Tra Russia e Giappone, una trattativa lunga settant’anni

Di Alessandro Sansoni
06 Aprile 2017
Così il Cremlino e il governo di Tokyo, spinti dalla minaccia nordcoreana, provano a risolvere un conflitto iniziato nel 1945 e mai concluso

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Il regime sanzionatorio ai danni della Russia mostra oramai le sue crepe da varie angolazioni. In attesa che il neopresidente americano Donald Trump prenda provvedimenti coerenti, in questo senso, con le promesse elettorali di normalizzare i rapporti con Mosca, solo l’Unione Europea sembra determinata a proseguire con le sanzioni, nonostante le molte perplessità provenienti da ampi settori dell’opinione pubblica e da alcuni governi, a cominciare dall’Italia. A dimostrare un cambio di indirizzo politico significativo è stato recentemente il Giappone: il 20 marzo si è tenuto a Tokyo un importante vertice bilaterale russo-giapponese, “in formato 2+2”, ovvero con la partecipazione dei ministri degli Esteri e della Difesa di entrambi i paesi.

I primi colloqui di questo tipo si erano tenuti nel novembre del 2013: al centro dei negoziati, all’epoca, era stata soprattutto la risoluzione dell’annosa vertenza diplomatica relativa alle isole Curili, l’arcipelago a nord del Giappone, parzialmente occupato dall’Unione Sovietica nel corso delle ultime settimane della Seconda Guerra mondiale. Un’occupazione da sempre contestata dall’impero del Sol Levante, in virtù della quale non esiste, a tutt’oggi, un trattato di pace tra le due potenze. In seguito alla crisi ucraina nel 2014 e all’introduzione di sanzioni contro la Russia da parte di Tokyo, i colloqui erano stati interrotti. Oggi riprendono con maggiore vigore nella consapevolezza che un’ampia cooperazione strategica, economica e militare sia di interesse per entrambi i partner, al fine di garantire gli equilibri del Nord-Est asiatico.

Oltre alla questione delle isole Curili, tra i temi affrontati ci sono stati il deterioramento della minaccia nucleare rappresentata dalla Corea del Nord e la lotta al terrorismo. I ministri degli Esteri, Sergej Lavrov e Fumio Kishida, e quelli della Difesa, Sergei Shoigu e Tomomi Inada, hanno avuto prima alcuni incontri singoli e poi una riunione congiunta. Lavrov ha presentato una serie di proposte sulle attività economiche da mettere in campo nell’arcipelago delle Curili, ricevendone in cambio le controproposte giapponesi. In conferenza stampa i due capi della diplomazia hanno affermato che è possibile avviare iniziative concordate nell’ambito del settore pesca e ribadito la volontà di giungere quanto prima alla stipula di un trattato di pace che ponga fine al contenzioso. La volontà del presidente russo, Vladimir Putin, di procedere in questa direzione, peraltro, è nota da tempo.

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In guardia da Pyongyang
La creazione negli ultimi anni di una divisione delle forze armate russe stanziata in questo settore, non sembrerebbe costituire un problema insormontabile, nonostante l’irritazione giapponese, così come l’implementazione del sistema antimissilistico e antiaereo predisposta da Tokyo. Entrambi i paesi hanno ribadito che si tratta di iniziative finalizzate al rafforzamento della propria sicurezza nazionale, soprattutto in funzione anti-Pyongyang, senza alcuna volontà aggressiva.

Durante i colloqui, Kishida ha detto che Russia e Giappone hanno bisogno di approfondire la loro comprensione reciproca in termini di sicurezza, considerata la recente escalation nucleare nella penisola coreana: «Alla luce del deterioramento della sicurezza nell’Asia nord-orientale, dopo il lancio di missili balistici effettuato dalla Corea del Nord, è importante che la Russia e il Giappone approfondiscano la comprensione reciproca nel campo della sicurezza», ha sottolineato il ministro degli Esteri giapponese. A sua volta Lavrov ha ribadito che la ripresa del dialogo nel formato 2+2 tra Russia e Giappone indica l’intenzione di intensificare le relazioni bilaterali a un livello qualitativamente nuovo: «La ripresa del nostro dialogo, in base all’accordo tra i vertici statali, dimostra l’aspirazione comune di portare le nostre relazioni a un nuovo livello e ampliare la cooperazione nei settori della sicurezza globale e regionale».

Rispetto alla Corea del Nord, i due partner hanno ribadito la volontà di aumentare le pressioni su Pyongyang, finalizzate al contenimento del suo programma nucleare e missilistico, ma hanno messo in guardia dal basare l’azione diplomatica esclusivamente sulle sanzioni che colpiscono soprattutto la popolazione nordcoreana.
Shoigu ha inoltre annunciato la volontà russa di «ripristinare i rapporti militari». A conferma di ciò sono stati concordati oltre trenta eventi congiunti di cooperazione nel corso del 2017 e, a detta di Shoigu, Mosca è pronta a firmare un accordo con Tokyo sulla prevenzione delle attività militari potenzialmente pericolose.

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Il viaggio di Abe
Per proseguire nel dialogo il premier giapponese Shinzo Abe si recherà in visita a Mosca il mese prossimo, per discutere direttamente con Putin le varie problematiche sul tappeto, anticipando l’incontro già programmato per il 6 e 7 settembre al Forum economico orientale a Vladivostok.

Chiudere il contenzioso con Tokyo è cruciale per la Russia, che da tempo guarda con preoccupazione alle spinte centrifughe dei suoi territori siberiani ed estremo-orientali, sempre più attratti nella sfera di influenza economica cinese. Alla luce di questo dato, il 2017 potrebbe essere l’anno decisivo per porre termine ufficialmente all’ultimo scampolo di ostilità derivanti dall’ultimo conflitto mondiale.

@alesansoni

Foto Ansa

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