molte altre storie rimaste nel cassetto, ma questa ha preso forma in maniera fluida e naturale mentre ci lavoravo, come formandosi da sé». La storia è narrata dalla prospettiva del giovane Matteo, orfano di madre e che prima di allora non aveva mai conosciuto il padre. Finché un giorno, durante il viaggio, gli domanda: «Perché sei andato in prigione?». Si troverà così davanti a una terribile rivelazione che trascinerà il lettore fino all’ultima pagina per trovare la risposta definitiva.

Allegro-andante«Il vero protagonista del romanzo è proprio il padre, una figura avvolta dal mistero che il lettore non sa se classificare come criminale o come un uomo che nasconde un segreto», spiega Viscardi. Enigmatico è il suo rapporto con il figlio, che un giorno tratta con amore e premura mentre il giorno seguente abbandona sulle montagne. Ed enigmatico è soprattutto il suo sorriso e la sua espressione felice, nonostante tutte le avversità che ha dovuto affrontare. «Non ho esplicitato tutto delineando la sua figura, ho preferito lasciare libertà ai personaggi. Sono convinto che più si trattano argomenti profondi, più è necessario trovare strade che non siano solo spiegazioni esplicite del concetto. In narrativa non serve dimostrare, ma mostrare». Ed è esattamente quello che Viscardi fa nel suo libro: «Lavoro molto sulle immagini perché ciascuna di esse racchiude un significato intrinseco che non può essere esplicitato, ma deve essere colto dal lettore. Sicuramente in questo approccio hanno influenzato molto il fatto di aver frequentato il liceo artistico e la mia attività di fotografo». L’obiettivo finale è far sì che l’immagine si depositi nell’anima del lettore e ci lasci un’impronta indelebile anche a libro finito. «Se un concetto o una situazione vengono resi attraverso un’immagine concreta è più facile che il lettore ne venga impressionato e ne conservi il ricordo».

La presenza di un segreto e di un’allegria misteriosa aleggia in tutto il romanzo e affascina anche Matteo, che decide, nonostante le violente rivelazioni, di proseguire il cammino con il padre per cercare di capire la sua felicità.

@fra_prd

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